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Infiltrazioni mafiose, i deputati toscani della Lega: “Il ministro dell’interno deve intervenire”

21 aprile 2021 | 12:18
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Infiltrazioni mafiose, i deputati toscani della Lega: “Il ministro dell’interno deve intervenire”

Il gruppo ha presentato un’interrogazione: “Occorrono contromisure concrete e tempestive”

“Fuori la mafia dalla Toscana”. Così i deputati toscani della Lega Mario Lolini, Manfredi Potenti, Donatella Legnaioli, Edoardo Ziello, Guglielmo Picchi e Simone Billi presentano un’interrogazione al ministro dell’interno per sapere se e di quali informazioni fosse in possesso e come pensa di intervenire per “eradicare il fenomeno mafioso rispetto ai nuovi metodi di aggressione ai beni privati e pubblici del territorio toscano”.

“Occorrono contromisure concrete e tempestive – spiegano i deputati leghisti -. Il recente arresto di 23 persone per inquinamento ambientale, narcotraffico internazionale, estorsione ed illecita concorrenza, con l’aggravante del metodo mafioso ‘in favore di potenti cosche di ‘ndrangheta’, ha svelato uno scenario inquietante. Non solo lo smaltimento illecito di rifiuti conciari, che ha portato sotto indagine un sindaco, un consigliere regionale ed il capo di Gabinetto del Presidente della Regione Toscana, ma infiltrazioni ovunque: dal Mugello al distretto conciario di Santa Croce. E ancora: il porto di Livorno che, dopo quello di Gioia Tauro, detiene il triste primato in Italia per sequestri di cocaina, mentre la provincia di Prato è la prima per reati di riciclaggio con livelli venti volte superiori alla media nazionale. Abbiamo presentato un’interrogazione immediata al ministro dell’interno. Dalle indiscrezioni emerge una operatività delle organizzazioni criminali che non lesinano a porre in grave rischio la salute pubblica attraverso condotte di collocamento di rifiuti pericolosi in varie parti del territorio toscano”.

“Già nel 2018, secondo il rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata curato dalla Scuola Normale di Pisa, la Dia segnalava come in Toscana vi fossero ben 78 clan attivi mentre, ammontavano a 223 le persone accusate di aver commesso un reato con l’aggravante mafioso. Il porto di Livorno, dopo quello di Gioia Tauro, era il primo in Italia per sequestri di cocaina mentre la provincia di Prato è la prima per reati di riciclaggio con livelli venti volte superiori alla media nazionale – si legge nel testo dell’interrogazione -. Nella mattina di giovedì 14 aprile la Toscana si risvegliava, nuovamente, con la notizia stampa dell’arresto di 23 persone in relazione a tre indagini collegate tra loro in materia di inquinamento ambientale, narcotraffico internazionale, estorsione ed illecita concorrenza, tutti reati aggravati sia da agevolazione che da metodo mafioso ‘in favore di potenti cosche di ‘ndrangheta’ “.

“In una di queste, gli inquirenti hanno operato sul fronte dello smaltimento illecito di rifiuti conciari, portando sotto indagine un sindaco, un consigliere regionale e il capo di Gabinetto del Presidente della Regione Toscana. Dalle indiscrezioni è di evidenza la sinergia di imprese vicine alla ‘ndangheta rispetto ad attività di prestazione di servizi ambientali a prezzi particolarmente vantaggiosi per le imprese del settore conciario – va avanti il testo -. Dai reati predetti emerge una operatività delle organizzazioni criminali che non lesinano a porre in grave rischio alla salute pubblica attraverso condotte di collocamento di rifiuti pericolosi in varie parti del territorio toscano, all’interno di aree cantiere”.

“Chiediamo quindi se e di quali informazioni sia in possesso l’interrogato Ministero circa le nuove dinamiche criminali commesse con metodo mafioso nel territorio toscano – conclude l’interrogazione – Se e quali ulteriori azioni intenda assumere per eradicare il fenomeno mafioso rispetto ai nuovi metodi di aggressione ai beni privati e pubblici del territorio toscano”.