
Fossi: “Cosa intende fare il Governo per affrontare l’emergenza?”
“Oltre 15mila lavoratori toscani sono coinvolti in uno stato di crisi aziendale. Da Firenze a Grosseto, da Massa a Livorno, passando da Siena, Arezzo e Pistoia, c’è una striscia di crisi industriali che coinvolge quasi tutti i territori della Toscana”. A ricordarlo è Emiliano Fossi, deputato del Partito Democratico e membro della commissione Lavoro a Montecitorio .
“Presenterò alla Camera un dossier sul lavoro e sulle crisi aziendali in Toscana per chiedere come il Governo intende affrontare questa emergenza”, sottolineando come la Regione, con il consigliere delegato Valerio Fabiani stia giocando un ruolo a differenza del Governo. “Dov’è e cosa intende fare?”, si chiede il neo segretario regionale dem.
Nel dossier annunciato da Fossi ci sono dentro vertenze vecchie e nuove: dalle acciaierie di Piombino-Jsw 1.800 dipendenti (oltre alle centinaia di lavoratori impiegati nell’indotto) alla Giga grandi cucine di Scandicci, passando per l’ex Gkn di Campi Bisenzio diventata un caso nazionale.
“L’ultima crisi avviata pochi giorni fa è quella alla Pay Care di Siena, un tavolo della Regione cercherà di dare risposte al futuro del call center del gruppo Comdata e ai suoi 60 addetti. In Valdarno è a forte rischio la produzione dell’Industria vetraria valdarnese (Ivv) con i suoi 75 addetti, nel Grossetano è deflagrata la vertenza della Venator di Scarlino con 250 lavoratori diretti e più 250 tra appalti e indotto, a Pontassieve sono in ansia i 30 addetti della Moggi smaltimenti. Sul tavolo dell’unità di crisi della Regione ci sono anche le vertenze della Giorgio Armani retail srl di Leccio, quella della Sanac di Massa, della Mt logistica di Livorno, dell’Agrolab di Carrara e delle terme di Montecatini”.
“Altra grande questione – conclude Fossi – è quella della reindustrializzazione dei siti in dismissione. Ci sono alcuni esempi che offrono speranze come il protocollo per Testicementi a Greve, dove la proprietà ha messo a disposizione il sito, Alival a Ponte Buggianese dove l’azienda che chiude si impegnerà a sostenere la reindustrializzazione, e ancora il caso di Geko a Massa, dove una nuova impresa subentrerà nel sito produttivo reindustrializzandolo”.