Il confronto |
Dalla Regione
/

La sanità toscana deve recuperare 150 milioni per evitare di intervenire sulle tasse

2 novembre 2021 | 20:45
Share0
La sanità toscana deve recuperare 150 milioni per evitare di intervenire sulle tasse

Dibattito in aula dopo le comunicazioni dell’assessore Bezzini. Giani: “Vorrei che su una questione così importante ci fosse un riconoscimento maggiore sui dati raggiunti nella lotta al Covid”

“Indicazioni operative” alle aziende sanitarie per contenere la spesa e recuperare 150 milioni, variazioni al bilancio di previsione 2021 per 66 milioni, 53 milioni di contributi in conto capitale destinati a sostituire il finanziamento di investimenti già realizzati o in corso di realizzazione da parte delle aziende sanitarie, 70 milioni di fondi nazionali per lo sviluppo e la coesione rimodulati a favore del Sistema. È questa la ‘manovra’ della Toscana per recuperare l’equilibrio economico in sanità.

La portata dell’operazione la racconta l’assessore Simone Bezzini con una comunicazione al consiglio regionale e mentre elenca cifre e iniziative in corso, tra cui uno “scrupoloso monitoraggio della spesa sanitaria”, si sofferma più volte sulla “inadeguatezza delle risorse che lo Stato ha destinato per coprire i costi della pandemia” e ricorda che la Regione “si sta facendo promotrice di un’azione collettiva nei confronti dello Stato per evidenziare i maggiori fabbisogni che stanno emergendo” e quindi “ottenere adeguate coperture economico-finanziarie”. L’iniziativa della Toscana, condivisa dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome è “fondamentale per recuperare capienza rispetto ai costi sostenuti, e ancora in corso, per le attività di contrasto al Covid e per compensare il peso di questa componente di spesa sulla parte sanitaria del bilancio regionale”. “Se trovassimo pieno accoglimento si potrebbe ipotizzare un’entrata tra i 100 e i 150 milioni di euro” afferma l’assessore.

I 150 milioni di contenimento della spesa delle aziende sanitarie, alle quali sono state fornite “indicazioni operative costantemente monitorate”, non sono “tagli lineari o indiscriminati nell’assistenza ai cittadini” precisa Bezzini che parla di “continuità dei servizi e mantenimento della qualità”. “Ogni azione – spiega – è volta a tutelare il sistema sanitario pubblico per metterlo in sicurezza dal punto di vista finanziario, ma anche per renderlo forte e in ‘salute’, capace di affrontare in condizioni ottimali le sfide del piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Anche le variazioni al bilancio di previsione 2021 pari a 66 milioni – derivanti da altri capitoli del bilancio regionale – si muovono su questa direttrice. Stesso dicasi per 53 milioni di contributi in conto capitale “destinati a sostituire il finanziamento di investimenti già realizzati o in corso di realizzazione da parte delle aziende sanitarie, la cui copertura è stata anticipata con contributi in conto esercizio”. Bezzini cita anche la delibera di giunta 1088/2021 per rimodulare sulla sanità 70milioni di fondi nazionali destinati a coprire parte del sistema tramviario nell’area metropolitana fiorentina. “La copertura dell’investimento – assicura – sarà comunque garantita attraverso la stipula di mutui da parte della Regione”. In ballo ci sono anche 10 milioni di fondi Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) che dovevano essere utilizzati a copertura di parte dei costi per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale per dipendenti delle aziende sanitari e che “per motivi tecnici” non sono stati impegnati nel 2020. Queste risorse “saranno utilizzate per coprire analoghi costi sostenuti dalle Asl nel 2021”, spiega Bezzini.

“I numeri riportati in questa comunicazione – conclude – confermano che il sistema sanitario della Toscana è probabilmente, in Italia, quello con la maggiore quota pubblica. Per sostenere questa posizione la Regione sta facendo un ulteriore sforzo per recuperare nuove risorse anche dalla parte non sanitaria del proprio bilancio, sviluppando al massimo le sinergie tra le due componenti”.

“Una comunicazione troppo sintetica”. Così Andrea Ulmi (Lega) ha definito l’intervento in aula dell’assessore Simone Bezzini in merito alla situazione della sanità toscana, “perchè tra i vari dati – ha detto – non si tiene conto della spesa separata tra quella per la sanità ordinaria e quelle per l’emergenza Covid”. Ulmi continua “il presidente imputa la previsione in perdita del bilancio regionale di parte sanitaria ai  costi per il contrasto alla pandemia non coperti con corrispondenti risorse statali”, “al mantenimento dei livelli di attività ordinaria anche in epoca covid” e “alla destinazione dei fondi europei non utilizzati alle attività produttive e non alla sanità”. Secondo Ulmi la Regione non ha governato dal punto di vista della programmazione e dell’uso delle risorse l’azione delle aziende territoriali ed ospedaliere”. Ulmi ricorda che  anche la Corte dei conti ha ribadito che “le continue variazioni di bilancio sono sintomo della Regione di garantire un’adeguata attività di programmazione in sede di bilancio di previsione”.

Ulmi evidenzia che “nell’assessorato mancano dirigenti nei punti cardini” e che “la Regione è latitante nelle sedi istituzionali romane dove nel confronto tra il livello statale e regionale, la Toscana è assente e non è incisiva sulla ripartizione delle risorse”.  “L’attuale situazione di crisi -aggiunge il consigliere regionale – certifica il fallimento della riforma Rossi e della costituzione delle tre maxi asl territoriali. L’accorpamento non ha raggiunto le dichiarate razionalizzazioni gestionali, non ha diminuito i costi e ha peggiorato le capacità di governo delle direzioni aziendali”.

“Il bilancio della Asl toscana centro viene adottato a marzo 2021 dal direttore generale che lo tiene per 12 giorni nel cassetto prima di trasmetterlo al collegio sindacale perchè potesse esprimere il proprio parere, il collegio sindacale chiede documenti relativi al consuntivo che non gli vengono consegnati, poi dopo 20 giorni sollecita e gli vengono consegnati quei documenti in modo parziale e deficitaria”. Così Diego Petrucci (Fratelli d’Italia) ricostruisce il percorso che ad aprile, ha portato il collegio sindacale ad esprimere e licenziare il parere contrario a quel bilancio, ribadendo che  dall’adozione all’approvazione sono passati cinque mesi e che “quando si approva il bilancio preventivo ad agosto è evidente che non si può dare una funzione se non solo programmatoria”.

Il consigliere regionale ha ricordato che la Corte dei Conti nella relazione al Consiglio denunciava “si riscontra quella prassi contabile censurata consistente nella moltiplicazione dei capitoli nel bilancio che compromette la chiarezza e la leggibilità del bilancio” e lo ha continuato a dire “per anni, prima della pandemia”. La Corte “segnala la prassi consolidata della Regione che procede alla ripartizione attraverso atti successivi, l’ultimo dei quali destinato ad intervenire ben oltre i limiti di chiusura dell’esercizio con la conseguenza che le aziende sanitarie si trovano ad operare in corso d’anno senza avere certezza delle risorse riconosciute con pregiudizio per una una gestione efficiente”. “Riteniamo che la situazione drammatica della finanza regionale non sia solo conseguenza della gestione della pandemia ma di scelte politiche sbagliate e di scelte di programmazione non fatte”.

Elisa Tozzi (Lega), partendo con i ringraziamenti per la comunicazione, ne ha però sottolineata la mancanza di chiarezza: “La matassa non è certo dipanata, vorremo conoscere le cifre reali, il disavanzo ammonta a 330 milioni di euro o a 525 come viene riportato sulla stampa?”. E ancora: i livelli delle prestazioni ambulatoriali in epoca Covid sono stati tenuti alti? Cosa dire poi del quadro non edificante delle liste di attesa? E della mancata programmazione in sanità di cui ha parlato la Corte dei Conti? Tante domande per arrivare al ‘punto centrale’: “Il sistema sanitario toscano può dirsi sostenibile o la cosiddetta riforma Rossi non ha portato i risultati sperati?”. E pur condividendo che lo Stato debba fare la sua parte, la consigliera ha invitato la Regione ad essere “meno generica e a spiegare come voglia intervenire per ripianare questo buco di bilancio”.

Di “carenza del servizio sanitario regionale e della riforma del 2015 che ha solo peggiorato il sistema” ha parlato Irene Galletti (M5S), riportando alcuni titoli di quotidiani – ripresi tra il 28 ottobre, giorno in cui i consiglieri hanno ricevuto la comunicazione sulla sanità e il 2 novembre, con la seduta apposita del Consiglio – per invitare a riflettere su problematiche extra bilancio: dalle liste di attesa ai pronto soccorso passando per gli anziani senza assistenza; dalla digitalizzazione ai progetti per la vita indipendente passando al fascicolo sanitario. Da qui la richiesta precisa della consigliera: “Servono la quantificazione esatta dei problemi e le soluzioni per porvi rimedio”. “Ci aspettavamo una comunicazione più puntuale sulle cifre e sulle iniziative da mettere in campo, la giunta regionale sappia precisarci maggiormente”, ha concluso, sottolineando che “il sistema ha tenuto grazie al personale sanitario”.

Giovanni Galli (Lega), dopo aver parlato di una crisi del sistema che ha le sue radici nel passato, che è stata indebolita ulteriormente dalla riforma e che ha finito per generare una cattiva programmazione delle risorse, ha tenuto a ringraziare “l’esercito degli operatori sanitari capaci di affrontare anche la pandemia, non certo grazie alla governance”. E passando in rassegna le poche “paginette” della comunicazione, il consigliere si è soffermato su alcuni punti, tra cui la parte che rivendica il primato delle vaccinazioni, invitando a riflettere sulla partenza in ritardo e sulle categorie prescelte: “Abbiamo recuperato, è vero, ma quanto ci è costato, e non solo in termini economici”. Galli ha quindi concluso il proprio intervento invitando ad una riflessione tra i vari livelli istituzionali, europeo e nazionale, e rimandando ad un atto del proprio gruppo, “per contribuire a risolvere il problema”.

“La sanità della nostra regione rimane uno dei migliori sistemi sanitari pubblici”. Lo ha detto Donatella Spadi (Pd), che avendone fatto parte per 35 anni si è sentita di portare in Aula il suo punto di vista, con la propria testimonianza. In merito alla carenza di medici e operatori, la consigliera ha sottolineato che è un problema di tutto il paese, con la Toscana che non ha mancato di finanziare borse di studio per specialisti. Sul fronte dei vaccini, Spadi ha parlato di “grande campagna vaccinale e di investimenti importanti, come dimostrano le tre centrali di tracciamento e il Creaf”. Secondo la consigliera, “l’impegno della Giunta regionale c’è stato e c’è anche la volontà di riflettere su ciò che non va – ha concluso – abbiamo dato vita, in commissione Sanità, agli Stati generali della salute, proprio per valutare il sistema nel post pandemia”.

Vittorio Fantozzi (Fdi) ha tenuto a precisare alcuni punti: crisi che non nasce oggi, non imputabile solo alla pandemia, non solo economica ma anche funzionale, “perché siamo di fronte alla crisi di un modello che non sta in piedi, con la controprova che di fronte ad una emergenza di tale portata, accompagnata dal dramma del blocco delle assunzioni, non si risponde con una adeguata programmazione: speriamo  che i toscani non debbano rimetterci ulteriormente pagando tasse aggiuntive o vedendosi tagliare i servizi”. “Ho fatto un breve riassunto per un contributo costruttivo ma anche chiarificatore – ha concluso Fantozzi – E sottolineo che occorre sottolineare con precisione la cifra dell’ammanco e le strategie per recuperare”.

Di “quadro preoccupante, per spese e entrate” ha parlato Marco Casucci (Lega), riflettendo che la nuova consigliatura ha già festeggiato un anno di vita e che mai, in aula, ha sentito dire “ho sbagliato”. Inoltre, secondo il consigliere, occorre “una bella operazione di trasparenza, analizzando costi e spese, distinguendo le spese Covid e quelle ordinarie, riflettendo sul personale e ringraziandolo, facendo una seria critica alla governance”. Il riequilibrio economico non sta solo nelle maggiori risorse che devono arrivare da Roma, ma per Casucci “occorre  alzare il livello dei rapporti con lo Stato centrale” e dare una diversa visione al tutto, puntando soprattutto sulla programmazione e partendo anche dal riconoscere gli errori”. “Da parte nostra pungoleremo per andare in questa direzione”, ha assicurato il consigliere.

Secondo Petrucci, “la sanità per troppi anni è stata terreno di conquiste elettorali “, “le scelte fatte rispetto ai vertici sono state fatte su logiche di consenso elettorale e politico e non su logiche di merito e capacità” e “hanno prodotto sprechi di risorse”.

“Il ringraziamento va a tutto il sistema sanitario regionale, a tutti coloro che da un anno e mezzo sono in prima linea”, dice il consigliere Marco Stella (Fratelli d’Italia) in apertura del suo intervento. “Difficile ragionare di un sistema sanitario regionale mentre in Italia ci sono venti sistemi sanitari diversi e diciamo subito che i soldi spesi per salvare vite umane, per assicurare a tutti i toscani l’accesso alle cure, sono stati spesi bene. E non possiamo dire a questa giunta di aver ereditato una situazione facile”. Il ragionamento dell’assessore, sostiene Stella, “ha un limite: non può non dirci a quanto ammonti il fantomatico buco di bilancio. C’è stata una discussione in maggioranza – aggiunge –, nella quale, immagino, si è prospettato l’aumento e Irap e bollo auto come risposta a questo ammanco. I soldi mancano: ci sono 200mila prestazioni da erogare, quattro cittadini su dieci che non riescono a prenotare una prestazione sanitaria: 29 indicatori su 46 sono insufficienti. Non c’è niente di male a dire a quanto ammonti l’ammanco economico. Nessuno può dirci ‘venite con noi a Roma a chiedere le risorse’, senza dirci quanti soldi manchino e dove li abbiamo messi: nella relazione questi due presupposti non ci sono”. Manca altro, obietta ancora Stella: “L’organismo toscano del governo clinico deve essere nominato. Non si parla della riapertura dell’Acap (l’Ambulatorio della continuità assistenziale pediatrica, ndr) al Meyer”. E chiude: “Chiediamo chiarezza e prospettiva. Se si tratta di aumentare le tasse , su di noi non potrà mai contare. Se invece si intende fare un ragionamento corretto di prospettiva che mette al centro la Toscana e i toscani, allora potrete contare su Forza Italia. Abbiamo la consapevolezze che questo è un momento estremamente difficile”.

“Apprezzamento per la comunicazione, che mette in evidenza tre macro risultati positivi macro: la Toscana è prima in Italia nei Lea nel 2019. La Toscana è seconda in Italia per capacità di resilienza alla pandemia. Le nostre proposte sulla campagna vaccinale sono state accolte e oggi la Toscana è prima in Italia”, dichiara il capogruppo di Italia viva, Stefano Scaramelli, che rivendica l’adozione della riforma “difficile, ma necessaria” del 2015. La comunicazione di Bezzini, “fa chiarezza sui costi,. Oggi mettiamo un punto fermo, conosciamo l’entità delle somme che necessitano: sono 330milioni. Il personale assunto, con saldo positivo di 4mila persone, è un dato che va accolto positivamente. Il sistema è cresciuto. Si proverà a trovare equilibrio finanziario, abbiamo ancora due mesi davanti a noi”.

“Ci si perde nel dire quanto siamo bravi e quanto siamo belli”, dichiara Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia). “La verità è che siamo oggi qui a discutere di sanità perché tutti gli organi d’informazione hanno dato insieme all’assessore Bezzini un po’ di numeri. Bisognerebbe però mettersi d’accordo, bisognerebbe mettere maggioranza e opposizione nelle condizioni di fare le valutazioni più corrette. Nella comunicazione non si capisce se l’ammanco, il buco, esiste o non esiste, quali sono le cause, come si intende farvi fronte”. Secondo Capecchi, “sembra che l’aumento delle tasse sia scongiurato, probabilmente c’è stata un’interlocuzione col governo. Siamo un po’ preoccupati – aggiunge il consigliere – sull’andamento generale dei conti della sanità, anche in considerazione dei richiami della Corte dei conti. Questo Consiglio non è nelle condizioni di fare valutazioni puntuali. A marzo-aprile non si parlava di una situazione catastrofica dei conti”. Anche secondo Capecchi, “tra i tanti numeri, uno sembra indicativo: 330milioni sembra essere lo scarto definitivo. Immagino che sulle assunzioni si sia cercato di ridurre l’impatto sul 2021, bisognerebbe spiegare i criteri assunti”. Infine, si rivolge al presidente della Regione: “Bisogna che il presidente eserciti la delega sul bilancio nel pieno delle funzioni”.

“Questa comunicazione arriva in Aula dopo tre settimane dalla richiesta del nostro gruppo. In tre settimane il tempo per buttare giù qualcosa c’è stato, ma sentiamo poco di più di ciò che abbiamo letto sui giornali. Il nostro compito è di vigilare e provare a fare proposte”, dichiara la capogruppo della Lega, Elisa Montemagni. “Sembra che la spesa derivi tutta dalle assunzioni: non abbiamo dati effettivi, non sappiamo quanti siano i pensionamenti”. Ci sono molti aspetti che sarebbe bene evidenziare, prosegue la capogruppo: “Abbiamo speso tanti soldi per 200 ventilatori polmonari mai usati, il Creaf è costato milioni di euro. Le sigle sindacali si lamentano ogni settimana, ci dicono che qualcosa non funziona. È follia ridurre le visite a venti minuti: nella la legge 84 del 2015 abbiamo inserito un emendamento per mantenere la diagnostica. Non è mai entrato in vigore. Oggi – dice ancora Elisa Montemagni – abbiamo un problema, che sta nei numeri, ma anche nei servizi che diamo ai cittadini. I soldi spesi in sanità sono spesi meglio di tutti: dipende come si spendono. Servono dati di senso compiuto per un’analisi tecnica reale sulla spesa. Spero – conclude – che in tutto questo riassetto non si tolgano risorse ad altri capitoli importanti del bilancio. Vogliamo dare un contributo. Sta alla maggioranza accettarlo, fornendoci tutti i numeri e tutti i dati. Nessuno dice di non spendere soldi sulla sanità”.

Secondo il capogruppo di Forza Italia, Francesco Torselli, “esiste una distonia tra quello che l’assessore ha raccontato in Aula oggi e i documenti di cui siamo in possesso. Il quadro degli ultimi tre anni ci ha dipinto una situazione secondo la quale dove nel 2019 vi era un sostanziale pareggio di bilancio, salvo una piccola perdita tecnica di circa 13milioni di euro, nel 2020 sono arrivati i costi in più della pandemia, nel 2021 c’è un ammanco di 330milioni di euro dovuti alla situazione emergenziale Covid. Lungi dal sottoscritto – avverte Torselli – il pensare che anche un solo euro speso per salvare una vita possa essere definito ‘buco di bilancio’. Tutti i soldi spesi in più per migliorare le condizioni di vita dei nostri concittadini sono spesi bene. Il dubbio è se tutto l’ammanco dipenda da quelle spese o da falle e lacune non legate all’emergenza sanitaria, di cui mi piacerebbe conoscere i dettagli. Ci siamo trovati di fronte a una specie di cortina fumogena”. I fatti, obietta il capogruppo, “ci dicono un’altra cosa, la Corte dei Conti ci dice altro: già nel 2019 le perdite erano superiori, circa 30milioni nel 2019 e 34milioni nel 2020. Il collegio sindacale della Usl Toscana centro, cioè i dipendenti della stessa Usl, giudica il bilancio preventivo, pur considerate le spese non preventivabili, non adeguato rispetto allo scopo che deve prefiggersi. All’assessore chiediamo risposte puntuali, dovute agli eletti dai cittadini”.

“Siamo nell’epoca dei dubbi generali, ma partiamo da un elemento indiscutibile: veniamo da dieci-quindici anni di riduzione del fondo sanitario nazionale, circa il 5,6 per cento l’anno”, dichiara Enrico Sostegni (Pd). “In conseguenza del sostanziale de-finanziamento del fondo nazionale, il sistema era già strizzato nella disponibilità di risorse. È evidente che un servizio in più, com’è stato quello per il Covid, non può trovare copertura nel fondo sanitario regionale. Si tratta di una verità logica che nessuno può controbattere”. Nella comunicazione all’aula, prosegue Sostegni, “la giunta ci quantifica precisamente le spese Covid: 518 milioni nel 2020 e 640milioni nel 2021. Cifre che devono trovare una copertura diversa. Sono contento dell’apertura del consigliere Stella e di altri. Da questo Consiglio esca oggi una richiesta chiara e univoca: dev’esserci un altro livello che finanzia le spese Covid. Poi affronteremo il resto, entro la fine dell’anno arriveremo a dare indirizzi, dopo aver ascoltato tanta parte del sistema toscano. L’assessorato ha bisogno di una struttura ancor più chiara e solida, vedo di buon auspicio il bando per la nomina del nuovo direttore generale dell’assessorato e ringrazio Carlo Tomassini che si è preso in questi anni una responsabilità importantissima”. Il consigliere trova “pretestuose certe argomentazioni sentite sull’Asl Toscana centro, che sono frutto di una serie di equivoci, in particolare sull’Asl Toscana centro. Equivoci e dubbi che non ci vuole tanto a chiarire: ogni consigliere può farlo facilmente”. Sulle liste d’attesa, invece: “Sono un elemento sui cui fare molta attenzione”.

Marco Landi portavoce dell’opposizione ha invocato “onestà intellettuale” soprattutto nei confronti dei cittadini perché le “difficoltà non esistono solo per la Toscana ma qui non sono come altrove”. “Stiamo confidando nell’intervento del Governo che comunque non sanerà il buco in bilancio e che dovremo colmare in qualche modo” ha proseguito aggiungendo che nella comunicazione “non è chiaro come si è creato uno squilibrio così consistente”. Affrontando poi il nodo personale ha ricordato lo “stato di agitazione dei sindacati per mancate assunzioni ma a detta dell’assessore Bezzini siamo primi nell’implementazione delle piante organiche”. “Basta parlare con gli operatori per capire le condizioni in cui sono costretti a lavorare” ha aggiunto chiedendosi poi cosa stia facendo la Regione per “disegnare un nuovo sistema sanitario”.

Di parere opposto il capogruppo Pd Vincenzo Ceccarelli: “Quella toscana è la sanità più pubblica in Italia e questo ha un costo. Il personale assunto in più è pari all’8 per cento. Dati alla mano siamo primi nei Lea nel 2019, siamo più resilienti perché le prestazioni sono diminuite del 24 per cento contro il 30 del dato nazionale e siamo primi nella campagna vaccinale”. La fotografia “oggettiva” scattata in Aula non tralascia “alcune criticità su cui la Regione sta comunque lavorando” ha detto ancora Ceccarelli. Sul rapporto con i cittadini il capogruppo ha dichiarato che secondo un sondaggio il “76 per cento dei toscani considera il sistema valido. Chi sceglie la sanità privata non lo fa per cercare un servizio migliore ma per i tempi di attesa e questo punto lo evidenziamo nella nostra proposta di risoluzione”. I costi per fronteggiare la pandemia “hanno creato un disavanzo che al pari delle altre Regioni dobbiamo colmare. Abbiamo un’indicazione di equilibrio e ad oggi non ci sono richieste di ricorso alla leva fiscale”, ha concluso.

“La stragrande maggioranza dei contratti fatti per l’emergenza pandemica sono a tempo indeterminato e sono cresciuti di 900 unità, il tasso di precarietà, inteso come persone che lavorano con contratti flessibili nell’ambito delle nostre aziende sanitarie, si è ridotto fortemente. Abbiamo in corso un confronto complesso con le rappresentanze sindacali ma da questi dati si deve partire per ragionare in senso costruttivo” ha replicato l’assessore Simone Bezzini. “Tutte le Regioni devono assumere iniziative nei confronti del governo per vedere riconosciute le spese sostenute dall’emergenza pandemica, iniziative di natura straordinaria richiedono risorse di natura straordinaria” ha aggiunto.

Sulle liste di attesa richiamate nel dibattito ha citati ancora dati: “La Toscana è tra le Regioni che ha avuto la più grande capacità di resilienza che significa tenuta. È chiaro che anche noi abbiamo un ritardo ma gli operatori stanno agendo mantenendo rigore per le attività dedicate al Covid”.

“Credo ci siano varie misure e iniziative che ci consentiranno di non attivare la leva fiscale” ha esordito il presidente della Regione Eugenio Giani concludendo il lungo dibattito in aula con una nota di amarezza: “Vorrei che su una questione così importante ci fosse un riconoscimento maggiore sui dati della Toscana”.

Sui conti della sanità è stato altrettanto chiaro: “Stiamo parlando di un bilancio di natura economica che si immette in un bilancio di natura finanziaria. I giochi si chiudono a fine anno, abbiamo davanti ancora due mesi ma quando, sul piano previsionale, ci siamo resi conto che rischiavamo delle difficoltà e pur in attesa dell’intervento dello Stato, da inizio agosto abbiamo chiesto alle Asl accortezza di gestione senza mai cedere sul terreno del contrasto al Covid”.

Tornando ancora sui dati oggettivi già richiamati da Bezzini e Ceccarelli, il governatore ha parlato della pandemia come “qualcosa di imprevedibile. Abbiamo avuto la forza di mettere in moto una macchina straordinaria. Oggi possiamo dire siamo la Regione che ha vaccinato di più: l’82,4 per cento dei nostri cittadini ha ricevuto la prima dose. Non abbiamo superato l’emergenza, ci sono ancora 620mila persone non vaccinate. Si tratta per gran parte di persone sotto i 12 anni o che non possono ricevere il vaccino per patologie. Al 2 novembre 2021 con 190 casi, quanto lo stesso giorno del 2020 erano più di 2mila, posso con orgoglio dire che la Toscana ha un ruolo molto importante nel contrasto al Covid”, ha concluso.

Le risoluzioni approvate

Proseguire con le iniziative per recuperare l’equilibrio economico del sistema sanitario regionale; non pregiudicare, pur contenendo i costi delle Asl, la qualità dell’assistenza sanitaria ai cittadini toscani; sollecitare il governo nazionale perché, oltre ad aumentare il Fondo sanitario nazionale per il prossimo triennio, garantisca la copertura delle maggiori spese già sostenute nel 2021 per fare fronte all’emergenza da Covid-19. Sono questi, tra gli altri, i punti principali dell’impegnativa della proposta di risoluzione presentata dal gruppo Pd, primo firmatario il capogruppo Vincenzo Ceccarelli, e approvato dal Consiglio regionale con 22 voti a favore e 9 contrari.

Ceccarelli presentando la proposta di risoluzione ha anche chiesto di “continuare il pressing nei confronti del Governo affinché riconosca i due miliardi e mezzo di euro a ristoro delle Regioni per i maggiori costi sostenuti per l’emergenza Covid. Garantendo infine nella prossima manovra di bilancio tutti gli obiettivi per la nostra sanità toscana”.

Per conseguire gli obiettivi di medio e lungo periodo in materia di politiche della salute e garantire un adeguato organico al sistema sanitario toscano, anche alla luce delle opportunità derivanti dal Pnrr, prevede inoltre l’atto di indirizzo del Pd, che la giunta d’intesa con le Asl, dovrà prestare attenzione a “valorizzare al massimo il ruolo del personale sanitario; a perseguire una programmazione del fabbisogno di personale” in modo che “risulti adeguata alle nuove sfide della sanità pubblica toscana”; a mettere in atto “strumenti regolamentativi e modelli organizzativi” che rendano “maggiormente attrattivo” lo svolgimento dell’attività professionale “nelle strutture sanitarie periferiche toscane, considerate più svantaggiate”.

Il Pd chiede alla giunta anche di tenere conto, negli obiettivi della nuova programmazione socio-sanitaria regionale, “della necessità di mantenere alto il livello dei servizi del sistema sanitario toscano, pur garantendo la necessaria sostenibilità del sistema”, ponendo “particolare attenzione” al contesto della pandemia e delle sue future evoluzioni e agli elementi di innovazione richiesti dal Pnrr; l’obiettivo deve essere quello di avere “una sanità pubblica all’avanguardia e in grado di rispondere in modo sempre più efficace alle nuove sfide”.

Infine, alla giunta viene chiesto di garantire, nel più generale percorso verso la manovra di bilancio per il 2022, “massima tempestività, anche intervenendo nella prossima variazione di bilancio, nell’assicurazione copertura finanziaria” all’investimento per l’estensione del sistema tranviario nell’area metropolitana fiorentina “per quanto attiene alle risorse rimodulate in favore dell’emergenza sanitaria”.

L’atto è stato anche autoemendato dal Partito democratico, a firma dei consiglieri Ceccarelli, Pescini e Fratoni, mettendo in evidenza, tra le nuove sfide, l’abbattimento delle liste di attesa insieme al potenziamento della sanità territoriale.

Dai banchi dell’opposizione la replica del capogruppo Francesco Torselli che ha annunciato il voto contrario di Fratelli d’Italia: “C’è un passaggio che avrebbe necessitato la presenza del governatore Eugenio Giani. Manca un indirizzo. L’intervento del presidente Giani ha puntato dritto contro l’opposizione, additata di avere fatto interventi demagogici. Ma la realtà è che mancano 330 milioni di euro. In questa Aula nessuno pensa che il Covid non esista. Ci sono meno contagi, ma è la naturale evoluzione della pandemia. Difficile proseguire nella linea intrapresa fino a oggi. Non c’è volontà di tracciare una linea. Rimasto basito da un intervento di rottura”.

Contrario anche il voto della Lega, annunciato dal consigliere Andrea Ulmi: “Non ci interessa la forma, l’impegnativa alla Giunta del Partito Democratico su alcuni punti ci convince, ma non ce la sentiamo di firmare una cambiale in bianco. Il rientro del deficit è previsto con suggerimenti o aumento di deficit”.

Il consigliere del Partito Democratico Andrea Vannucci si è detto: “Dispiaciuto dalle dichiarazioni dei colleghi Torselli e Ulmi, perché in questa proposta di risoluzione c’è tutto. Credo che davvero in questo documento ci sia lo spirito di risposta al Covid. Ci si concentra sul rapporto tra lo Stato e le Regioni. Noi dobbiamo dare risposte sul campo e poi si deve pensare a rimettere i conti apposto”.

Per il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Alessandro Capecchi: “O c’è lo scostamento o non c’è, ma evidentemente c’è ed è significativo. La spesa sanitaria è fuori controllo per una parte. Si alla buona fede, ma non accettiamo gli schiaffi a chi chiede conto dell’andamento della spesa pubblica. Non accettiamo lezioni. Ci sono 330 milioni da rimettere a posto”.

Approvata all’unanimità una risoluzione del Movimento 5 Stelle, illustrata in aula dalla capogruppo Irene Galletti, con la quale il Consiglio regionale impegna la giunta a utilizzare le risorse disponibili, provenienti sia dal Pnrr che dagli altri fondi anche per “finanziare la ricostituzione dei reparti essenziali negli ospedali minori, ubicati in località disagiate, aree interne ed insulari, in modo da liberare i nosocomi maggiori dal carico attuale, permettendo a chi abita nelle zone periferiche di poter avere accesso ai servizi essenziali in tempi rapidi”.

Respinta dalla maggioranza, invece, una seconda proposta di risoluzione presentata dal Movimento 5 stelle per “utilizzare le risorse disponibili, provenienti sia dal Pnrr che dagli altri fondi, per gestire il sistema sanitario dedicato a percorsi diagnostico terapeutico sociali non Covid e i relativi follow up, in modo separato dai percorsi Covid”, con la finalità di “evitare un allungamento delle liste d’attesa”. Si chiedeva anche alla giunta di attivarsi nei confronti del governo “affinché i tempi di attesa acquisiscano un peso determinante all’interno dei livelli delle previsioni dei livelli essenziali di assistenza così come definiti dal governo centrale”.

Sono state respinte le cinque proposte di risoluzione presentate dal gruppo della Lega. La prima, prima firmataria la consigliera Elena Meini, chiedeva alla giunta di “scongiurare aumenti di tassazione” con i quali recuperare “risorse necessarie al raggiungimento dell’equilibrio di bilancio”.

Un secondo atto di indirizzo, prima firmataria la capogruppo Elisa Montemagni, invitava la giunta ad attivare “una revisione dell’attuale sistema sanitario”, con l’obiettivo di superare “l’attuale sistema incentrato sulle tre maxi Asl” e ritornare, invece, a un “sistema di governante su base provinciale”, ridefinendo in tal senso anche le zone distretto e riprogrammando “in un’ottica di funzionalità e territorialità le strutture ospedaliere territoriali depotenziate a livello economico, umano e strumentale”. Inoltre si chiedeva alla Ggunta di riferire, in sede di commissione Sanità, “in merito ai numeri e alla situazione del personale sanitario regionale”, con un focus sulle condizioni lavorative, per predisporre un piano dedicato al superamento della carenza di personale.

La risoluzione che ha per primo firmatario Marco Landi, chiedeva alla giunta di “sollecitare l’istituzione dell’Osservatorio nazionale per la verifica dell’assistenza sanitaria nelle isole minori”; di escludere dalle misure di contenimento della spesa “i presidi sanitari e socio-sanitari insulari” e quelli sul continente cui fanno riferimento “i residenti delle isole toscane”; di redigere “uno specifico piano socio sanitario” per le isole toscane prevedendo il potenziamento dei servizi e della ppianta organica; di prevedere misure utili per reperire “operatori sanitari e socio-sanitari disponibili a prestare servizio nelle strutture insulari toscane”.

Respinto anche un ulteriore atto d’indirizzo con prima firmataria Elena Meini, con il quale si chiedeva alla giunta di riferire, almeno ogni 15 giorni, alle commissioni affari istituzionali, sanità e controllo “i risultati del monitoraggio della spesa sanitaria” e sulle “potenziali risorse individuate nella parte non sanitaria del bilancio da destinare alla copertura del preventivato disavanzo”; inoltre, di comunicare tempestivamente al consiglio regionale nel caso in cui la giunta decidesse “di caratterizzare la manovra economico finanziaria 2022 e pluriennale 2023/24 con aumento delle entrate”, rivedendo, ad esempio, “l’addizionale Irpef o il bollo auto”.

La proposta di risoluzione con prima firmataria Luciana Bartolini, chiedeva invece alla giunta di attivarsi con le commissioni Sanità e Aree interne per promuovere un confronto periodico con l’assessore alla Sanità, per monitorare “la situazione della sanità nelle aree interne e insulari”; di escludere dalla misure di contenimento della spesa i presidi sanitari e socio-sanitari delle aree disagiate, periferiche e insulari; di redigere un piano di interventi per potenziare i servizi e la pianta organica dei presidi sanitari delle aree interne e insulari; di sollecitare il governo a rivedere i parametri entro cui le Regioni possono agire in tema di politiche socio-sanitarie, per garantire le prestazioni nelle aree più lontane dai centri urbani.