Fidi Toscana, la vicenda approda in consiglio: la Regione diminuirà la partecipazione azionaria
Marras: “Non si tratta di privatizzazione”
“Ho sentito dire che stiamo mettendo in dismissione Fidi Toscana, credo sia vero l’esatto contrario. Si tratta piuttosto di dargli nuova vita. Non è un’operazione di dismissione, ma di rinascita”, dichiara il consigliere di Italia viva Maurizio Sguanci. “Da quando è cambiato l’accesso al credito – prosegue –, il ruolo di Fidi è venuto meno. L’anno scorso in periodo di pandemia, le piccole e piccolissime aziende, che erano le prime a ricorrere al soccorso economico di Fidi Toscana l’hanno fatto molto meno: Fidi ha erogato un settimo della propria possibilità di credito. Sono venuti meno i presupposti. Non ci sfileremo, la Regione rimarrà con una quota significativa, ma ridurremo la nostra disponibilità per mettere con noi persone che abbiano capacità di stare sul mercato. Quanto portato avanti dalla Giunta è l’indirizzo giusto. Mi preme di più, mperò, chiedere a Giunta e Consiglio di impegnarsi con i 53 lavoratori, che devono aver assicurato il lavoro anche alla fine di questo percorso, sia che rientrino in regione sia che restino dove sono”.
Il vicecapogruppo del Partito democratico Massimiliano Pescini (Pd) ricorda che “l’analisi è stata condivisa con la Giunta anche in queste settimane. Nella precedente seduta dedicata a Fidi, qualche mese fa, avevamo delineato il tracciato e così si sta svolgendo. Gli esiti della ricerca dell’advisor ci servono per per cercare la miglior soluzione possibile. Dobbiamo chiederci come l’economia toscana può utilizzare questo strumento, che nasce su delle norme che non sono più vigenti: la creazione del fondo di garanzia centrale – spiega Pescini – ha tolto a Fidi il ruolo sulle garanzie primarie. Il ragionamento dell’assessore è coerente con questo principio. Non c’è responsabilità dei dipendenti o di chi la dirige, è cambiato il quadro. Fidi non è strumento decotto e inutile, ma va profondamente riprogrammato. Dobbiamo accettare la nuova sfida, cercando la via d’uscita migliore, che non è una dismissione. La Regione avrà un suo ruolo, cercherà un partner che ridefinisca la mission insieme alla Regione e ci dia la possibilità di avere uno strumento che sia, per i nuovi tempi, quello che Fidi è stato fin dalla sua creazione. Sarà responsabilità nostra – conclude il consigliere – garantire le professionalità e l’occupazione dei lavoratori. È questo un punto dirimente della nostra azione politica e responsabilità di chi governa un processo. Sappiamo che è una strada complessa, ma diversamente rischieremmo di consegnare la nostra finanziaria a una lenta agonia, derivante alle regole che cambiano. Abbiamo coscienza del nostro ruolo”.
Elena Meini, vicecapogruppo della Lega, ha “domande per la Giunte e l’assessore Marras. È la seconda volta che siamo chiamati ad affrontare il tema di Fidi Toscana. Questa discussione ritengo non sia completa, abbiamo chiesto tutta la documentazione di Prometeia, ma non è ancora in nostro possesso. Ci sono punti da chiarire, in primis riguardo a quello che leggiamo sulla non garantita continuità aziendale, che il presidente di Fidi Toscana smentisce categoricamente. Petretto ci dice anche che basteranno 9milioni, non ne serviranno 15”. La consigliera ricorda che “quando Giani lo annunciava, non sappiamo su quale base, noi dicevamo che non era possibile portare in house Fidi Toscana. È stata una delle tante promesse in campagna elettorale, un’invenzione. Ora la maggioranza difende una posizione profondamente diversa rispetto a quella sostenuta fino a poco tempo fa. Le domande da porre a Marras: per quale motivazione un soggetto privato potrebbe investire in Fidi senza garanzie dal punto di vista della continuità aziendale? Avete previsto se sia legittimo mantenere capitale sociale in Fidi, visto che non avrà più una funzione strategica? Ad oggi – conclude Elenea Meini –, l’unica strada che vedo a conclusione di questo percorso è la chiusura definitiva di Fidi. Ci batteremo fino all’ultimo perché questo non accada”.
“Se non fosse vero, sembrerebbe una barzelletta – dice il presidente della commissione Controllo, Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia) –. La Regione ha un bilancio di 14miliardi di euro, il Consiglio di 30milioni. Impostiamo una riforma di Fidi basata sulla scelta particolare e forte dell’in house e poi arriva la Corte dei Conti che ci dice: avete due enti simili. E allora spendiamo 120mila euro dei toscani per una consulenza. Forse bisognerebbe dotarsi di una struttura interna capace di leggere i bilanci”. Secondo il consigliere, “comincia a diventare incredibile che discussioni complesse, come questa, avvengano con la formula delle comunicazioni in Aula. La Giunta ha già preso la decisione dal 7 marzo, ha parlato con mezzo mondo, e oggi Marras ci dice cosa intenda fare. Quando la dicussione arriva in Consiglio, la decisione è già presa. I consiglieri non sono stati posti nelle condizioni di capire per tempo dove stavamo andando. Ci rivolgiamo idealmente agli imprenditori di questa Regione che hanno le garanzie di Fidi e si domandano cosa mi succederà domani? Ieri il presidente Petretto ci diceva che oggi sarebbe andato a parlare con i soci, con la banche, senza sapere quale sarà il suo destino. Questi temi devono passare dalle commissioni competenti, attraverso proposta di modifica degli atti formali”. Intanto, prosegue Capecchi, “si crea situazione paradossale: nel Defr abbiamo la previsione dell’in house per Fidi, poi c’è la delibera di Giunta del 7 marzo che va in un’altra direzione. Sviluppo Toscana non ha nel proprio statuto certe funzioni e oggi Fidi non è credibile, il Cda si dovrebbe dimettere domani mattina. Finirà che non avremo lo strumento per intercettare la ripresa”.
La consigliera Silvia Noferi (Movimento 5 stelle) si dice preoccupata, “non solo perché come soluzione viene prospettata l’acquisizione da parte di un socio privato e non è detto che sempre il privato si faccia avanti, l’abbiamo già visto con le Terme di Montecatini. Sono stati fatti errori: dal presidente Giani, ma non è stato l’unico. Quello che mi sconvolge – prosegue la consigliera – è che ci si renda conto adesso che ci sono due società che fanno la stessa cosa. E soprattutto, siamo in mancanza di un Piano regionale di sviluppo: non sappiamo cosa la Regione voglia fare, qual è la sua visione, eppure la Toscana ha grandi potenzialità. Manca l’ordito principale su cui innestare qualunque decisione economica di sviluppo in Toscana. Ora si aggiunge il nuovo scenario, con il post pandemia e le nuove emergenze della guerra, con i problemi energetici che ci vedranno in scarsità di rifornimenti. Rimane alla fine – conclude Silvia Noferi –una grande incognita: se Fidi viene completamente esautorata della sua finalità principale, cosa dovrebbe indurre un soggetto privato a entrare? Fidi ha dato sostegno ai piccoli imprenditori spesso non patrimonializzati. Quale sarà il destino di tutte quelle aziende che hanno contato sul suo appoggio? E poi i lavoratori: abbiamo fatto ordine del giorno perché siano garantiti e non siano loro a fare le spese di scelte fatte con poca visione. Sono sbalordita: si chiede al sistema economico produttivo privato quale debba essere il destino di Fidi Toscana. Vuol dire che la politica non ha una soluzione”.
Secondo Marco Stella (Forza Italia), la Regione aveva già le idee chiare e queste non coincidevano con le tante dichiarazioni rese in pubblico: “C’erano molte persone con poche idee molto confuse e poche persone con un’idea molto chiara. Il percorso intrapreso era quello di una scelta diversa rispetto alle dichiarazioni rilasciate alla stampa, sin dal 2018. Dagli atti, si capiva quel era il futuro di Fidi e di Sviluppo Toscana, società citate quasi al pari in questa comunicazione. La scelta di fondo politica era già decisa, questa è la vittoria dell’assessore allo sviluppo economico. Tutti gli atti amministrativi individuavano un percorso assolutamente diverso, mentre le dichiarazioni pubbliche andavano in direzione contraria e individuavano Fidi Toscana come la società da portare in house. Avremmo avuto bisogno di avere il documento completo di Prometeia – aggiunge Stella –. Con quello che abbiamo potuto leggere, facciamo fatica a capire perché non ci fidiamo della società della quale deteniamo il 49 per cento: l’affidamento a società esterna mette in discussione il piano industriale di Fidi. Quel Piano ci dice che la società in house si può fare”. Certo, sostiene il consigliere, la storia di Fidi diche che “ha bruciato qualcosa come 100milioni di capitalizzazione e ha accumulato 46milioni di perdite negli ultimi dieci anni. Questo è accaduto per scelte sbagliate”. E cita “alcune società che erano citate come vanto del salvataggio da parte di Fidi Toscana: Braccialini, Centrale del latte, Consorzio Etruria, Ansaldo Breda, Lucchini. Qualcuno sa dirmi quante di queste oggi sono vive? Molte di quelle operazioni erano su aziende decotte, il ragionamento che guidava era diverso, era politico. Ora – chiude Stella – l’assessore non ci ha detto cosa succede domani: in house Sviluppo Toscana? Se non vengono acquistate le quote di Fidi cosa succede? Sviluppo Toscana non potrà prendere tutti i dipendenti: il piano industriale prevede solo 12 assunzioni. L’assessore scelga percorso insieme a noi serrato, veloce per salvare quello che è salvabile”.
Per il portavoce dell’opposizione Marco Landi (Lega), “i veri protagonisti sono le piccole e medie imprese e dunque dovremo fare tesoro dell’esperienza negativa di Fidi Toscana negli ultimi dieci-quindici anni, per non commettere gli errori del passato. Un certo tipo di sistema credo sia andato a degenerare; si era creato un sistema di potere, pur nei limiti della legge, che oggi non si può più mantenere. Oggi – prosegue Landi – veniamo fuori da un caos, che è partito con Giani che in campagna elettorale parlava di in house. I fondi di garanzia statale hanno bloccato la strada di Fidi e salvato molte aziende, che fortunatamente oggi possono lavorare. Per riprogrammare la missione c’è bisogno di una visione e di una prospettiva. Ora si snatura quello che era Fidi Toscana fino a ieri. Quello che dice l’advisor Prometeia è sicuramente utile, ma dobbiamo chiederci come si tutela il patrimonio di Fidi. Qual è la previsione sui costi?”. Quanto alla manifestazione d’interesse, conclude il portavoce dell’opposizione, “questo snatura un po’ l’attività politica di programmazione della Giunta regionale: attendere quello che possiamo recepire da altri soggetti non ci dà sicurezza. Sarà molto importante capire quanto queste operazioni ci costeranno”.
“La decisione è importante, dibattito non conclusivo”, avverte il capogruppo del Partito democratico, Vincenzo Ceccarelli (Pd). “Abbiamo apprezzato la comunicazione di Marras: onesta, fa un passo in avanti rispetto alla comunicazione precedente, accoglie le indicazioni del Consiglio. Noi avevamo proposto e approvato una risoluzione che invitava l’assessore a continuare con decisione il percorso avviato, riguardo alla natura e alle prospettive di Fidi, che non erano assolutamente definite. C’era stato orientamento, ma la decisione non era stata assolutamente assunta e noi, in Consiglio, siamo stati i primi a indicare la necessità di un supplemento istruttoria. Fidi – ricorda Ceccarelli – ha svolto un ruolo positivo nei confronti dell’economia e dello sviluppo della Toscana. Poi è cambiato il quadro normativo, è venuto meno il mercato garanzie pubbliche in sede locale. Si è resa necessaria una revisione degli strumenti di cui la regione si vuole dotare per avere ruolo efficace nei confronti del sistema economico toscano, soprattutto le piccole e medie imprese”. Lo studio di Prometeia, “ha dato indicazioni, proposto correzioni rispetto a quanto indicato da Fidi, che non aveva sbagliato, perché nel frattempo si sono modificate delle condizioni. E Fidi non sta svolgendo le stesse funzioni di Sviluppo Toscana”. La Regione, dice ancora il capogruppo, “non si tira indietro, rimane all’interno della società”. E illustra il contenuto della risoluzione presentata dal gruppo Pd, “che abbiamo unificato con quella di Italia viva: diciamo di andare avanti e chiediamo di tutelare il valore di Fidi; che nella manifestazione d’interesse si chieda non solo la disponibilità a entrare, ma anche per fare cosa. Raccomandiamo che siano partner autorevoli, di caratura nazionale e di mantenere una forte presenza della Regione; di tutelare il personale e di garantire pari dignità: il personale rappresenta anche professionalità eccellenti, dev’esserci la salvaguardia dei livelli occupazionali. Chiediamo anche di non procedere al ricorso alla legge Madia prima che sia conosciuto il risultato della manifestazione d’interesse. Chiediamo che Sviluppo Toscana elabori e presenti un nuovo piano industriale. All’assessore infine diciamo: bene, continua il lavoro, ma al momento in cui sapremo se ci sono state manifestazioni d’interesse, torna in Consiglio. Solo allora saremo in grado di programmare con chiarezza e pragmatismo e prendere le decisioni a ragion veduta”.