Donne e lavoro, la strada per la parità di genere è ancora lunga

Divari importanti per tasso di occupazione, salari e contratti
Le donne lavorano meno degli uomini e con contratti peggiori. A confermare una disparità di genere ancora marcata è lo studio Ires-Cgil presentato alla vigilia dell’8 marzo.
In Toscana solo il 67% della popolazione femminile in età compresa tra 15 e 64 anni è attiva sul mercato del lavoro, il tasso di occupazione è più basso rispetto a quello maschile (13 punti percentuali: 61,8% contro 74,7% ) così come le ore settimanalmente lavorate (33,6 e 39,9) che diventano addirittura 267,4 milioni su base annua. Inoltre, a parità di mansioni, le donne percepiscono stipendi significativamente inferiori: in Toscana il dato è del 2% in meno se si considera il salario mediano, ma ai due estremi, 10% con salari più alti e 10% con salari più bassi, il salario orario lordo delle donne è inferiore rispettivamente del 6,3% e dell’8,5%
Per quanto riguarda i contratti da dipendente una donna su tre ha un part time contro l’8,6% degli uomini: un dato in linea con quello italiano ma più alto di oltre due punti rispetto alla media europea.C’è quindi un tema di qualità del lavoro, poiché il tasso di occupazione femminile è cresciuto in maniera uniforme sia in Italia che in Toscana (+59,2% nel periodo 2014-2021), riducendo il gap di genere. Tuttavia, con il post pandemia è tornata a salire anche la disoccupazione, 19% a fine 2021, segno cheil mercato del lavoro regionale è in grado di assorbire solo una parte marginale dell’offerta.
Proprio la pandemia ha colpito più duramente le donne: nelle fasi più pesanti (I trimestre 2021) c’è stato un calo di 7 punti percentuali contro il 4% maschile. E la precarietà dell’occupazione che ha caratterizzato e sta caratterizzando la ripresa, anche in questo caso tocca soprattutto il lato femminile. Tra i nuovi posti di lavoro assegnati a donne hanno un ruolo preponderante l’occupazione stagionale (che incide per il 17,3%), il settore della somministrazione (al 12,2%) e il lavoro intermittente (12,9%),
“Lo studio prodotto dimostra che, a fronte di una maggiore richiesta di lavoro da parte delle donne, il mercato del lavoro non è in grado di assorbirla e o l’assorbe garantendo lavoro povero, precario, saltuario e quasi sempre part-time – il commento di Barbara Orlandi del coordinamento Donne Cgil – Le donne si fanno poi carico in maniera quasi esclusiva del lavoro non retribuito che riguarda la cura dei bambini, l’accudimento degli anziani, la gestione familiare. Occorre liberare il tempo delle donne, perché più si libera il tempo del lavoro non retribuito, più le donne potranno dedicare il tempo al loro lavoro retribuito garantendo così autonomia e indipendenza, condizioni fondamentali per liberarsi da condizioni di violenza che, purtroppo, continuano ad essere presenti e perseguite proprio perché le donne non hanno autonomia ed indipendenza economica”.