Commissione sulla criminalità organizzata in Toscana, il keu divide maggioranza e opposizione ma “abbiamo consapevolezza e forza di ammettere che la mafia c’è”

De Robertis: “Lo spazio dedicato alla vicenda ha limitato quello del tema più generale”, FdI: “Lo scandalo ha gettato discredito su tutti noi”
“Le due relazioni, quella di maggioranza e quella della minoranza, si diversificano sull’inchiesta Keu e su alcune proposte, ma non sul ruolo della criminalità organizzata in Toscana: accolgono entrambe quasi intero la bozza di relazione da me presentata alla Commissione”. E’ la sintesi che la consigliera regionale Elena Meini della Lega, presidente della Commissione di inchiesta su infiltrazioni mafiose e criminalità organizzata in Toscana (insediata lo scorso maggio) ha aperto il proprio intervento in consiglio regionale indicando i punti in comune delle due relazioni finali.
“Le mafie in Toscana – ha detto – hanno cambiato volto, oggi non sono solo mere organizzazioni territoriali, ma vere e proprie agenzie di servizi con ingenti capitali a disposizione. Il dottor Sberna della Scuola Normale di Pisa ci ha detto che le modalità attraverso le quali le organizzazioni criminali entrano all’interno di certi circuiti sono oggi strategie di natura collusiva o di corruzione vera e propria, non di natura intimidatoria”. Il lavoro della Commissione, prosegue Meini, ha permesso di rilevare “come ci sono aree di vulnerabilità nel mondo delle istituzioni, dell’imprenditoria, nell’ambito professionale”.
Nel rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata in Toscana, prosegue la presidente, “si parla del porto di Livorno, così come attività di contraffazione, sfruttamento prostituzione, estorsione e usura. Altro tema è quello degli eco reati, dove la Toscana è al sesto posto nella classifica nazionale. Voglio denunciare fortemente il tema dell’usura: entrambe le relazioni hanno accolto l’appello delle associazioni sia per aumento del fondo usura sia per gli stanziamenti del Pnrr. Tutte le forze hanno condiviso parte relazione finale su criminalità organizzata e mafia in Toscana ed è un importante obiettivo culturale. È un risultato importante avere la consapevolezza e la forza di ammettere che la mafia in Toscana c’è”.
Le differenze tra maggioranza e minoranza emergono sul caso Keu. ”La Commissione non ha i poteri d’inchiesta di una gemella parlamentare – spiega Meini –, ci siamo concentrati sull’aspetto amministrativo. Abbiamo cercato di capire se ci fossero vulnus normativi. Sul caso Keu ci ha colpito quanto affermato dalla Fondazione Caponnetto, secondo cui per la prima volta in Toscana ci sarebbe stato il coinvolgimento di vertici della Regione Toscana”. La presidente ripercorre le fasi della vicenda e spiega che “emergono contraddizioni nella ricostruzione: Arpat si attiva e identifica un unico soggetto responsabile dell’inquinamento; scopriamo per caso che le valutazioni di Arpat risultano parzialmente contraddittorie rispetto a un decreto dirigenziale della dottoressa Caselli, che imputa la responsabilità dell’inquinamento a una serie di soggetti. L’ex presidente della Regione Enrico Rossi ci dà un’altra versione, secondo la quale l’indagine parte da una denuncia della Giunta e non da una segnalazione di Arpat”.
I siti inquinati “risultano, al 7 luglio 2021, essere 12”, prosegue la presidente della Commissione d’inchiesta. “Altro punto dibattuto è stato il famoso emendamento: c’è un avvocato, Fabio Ciari, nominato dalla Regione che definisce quell’emendamento un maldestro tentativo lobbistico. Presenteremo nostre proposte, come gruppo Lega, per fare in modo che simili episodi non si ripetano. Perché è stato presentato quell’emendamento? Perché la norma è stata impugnata dal Governo? Queste domande sono rimaste senza risposta. Chiediamo che in caso d’impugnativa sia il Consiglio a decidere. Chiediamo il potenziamento degli uffici tecnici della Regione, di Arpat e degli organismi di controllo. Chiediamo che s’inizi un’indagine conoscitiva sull’accordo di programma sulla tutela delle risorse idriche del basso e medio Valdarno e del Padule Fucecchio”.
Quella della Commissione d’inchiesta, conclude Meini, “è stato un lavoro lungo, difficile, camminavamo su un filo delicato, siamo rimasti sempre sui temi amministrativi per rispettare indagini che la magistratura ancora oggi sta svolgendo. Ringrazio l’intera Commissione per il lavoro svolto e l’Ufficio di presidenza per le proroghe. La stessa collaborazione non c’è stata da parte della Giunta. L’assessora Monia Monni si era presa l’impegno di aggiornarci sui siti censiti. Questa Commissione non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Dopo la chiusura delle indagini dovremo capire e lavorare molto, ad esempio sul tema dell’usura. A breve s’insedierà l’osservatorio della legalità. Cerchiamo condivisione per evitare che tutto quello che è accaduto si ripeta”.
Lucia De Robertis (Pd)
“C’è una punta di delusione nel dover affrontare questa discussione con due relazioni”, dichiara la vicepresidente della commissione d’inchiesta su infiltrazioni mafiose e criminalità organizzata in Toscana, Lucia De Robertis (Pd) in apertura del proprio intervento in Aula. “La disponibilità offerta dalla maggioranza è stata molto ampia. Ritenevamo che la Commissione fosse occasione utile per approfondire, entro i limiti del nostro ruolo, lo stato della penetrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico di questa Regione. Dovevamo partire dall’indagine del Keu, senza limitarci però a questo aspetto: non volevamo sovrapporci alle indagini”. La commissione di inchiesta doveva essere “lo strumento attraverso cui registrare eventuali criticità nei meccanismi regolatori e amministrativi a competenza statale e regionale, favorevoli – ancorché inconsapevolmente – di condotte illegali. E, conseguentemente, doveva individuare i correttivi e proporne l’adozione”.
C’era, l’intenzione di “mettere sotto la lente i possibili effetti provocati dallo shock che il Covid, e ora la guerra, hanno portato al sistema economico regionale, specie sulle imprese più vulnerabili. La Commissione non poteva essere un nuovo livello inquirente, ulteriore rispetto alla magistratura, di eventuali condotte illecite”. Fino al febbraio scorso, prosegue Lucia De Robertis “questa consapevolezza è stata, certo con sfumature diverse, patrimonio comune della Commissione. C’era un accordo raggiunto con la presidente Meini un accordo su una relazione unitaria con una ricostruzione fattuale comune”. Poi, “la minoranza si è sfilata, perseguendo un preciso disegno politico: quello di rilanciare l’obiettivo di ascrivere al Partito democratico, al Governo e alla maggioranza che ha governato e governa la Toscana, la creazione di un presunto sistema di copertura e avallo degli illeciti ed illegalità. Questo non è il nostro obiettivo. Non tanto per motivi di parte, ma perché non risponde assolutamente al vero”.
C’è dunque questa profonda divergenza di finalità nelle due relazioni, aggiunge la vicepresidente. “Quel che c’è stato è ciò che la relazione di maggioranza dice con chiarezza. Chiarezza sulla famosa norma relativa alla depurazione delle acque industriali, introdotta dall’emendamento d’aula. Norma che anche se non applicata dagli uffici, il Consiglio ha proceduto a rimuovere. Per tutelare l’intero quadro normativo regolatorio degli impianti misti dai rischi che il contenzioso poteva generare. Chiarezza sulla correttezza del lavoro degli uffici della Regione, che hanno ampiamente dimostrato la complessità dei passaggi da autorizzazione unica ad autorizzazione integrata, nella fase di trasferimento delle competenze dalle Province alla Regione. Trasferimento che questa vicenda ci ha dimostrato essere stata scelta opportuna. Chiarezza sull’operato di Arpat. Credo, come dimostra la nostra relazione, che l’operato della Regione nella vicenda Keu sia stato corretto”. E l’emendamento “nulla aveva a che fare con lo smaltimento illegale del keu, su cui si incomincia ad indagare nel 2017, a seguito di una segnalazione fatta da Arpat. E l’emendamento, come sappiamo, viene approvato nella tarda primavera del 2020. La norma non è mai stata applicata ed è stata poi eliminata”.
Lo spazio dedicato alla vicenda del Keu “ha limitato quello dedicato al tema più generale della penetrazione della criminalità organizzata nell’economia toscana”, osserva Lucia De Robertis. Serve una maggiore attenzione. Di qui, le proposte operative che la vicepresidente illustra all’Aula, “per una migliore gestione di situazioni potenzialmente portatrici di elementi di rischio per la tutela dalle infiltrazioni criminali nel tessuto economico toscano: verificare se il superamento del Sistri (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti) ha effettivamente prodotto un sistema migliore e maggiormente capace di garantire la tracciabilità del rifiuto speciale; costruire una banca dati per il monitoraggio dei conferimenti di rifiuti speciali e relative destinazioni; valutare l’introduzione nel regolamento interno del Consiglio regionale, di elementi di verifica tecnica degli emendamenti; attivare accordi di collaborazione con le Prefetture per comuni iniziative di prevenzione e controllo delle infiltrazioni criminali nel tessuto economico, sociale, amministrativo ed istituzionale regionale; potenziare il fondo antiusura; assicurare sostegno anche economico alle associazioni di categoria nell’esercizio di funzioni di presidio contro l’ingresso della criminalità fra le rispettive attività associate”.
Fratelli d’Italia
“La discussione sulle relazioni della commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Toscana è stata rinviata diverse volte, siamo riusciti a discuterle solo oggi, a luglio inoltrato quando l’attenzione sulla vicenda Keu è ormai scemata. Ancor più grave è l’assenza del presidente Giani e dell’assessore Monni, che si occuperà delle bonifiche delle aree in cui il keu tossico è stato sepolto. L’atteggiamento della giunta nei confronti della commissione d’inchiesta è sempre stato poco collaborativo e ciò è stato dimostrato anche oggi”. E’ la posizione di Alessandro Capecchi, membro della commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Toscana e consigliere regionale Fratelli d’Italia e il capogruppo nel consiglio regionale toscano Francesco Torselli.
“Ricordiamo che lo scandalo keu ha travolto la nostra Regione ad aprile dello scorso anno e le indagini devono ancora concludersi – sostengono Capecchi e Torselli -. Ha provocato la revoca dell’allora capo di gabinetto Ledo Gori: un fatto che non si era mai verificato nella nostra Regione. La vicenda ha rivelato che la Toscana non è più l’isola felice che descrive la sinistra: le infiltrazioni della criminalità organizzata ci sono, e mettono le mani nei circuiti economici più fiorenti, come quello del distretto conciario del pisano, uccidendo la libera concorrenza”.
“I residenti delle aree vicine a dove si troverebbe il keu nocivo, attendono risposte dalle istituzioni. Sono stati commessi errori anche nella gestione delle bonifiche: i carotaggi sono iniziati solo da poche settimane e il governatore Giani ha incontrato i cittadini soltanto dopo mesi dallo scoppio dello scandalo e quasi di nascosto. Infine, c’è la vicenda clamorosa dell’emendamento che ha portato la commissione a formulare due relazioni diverse. Dall’audizione dell’ex governatore Rossi abbiamo appreso che ben otto mesi prima che l’emendamento -definito dall’avvocato che assisteva la Regione nel contenzioso con i consorzi che volevano avvalersene, un ‘maldestro tentativo lobbistico’ – venisse presentato in Aula, l’ex Presidente della Regione aveva riferito al gruppo del Pd che quella norma non era corretta. Allora, perché il Pd è andato avanti? Lo scandalo Keu ha gettato discredito su tutti noi, ma noi non ci stiamo a far finta di niente di fronte ad una sindaca indagata per associazione a delinquere che si rifiuta di dimettersi. La nostra Regione non è sufficientemente attenta al fenomeno e lo dimostra il fatto che ancora oggi la sinistra continui a descrivere la Toscana come una terra quasi immune dalle infiltrazioni mafiose”.