“Mestieri agricoli a rischio abbandono”

22 giugno 2023 | 16:15
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“Mestieri agricoli a rischio abbandono”

Le centrali cooperative toscane: “Pericolo scomparsa per pastorizia e zootecnia”

Allarme per mestieri a rischio abbandono, dalla zootecnia alla pastorizia, preoccupazione per la centralizzazione dello sviluppo rurale presente nella nuova programmazione, necessità di sostegno alle aggregazioni, contrasto a tutto quello che “si toglie all’agricoltura” in una regione che produce “solo il 18% di quel che mangia, e genera soltanto l’1% della produzione ortofrutticola italiana”.

Sono alcune delle richieste che i cooperatori toscani rivolgono al Governo e alla Regione e che Massimo Carlotti, in rappresentanza delle tre centrali cooperative toscane – Legacoop Toscana dipartimento Agroalimentare e Pesca, Fedagripesca Confcooperative Toscana e Agci Agrital – ha avanzato oggi a Firenze nel suo intervento alla Conferenza regionale dell’agricoltura e dello sviluppo.

Secondo le tre centrali cooperative in Toscana interi mestieri come la pastorizia, la zootecnia, sono a fortissimo rischio di abbandono: si fa fatica a trovare latte ovino toscano e i capi di bestiame sono quasi scomparsi, ma i fenomeni di scarsa imprenditorialità toccano anche coltivazioni a maggior valore aggiunto, come il florovivaismo e perfino la tenuta socio-economica del comparto pesca è a rischio.

“Temiamo un ritorno ad epoche che non hanno fatto bene all’agricoltura italiana – ha detto il responsabile del Dipartimento Agroalimentare e Pesca di Legacoop Toscana Massimo Carlotti evidenziando i rischi di una eccessiva centralizzazione -. Gli interventi di sostegno al settore vanno costruiti basandoci sulla conoscenza dei territori, delle produzioni e delle strutture delle aziende agricole presenti”.

Le tre centrali cooperative chiedono che si apra una vera stagione di sostegno alle aggregazioni, a partire dalle Op (le organizzazioni di produttori) con linee di finanziamento indirizzate al rafforzamento delle filiere, alla crescita dimensionale e commerciale e ritengono che i numeri necessari per costituire una OP siano ancora troppo bassi e non utili a rafforzare la competitività.

C’è poi il tema della sovranità: “Continuiamo a mettere barriere per quelli che stanno fuori dal nostro campo, migranti o meno che siano, per poi lamentarsi che non abbiamo la forza per raccogliere i prodotti – ha detto Carlotti – Per far funzionare economicamente i nostri campi e rendere i prodotti sempre più sostenibili, buoni e disponibili per tutti non basta il certificato di residenza, ci vogliono le persone e gli strumenti innovativi: da soli non si può fare”.

Altro tema chiave è quello dei cambiamenti climatici. Per le tre centrali cooperative occorre garantire l’accesso all’acqua, andando avanti con rapidità sul piano invasi e “senza farsi illudere da una primavera eccezionalmente piovosa”. E poi investire di più in agricoltura di precisione e sostenere lo sviluppo delle protezioni colturali e delle serre.

I cooperatori toscani giudicano inoltre inaccettabili normative che limitano a periodi ristrettissimi l’accesso ai boschi per lavorare, con costi e procedure burocratiche crescenti. “Il territorio manutenuto è un territorio lavorato! Senza lavoro nelle nostre montagne rischiamo che ci vengano addosso, e a volte non basta nemmeno quello, come abbiamo visto anche nella Romagna Toscana, dove le nostre cooperative forestali si sono messe gratuitamente a disposizione degli enti locali e della popolazione”.