Crisi del settore moda, summit senza la ministra Calderone. Confermati gli ammortizzatori sociali

Saranno decisivi adesso i dettagli su finanziamenti e durata delle misure di sostegno. Aiuti anche per accesso al credito e liquidità

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I dubbi non sono stati pochi al summit sulla crisi del settore moda di di questa mattina (18 settembre), dove gli assessori regionali al lavoro convocati hanno potuto confrontarsi con i tecnici del ministero, in assenza però della ministra Marina Elvira Calderone. Le aperture a nuovi mezzi di intervento sulla crisi al tavolo sarebbero state tutte confermate.

La struttura tecnica ministeriale ha infatti affermato che per le lavoratrici ed i lavoratori delle imprese del comparto moda con più di 15 dipendenti è a tutt’oggi possibile il ricorso agli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari. Per quanto concerne le aziende con meno di 15 dipendenti c’è la disponibilità ad individuare, per un tempo limitato, uno strumento straordinario di intervento ad hoc ancora da definire.

“I tecnici del ministero hanno chiesto a noi rappresentanti delle Regioni di circoscrivere, in maniera ancora più dettagliata, la possibile platea di beneficiarie e beneficiari di tale strumento e i codici Ateco dei comparti che dovrebbero essere oggetto di questo tipo di intervento – dice in una nota l’assessora regionale con delega alla gestione delle crisi e alla formazione professionale Alessandra Nardini, non senza risparmiare una stoccata alla ministra per la sua assenza al tavolo – Questa convocazione arriva dopo una lettera del presidente della Regione Toscana e una inviata da me a nome di tutte le Regioni, in qualità di coordinatrice della commissione formazione professionale e lavoro della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome datata 13 giugno. Ad un incontro convocato per affrontare la crisi di uno dei settori strategici del nostro paese, convocato dopo oltre 3 mesi da quella missiva, mi aspettavo almeno la presenza della ministra o quantomeno della viceministra o del sottosegretario. È importante che il governo riconosca la gravità della crisi che il settore moda sta attraversando e dunque la correttezza della richiesta di sostegno che da mesi stiamo avanzando, insieme alle organizzazioni sindacali, alle associazioni datoriali e alle amministrazioni comunali. Come Regione siamo pronti a dettagliare ulteriormente i dati richiesti, e ovviamente lo faremo, come sempre, insieme alle parti sociali. Conseguentemente ci aspettiamo che venga definito lo strumento ad hoc di cui abbiamo parlato, che venga finanziato per una durata sufficiente a superare questo periodo di crisi, e che tutto questo avvenga in tempi rapidi, perché di tempo ne è stato perso fin troppo”.

Misure sulle quali saranno decisivi adesso i dettagli su finanziamenti e durata. I pochi spiragli di ripresa, come segnalato dalle parti sociali, potrebbero vedersi non prima della primavera, quindi molto oltre il lasso di tempo della “boccata d’ossigeno” in via di concessione da Roma per il settore. Sei mesi di cassa, in pratica, potrebbero non bastare. Questa la sintesi delle perplessità espresse in questi giorni anche dal sindacato.

“Tutte parole che vengono incontro alle nostre richieste, ma che vorremmo vedere scritte nero su bianco in decreti dettagliati – era stato il commento a caldo del segretario generale della Filctem Cgil Pisa Alessandro Conforti alle parole di Bonci di martedì – Un decreto serve urgentemente. Solo da quello può partire un piano di gestione della crisi che quasi sicuramente non si potrà risolvere con strumenti semestrali. Quella a cui siamo di fronte non è una crisi come quella del Covid, che la macchina produttiva ha affrontato sapendo che appena si sarebbe potuti ripartire il mercato avrebbe risposto. Adesso c’è da capire come si riparte di fronte ad una crisi strutturale, con un mercato profondamente modificato dai nuovi assetti: senza la Cina, senza la Russia, col Mar Rosso bloccato, le guerre in Ucraina e in Medio Oriente”.

Un tavolo che per il sindacato “va necessariamente allargato” all’interno di un contesto in cui “il tempo da prendersi sarà molto di più, soprattutto se come dice anche Unic i primi segnali di ripresa potrebbero arrivare a primavera 2025”. Allargare quindi, ma non solo ai colossi. “Questa congiuntura non può e non deve trasformarsi in un’occasione per qualche grande marca internazionale per avere agevolazioni mentre il settore locale langue – aggiunge Conforti – Tutto l’indotto va ascoltato e convocato ad una riflessione su come si ristruttura la filiera, perchè se cade la concia cadono il calzaturiero, la chimica, la logistica, il settore delle pulizie, del commercio e della meccanica del nostro territorio. In un contesto in cui parlare di Made in Italy significa soprattutto parlare di Made in Tuscany”.

Sarebbero confermate anche tutte le misure di accesso al credito e alla liquidità che il governo aveva garantito in occasione del Tavolo Moda di giugno. Ad ottobre sarebbe già stato calendarizzato un nuovo incontro con il ministro dello sviluppo economico Adolfo Urso.

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