Coldiretti rilancia l’allarme ungulati

“Danni per 20 milioni di euro nel giro di 10 anni”

Gli ungulati si mangiano l’agricoltura e contribuiscono all’abbandono di terreni fertili, alla chiusura delle aziende agricole e alla perdita di posti di lavoro.  A rilanciare l’allarme è Coldiretti Toscana: in dieci anni sono stati denunciati danni alle coltivazioni per 20 milioni di euro (quasi 1,7 milioni nel solo 2021), l’80% sono imputabili ai cinghiali, la cui popolazione ha superato i 300 mila esemplari.

La presenza fuori controllo di migliaia di ungulati, sottolinea l’associazione in una nota, “riduce la capacità degli agricoltori di produrre cibo allontanando l’obiettivo della sovranità alimentare, minaccia la biodiversità di campagne e boschi e rappresenta un pericolo per la sopravvivenza di molti dei prodotti del paniere Made in Tuscany e delle specialità agroalimentari in estinzione che sono spesso legate a frazioni e piccole comunità.

Tante sono le coltivazioni danneggiate dai cinghiali tanto che Coldiretti Toscana ha stilato una vera e propria hit parade regionale. Ai primi posti c’è l’uva i campi di mais e cereali, sia nella fase di semina che maturazione, il favino e le erbe mediche utilizzate per l’allevamento del bestiame. Poi lenticchie e legumi, farro ed orzo, castagne ed ortaggi a pieno campo per finire con le piante del bosco e le coltivazioni di girasole.

“Oggi gli ungulati non rappresentano più solo una calamità per l’agricoltura ma un problema che tocca da vicino  tutta la collettività. Gli episodi di esemplari di cinghiali nei parchi giochi o a spasso nei centri abitati è ormai all’ordine del giorno così come purtroppo gli incidenti stradali. Due i tristi primati della Toscana per quanto riguarda la sicurezza: il numeri di morti (3 nel 2021) e di incidenti stradali (20 nel 2021)”.

“La pandemia con l’impossibilità di cacciare per lunghi periodi e poi la siccità ed cambiamenti climatici hanno peggiorato una situazione già emergenziale spingendo i branchi sempre più verso i centri urbani a caccia di cibo e di acqua – spiega Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – In questo contesto la funzione delle aziende faunistiche diventa strategica per tutelare la biodiversità dei territori creando al tempo stesso opportunità di sviluppo e di reddito all’interno delle filiere e contribuendo a controllare l’espansione incontrollata della fauna selvatica che tanti danni genera all’ambiente e all’uomo”.