“Rsa, anziani e famiglie rischiano il collasso”

Cgil, Cisl e Uil: “Aumenti fino a 3.500 euro annui insostenibili, le istituzioni devono intervenire”
Gli anziani ricoverati nelle Rsa e i loro familiari rischiano il collasso economico a causa dei nuovi aumenti delle quote sociali decisi dai gestori privati, mentre la Regione non aggiorna la quota sanitaria a carico del pubblico. A denunciare una situazione al limite anche nel territorio pratese sono Cgil, Cisl e Uil.
“In questi giorni abbiamo notizie che la maggioranza dei gestori privati stanno procedendo unilateralmente di fatto ad un innalzamento della quota sociale con un salasso per le famiglie di ulteriori 9-10 euro al giorno, ossia 300 euro in più al mese e oltre 3500 euro l’anno. Si tratta di una notizia gravissima, che, se confermata nella sua applicazione, ‘scasserà’ la tenuta dell’accesso ai servizi e avvierà una ‘selezione naturale’ sul riconoscimento di un diritto costituzionale sulla base della logica di chi potrà permetterselo”. Di fatto tenere un proprio caro in una struttura diventerà un privilegio.
“Non possiamo che apprezzare lo sforzo che SdS e Comuni intendono mettere in campo, anche quest’anno, per calmierare gli aumenti. Ma detto ciò, è evidente che il sistema delle Rsa così come strutturato, non regge più”, lancia l’allarme Lorenzo Pancini, segretario pratese della Cgil.
“Oggi i costi per chi è ricoverato in Rsa si compongono di 2 parti – ricorda Marco Bucci, segretario confederale Cisl Firenze-Prato – Una parte arriva dalla quota sanitaria, pari a 53,5 euro al giorno pagata dal sistema pubblico attraverso le Sds che su Prato copre circa 600 posti sugli 850 autorizzati. L’altra parte, che dovrebbe rimanere a 53,5 euro, ossia l’altro 50 per cento della tariffa, è indicizzato ai redditi dei ricoverati e delle loro famiglie e prevede un meccanismo di compartecipazione già adesso abbastanza oneroso sulla retta sociale, da 1000 a 1500 euro al mese”.
Una situazione potenzialmente esplosiva, poiché la popolazione anziana cresce sempre di più e aumentano le cronicità. A Prato gli over 65 sono 58mila, oltre il 22% del totale. Di questi si calcola che più del 10% soffra di cronicità importanti e con necessità di presa in carico significativa. “L’assistenza domiciliare – sottolinea Rodolfo Zanieri, segretario confederale della Uil di Prato – rappresenta senza dubbio il percorso preferibile, ma in molti casi, con una assistenza garantita dal sistema solo per1-2 ore al giorno le famiglie non riescono a gestire i propri cari e si rivolgono, nei casi più difficili, alle strutture residenziali. Qui inizia il calvario: i posti liberi nella fase covid erano aumentati, ma adesso la lista di attesa è di oltre 50 persone. Spesso per i primi mesi le famiglie devono sostenere l’intera retta per un costo di oltre 3.000 euro al mese”.