Firenze e tutta l’area metropolitana senza impianto di depurazione dei liquami

Gli spurghisti minacciano lo sciopero: “Si rischia la paralisi. Riaprite San Donnino o fatelo gestire a noi”
L’impianto di trattamento liquami di San Donnino a Firenze, gestito da Publiacqua, rischia seriamente di restare chiuso a lungo e gli spurghisti minacciano di scioperare stanchi, dicono, di una situazione che va avanti da troppo tempo.
“Ogni estate è sempre la stessa storia – attacca Massimo Durgoni, vicepresidente del Csa (il Centro spurghisti associati che raggruppa 46 aziende del settore tra Firenze, Prato, Pistoia, Siena, Valdelsa e Valdarno) – Arpat chiede adeguamenti strutturali a Publiacqua che per tutta risposta chiude l’impianto in attesa dell’espletamento dei ricorsi. Nel mezzo però ci restano le aziende di spurgo, i cittadini, e gli uffici pubblici che non sanno come fare per conferire i liquami provenienti dalle fosse biologiche. Se Publiacqua ritiene troppo oneroso adeguare l’impianto, ribadendo di non avere vincoli perché quell’intervento non rientra nel servizio idrico integrato, allora passi la mano e lasci gestire l’impianto a chi vuole investirci”.
In una nota il Csa si domanda come sia possibile lasciare il capoluogo toscano senza un impianto di trattamento dei liquami di riferimento. Da qui la richiesta di un incontro urgente avanzata all’assessore regionale Monni e al sindaco di Firenze Nardella. “Noi siamo disposti a investire, rinnovare e gestire l’impianto di San Donnino – prosegue Durgoni – Non si può rimandare ogni discorso a settembre, le risposte servono subito. Ad agosto rischiamo di non potere effettuare i servizi di spurgo nelle abitazioni private, negli uffici pubblici, negli ospedali e negli hotel. Che immagine dà l’area metropolitana ai turisti in questo modo? Cosa aspetta la politica per sbloccare la situazione? Vogliono un nuovo sciopero generale? Vogliono vedere i camion bloccare la viabilità? Ora vogliamo risposte”.
Durgoni ricorda anche la situazione critica collettiva nell’area metropolitana sul fronte degli impianti per il conferimento dei liquami. “San Donnino è chiuso, San Colombano è un miraggio, gli impianti di Prato sono insufficienti – conclude – È inaudito dovere andare a conferire i liquami a decine di chilometri di distanza: significa inquinare di più e aumentare i costi a carico della collettività. Noi siamo pronti a subentrare in gestione a San Donnino, creando un impianto all’avanguardia in grado di dialogare con Arpat, scongiurando nuovi blocchi da parte delle autorità competenti. Cosa che invece è accaduta negli ultimi tre anni. In mancanza di un accordo bloccheremo inevitabilmente le nostre attività, lasciando alla politica il compito di dare spiegazioni ai cittadini e ai turisti che si troveranno a fare i conti con disservizi costanti”.