Anche le nazionali, nel loro piccolo, protestano: felpe nere e messaggi social contro il regime per l’Iran che va al mondiale

La stella Azmoun, a rischio convocazione anche per un infortunio, e l’intera squadra hanno sostenuto platealmente la lotta per i diritti nel paese islamico
Forse non è il momento politicamente migliore, viste le proteste interne che infiammano il paese, ma anche in Iran vale il detto che lo spettacolo deve continuare.
La nazionale di calcio, d’altronde, si è qualificata di prepotenza per i mondiali in Qatar al via il prossimo 20 novembre. E lo ha fatto d’autorità, vincendo 8 gare su 10, perdendo punti solo nel doppio confronto con la Corea del Sud, qualificata come seconda del girone finale. Un ruolino di marcia che sarà più difficile proseguire all’evento mondiale. Perché il girone non è dei più semplici, con Inghilterra, Galles e Stati Uniti.
Ma negli occhi dei tifosi del calcio iraniani, ma anche dei semplici curiosi del mondo del pallone, resta quanto successo in Russia 4 anni fa: 4 punti grazie a una vittoria sul Marocco e a un pari con il Portogallo vanificati dal ko nell’ultimo match con la Spagna.
Il Team Melli (questo il nome anglo-arabo della nazionale) ci riprova e lo fa con la stessa guida tecnica di allora. Già perché il tecnico che ha portato in Qatar gli iraniani, il croato Dragan Skocic, non sarà colui che guiderà l’undici in Medio Oriente. Dopo una sconfitta in amichevole con l’Algeria, infatti, l’allenatore è stato esonerato e si è tornati sull’usato sicuro di Carlos Queiroz, che nel frattempo alla guida dell’Egitto ha mancato sia la Coppa d’Africa sia la qualificazione ai mondiali, in entrambi i casi con una sconfitta contro il Senegal.
Queiroz sarà quindi al suo quarto mondiale, un record per un allenatore portoghese. E la sua mano si è vista nelle prime amichevoli: un successo di misura con l’Uruguay con gol di Taremi e un pari con il Senegal con Azmoun che rimedia a una sfortunata autorete.
Su tutto, però, rimane l’ombra della situazione politica nella nazione islamica e la pressione internazionale. Una idea clamorosa, quanto suggestiva, vorrebbe il ripescaggio dell’Ucraina al posto dell’Iran, anche come messaggio contro l’utilizzo dei droni bomba prodotti nel paese e ceduti dalla Russia. Anche all’interno della stessa nazionale non mancano i dissidi: una delle stelle della squadra, l’attaccante del Bayer Leverkusen Sardar Azmoun ha sfidato apertamente il regime. Ed ora rischia la convocazione. Un messaggio esplicito contro la repressione delle proteste delle donne cui si è aggiunta la felpa nera indossata dai giocatori della nazionale schierati a centrocampo prima dell’amichevole con il Senegal.
Al di là delle decisioni della Fifa, sempre molto restia a intervenire per motivi politici, religiosi o legati alla tutela dei diritti (altrimenti, forse, in Qatar non si sarebbe nemmeno gicaot), potrebbe essere una rosa in qualche modo molto rimaneggiata quella che parteciperà alla competizione. Si capirà dalle convocazioni e dalla formazione che Queiroz metterà in campo il prossimo 10 novembre contro il Nicaragua.
Ma l’obiettivo resta quello di entrare in quella storia solo sfiorata quattro anno fa. Per farlo in porta ci sarà (o ci dovrebbe essere) Amir Abedzadeh, figlio del capitano della storia prima vittoria al mondiale per l’Iran, a Francia 1998 contro gli Usa. Dopo aver militato nel Tottenham e nel Brentford ora gioca in seconda divisione spagnola al Ponferrandina. I suoi rivali di ruolo sono gli estremi difensori di Esteghlal e Persepolis, le principali squadre del paese. Nelle ultime due gare, con Queiroz in panchina, sono stati loro a partire titolari.
A sinistra a tutta fascia c’è Omid Noorafkan, all’occorrenza anche centrale di difesa. Gioca in patria, al Sepahan: per lui sarebbe il primo mondiale, ma nel 2017 a 16 anni era al torneo iridato under 20 in Corea.
Nel mezzo del campo c’è Ahmad Nourollahi, uno dei centrocampisti più affidabili del calcio asiatico, che ha portato il Persepolis a due finali di Champions League continentale. Ha anche contribuito con tre gol nelle qualificazioni, guadagnando ulteriore esperienza internazionale negli Emirati Arabi con l’Al Ahli.
Sono in avanti i due assi della squadra. Ha già visto il mondiale l’ala Mehdi Taremi: 30 anni, è stato capocannoniere della Primeira Liga con il Porto l’anno scorso e in nazionale è fra i top scores di sempre con 29 gol realizzati in 60 presenze (8 in 13 gare nelle ultime qualificazioni).
Si è già detto dell’attaccante del Bayer Leverkusen, il 27enne Sardar Azmoun. Non ha mai giocato in patria: ha esordito in Russia con il Rubin Kazan e in Russha ha passato gran parte della sua carriera prima del passaggio in Bundesliga. A mettere a rischio la sua presenza in Qatar non sono, però, solo le sue posizioni politiche ma anche un infortunio al polpaccio i cui tempi di recupero sono ancora incerti.
Quasi certamente lui non ci sarà il prossimo 21 novembre alla sfida di esordio delle 14 con l’Inghilterra.