Fidi Toscana, la giunta valuta la trasformazione in una società in house della Regione

L’assessore Marras: “La prima questione è valutare la fattibilità dell’acquisizione dell’intero capitale azionario”
La giunta regionale valuta la trasformazione di Fidi Toscana in una società in house della Regione. Per questo la Direzione attività produttive ha indetto una procedura negoziata per l’affidamento a un esperto esterno del servizio di consulenza specialistica. L’importo complessivo dell’appalto è stato stimato in 213900 euro più iva. Lo ha spiegato al Consiglio regionale l’assessore all’economia Leonardo Marras, nel corso della comunicazione sul futuro di Fidi.
La durata prevista dell’appalto è di 11 mesi decorrenti dalla data di avvio dell’esecuzione e, per la tempistica imposta dalla procedura di gara le scadenze indicate nel Piano, 30 aprile – 30 settembre 2021, dovranno necessariamente essere modificate, con uno slittamento in avanti di almeno 3 o 4 mesi. L’affidamento consiste prima di tutto nell’ottenere un documento di sintesi che prenda in considerazione la valutazione del contesto economico e finanziario descritto nel Piano Industriale al fine di evidenziarne gli eventuali scostamenti rispetto ad un’osservazione oggettiva e una due diligence patrimoniale ed economica sulla società Fidi Toscana. Una valutazione che costituisce il presupposto per la valutazione della decisione di Regione Toscana di procedere o meno all’acquisizione in house di Fidi Toscana, dando così eventualmente luogo anche all’affidamento allo stesso esperto della successiva attività propriamente definita di ‘Advisor’.
“L’operatività di una società di intermediazione finanziaria a totale capitale pubblico, ossia la condizione per avere riconosciuta la natura dell’in house providing, sarebbe davvero molto utile ed è molto diversa dalla situazione attuale, per la quale ogni attività può essere svolta dalla società per conto della Regione solo e soltanto se risulta affidataria di una commessa dopo una selezione ad evidenza pubblica più o meno complessa, a seconda del valore delle prestazioni richieste – ha spiegato Marras – La prima questione è valutare la fattibilità dell’acquisizione dell’intero capitale azionario di Fidi Toscana, in che forme e a quali valori, e, immediatamente dopo, indagare se, con le prospettive attuali del mercato delle garanzie ed eventualmente con l’aggiunta di altri strumenti da proporre nella evoluzione delle garanzie finanziarie, ci possano essere condizioni sufficienti per la tenuta degli equilibri economico patrimoniali della società, il possibile sviluppo delle attività e a quali condizioni”.
Per Marras è necessario “avviare subito i necessari approfondimenti e le possibili collaborazioni e integrazioni con il complesso di proposte pubbliche nazionali o europee”. Per esempio con Cassa Depositi e Prestiti per la patrimonializzazione delle imprese o con Mediocredito Centrale nel campo delle garanzie al credito, ma anche con le opportunità che può offrire la Banca Europea degli Investimenti, con cui la Giunta ha avviato interlocuzioni preliminari.
“Va attivato un confronto con tutto il sistema economico della Toscana, con il mondo del lavoro e con quello istituzionale prima di assumere scelte formali – ha aggiunto Marras – Il tempo attuale ci impone comunque di fare presto e di ritornare a presentare al Consiglio regionale, appena possibile, i primi elementi di analisi, per ricevere gli indirizzi conseguenti da attuare speditamente. Dobbiamo imporci l’obiettivo di avere il complesso delle strutture di servizio alla ripresa pronte per l’avvio della programmazione di periodo e comunque almeno sin all’inizio del 2022”.
Operativa dal 1975, Fidi Toscana ha subito nel tempo varie trasformazioni, mantenendo però sempre la finalità di assicurare garanzie al mondo delle imprese e funzionando da erogatore degli aiuti economici via via programmati dalla giunta a favore dell’economia regionale. E nel periodo successivo alla crisi economica cominciata nel 2008, Fidi, a fronte di 102,5 milioni di finanziamenti provenienti dai soci, ha sviluppato i seguenti volumi: 8951 operazioni perfezionate, 1367 milioni di finanziamenti attivati, 949 milioni di garanzie rilasciate e 366 milioni di controgaranzie ricevute.
In Fidi Toscana la Regione al momento possiede il 49,42 per cento delle azioni e i partner bancari – tranne Mps (27,42%) e Federazione Bcc (1,47%) – hanno tutti oggi i loro centri direzionali fuori dalla Toscana.
Il commento di Stella (FI)
“Negli ultimi dieci anni, Fidi Toscana ha perso 47 milioni di euro e ne ha bruciati 60 di capitalizzazione. Ringrazio il consiglio di amministrazione e il presidente Petretto per il lavoro svolto e per essere stato sempre disponibile nei confronti del Consiglio e della commissione. Bisogna però che la politica si chieda cosa vuol farne di Fidi Toscana. Che perde soldi, non ha patrimonio e non è competitiva sul mercato. Va cambiata in fretta, è l’unica soluzione”. Lo ha detto in aula il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella, durante il dibattito seguito alla comunicazione della giunta.
“Fidi Toscana non può essere lasciata così – ha proseguito Stella – perché se noi la lasciamo così, Fidi Toscana perderà ogni anno una cifra annuale tra i 3,5 e i 5 milioni di euro. Sappiamo che le commissioni scendono, dai 5 milioni ai circa 1,8 milioni di euro; le svalutazioni ci sono costate circa 33 milioni di euro, e complessivamente il patrimonio scende da 180 a circa 100 milioni di euro. Questa è la fotografia degli ultimi anni di Fidi Toscana”.
“Io sono dell’idea che Fidi Toscana debba fare utili, perché le nostre aziende hanno bisogno di una finanziaria regionale sana – ha aggiunto Stella, rivolgendosi all’assessore Marras -. Ho una certezza: che dai dati ‘fotografati’ oggi, Fidi Toscana non la possiamo lasciare così, dobbiamo cambiarla senza perdere ulteriore tempo, ed è positivo che sia cominciata una discussione a inizio legislatura. Sarà un percorso difficile, assessore, sappia che può contare sulla parte politica che rappresento”.
Il dibattito in Consiglio
“Ho molto apprezzato il documento per chiarezza e trasparenza – ha affermato Anna Paris (Pd), aprendo il dibattito sulla comunicazione dell’assessore Marras sul futuro di Fidi Toscana. – Se il futuro è nella trasformazione in house, l’advisor dovrà chiarire quali saranno le attività, le aree di business, il rapporto con Sviluppo toscana per evitare sovrapposizioni, i controlli necessari (Banca d’Italia, Regione), come si gestiscono le partecipate. Più in generale, Paris ha sollevato il problema delle risorse da mettere in campo e come sarà valutata Fidi Toscana.
Secondo Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia), il sostegno all’economia locale e gli strumenti necessari a intercettare la ripresa economica sono temi centrali per recuperare la credibilità delle nostre istituzioni. “Negli ultimi due anni una marea di enti locali ha lasciato Fidi Toscana, con operazioni di dismissione delle partecipazioni tutte acquisite dalla Regione – ha osservato. – Fidi non ha operato trattando tutti allo stesso modo in Toscana, ma faremo la nostra parte per una finanziaria più forte, con strumenti nuovi anche sulla gestione possibile del Recovery Fund”.
“Siamo sostanzialmente in mano ad un advisor – ha sottolineato Elisa Tozzi (Lega) – Scelte importanti e strategiche, come ripensare la mission di una finanziaria regionale, devono fare i conti con la variabile tempo. Temo di arrivare alla fine dell’anno impreparati alla gestione dei fondi europei”. In questa prospettiva ha ricordato le affermazioni di Draghi al Parlamento: “Nell’insieme dei programmi che presento, c’è il destino del paese,… Non è dunque solo una questione di reddito, lavoro, benessere, ma anche di valori civili, di sentimenti della nostra comunità nazionale, che nessun numero o tabella potrà rappresentare”.
“Il fattore tempo è una variabile determinante – ha aggiunto Stefano Scaramelli (Iv) – Va bene la scelta dell’advisor, ma chiederei che risponda celermente e che metta i consiglieri nelle condizioni di decidere entro settembre. Territorio e aziende non chiedono di avere una banca o un soggetto che garantisca credito, ma un soggetto che accompagni le start up, i giovani, l’innovazione, e che sia finanziariamente in grado di intervenire sulla capitalizzazione delle piccole imprese”. A suo parere è importante la scelta in house, ma le decisioni devono essere prese entro settembre.
“La crisi derivata dal Covid 19 avrà un impatto notevole sulla struttura del tessuto economico sociale della Toscana – ha detto Ilaria Bugetti (Pd) – La soluzione a questa crisi, mai vista prima ,non può essere cercata nelle singole azioni, ma nel sistema della Toscana in tutta la sua interezza”. Bugetti ha parlato della legge regionale “sull’usura che affronta il tema a 360 gradi” e nella quale “Fidi è una componente essenziale di una rete territoriale insieme a Caritas, Comuni, misericordie e pubbliche assistenze, oltre alla Regione” e qui “la sfida è creare una rete dialogante e collaborativa tra le diverse componenti che si occupano del tema dell’usura, tema adesso da monitorare”. Secondo Bugetti, “la politica adesso deve pensare come costruire un sistema di valutazione dell’efficacia dei contributi che verranno erogati, per monitorane i processi di attuazione e verificarne i risultati”.
Dal passato e dal richiamo ad individuare le responsabilità inizia l’intervento di Diego Petrucci (Fratelli d’Italia) che ha ribadito che “occorre capire cosa è successo, perché 50 milioni di perdite di Fidi Toscana in pochi anni non possono passare sotto silenzio” e “non possiamo non interrogarci sul ruolo degli organismi di controllo”. Poi ha aggiunto: “Il tessuto imprenditoriale toscano è molto debole perché manca un sistema di credito forte, le grandi banche sono state spazzate via senza essere state sostituite. In Toscana non ci sono imprese forti nemmeno nell’ambito del settore creditizio e questo non ci consente di stare sul mercato internazionale”. Per questo, ha spiegato, “pensiamo che Fidi possa fare da collettore, a partire dalle fondazioni bancarie, con le casse di risparmio e le banche private rimaste per creare un soggette di credito regionale che si differenzi dalle banche di capitale e che rafforzi la piccola e medie imprese toscane, diventando quel soggetto centro propulsore del sistema produttivo regionale”.
Mario Puppa (Pd) ha parlato di una “comunicazione trasparente e accurata”. “Il momento – ha detto – è straordinario e impone a tutte le istituzioni scelte importanti e rapide. La Toscana è stata messa a dura prova, soprattutto i settori dell’internazionalizzazione, del turismo e del manifatturiero che sono stati duramente colpiti. Dobbiamo utilizzare ogni canale per accompagnare la ripresa”. Per Puppa è “significativa la scelta dell’assessore di affidare ad un soggetto esterno la valutazione della trasformazione di Fidi in società in-house e per dargli nuova veste per intercettare la miglior soluzione per futuro della nostra realtà”.
Anche Marco Casucci (Lega) inizia il suo intervento ribadendo “l’inefficacia e l’inefficienza del sistema che si è consolidato negli anni”, ricordando poi anche il richiamo di Banca d’Italia e non dimenticando nemmeno la “qualità gestionale di Fidi, che negli anni ha registrato ingenti perdite, dovute anche al continuo deterioramento della qualità del credito”, “un’emergenza superata solo recentemente grazie a una gestione improntata al raggiungimento dell’obbiettivo di conferire stabilità alla società sotto il profilo economico patrimoniale in attesa di nuovi indirizzi politici”. “I bilanci dal 2012 al 2019 – ha aggiunto Casucci – mostrano perdite significative” mentre “per i due anni che ci hanno preceduto si è riusciti ad avere un utile di 700mila euro, risultati ottenuto grazie a risanamento aziendale”. In passato, “un quadro pesante con perdite complessivamente pari a oltre 52 milioni di euro, che rappresentano oltre il 30 per cento del capitale sociale sottoscritto e versato”. “Vogliamo evitare scelte pregiudiziali – conclude Casucci – occorre chiarezza di dati ed analisi. Oggi la sfida passa da un utilizzo efficace e trasparente dei fondi europei,”. “La sfida è quella di creare un sistema di governance unica che sappia trasferire le risorse al nostro sistema produttivo e che sappia impiegare il nostro personale”.
“Sul futuro di Fidi ho sentito diverse visioni, anche costruttive e condivisibili, soprattutto circa il fatto che la Toscana debba avere un nuovo soggetto finanziario forte, in grado di dialogare con i soggetti attori del territorio”, dice Francesco Torselli, capogruppo di Fratelli d’Italia. “Ma non possiamo sottrarci a leggere quello che è successo – ha aggiunto. – Se tra il 2012 e il 2015 Fidi non hai mai avuto un bilancio attivo, non si può ignorare chi ha dettato la governare e faceva le nomine in quel periodo; se tra il 2016 e il 2020 Fidi ha perso 35 milioni di euro, non si può far finta di non sapere chi ha governato la Regione in quel periodo”. Un altro tema evidenziato dal consigliere riguarda i lavoratori di Fidi, che “due anni fa entravano in stato di agitazione perché non vedevano un futuro roseo per l’azienda; oggi quei lavoratori vanno ascoltati e dobbiamo loro risposte”. “Mi fanno paura – conclude – due aspetti nelle conclusioni dell’assessore Marras”: che il “primo passo da compiere sia valutare la fattibilità dell’acquisizione, perché prima c’è da capire le linee che vogliamo dare a questo contenitore”; la “seconda è la mission, perché parla di un soggetto pubblico che dialoghi con soggetti pubblici e determini la partecipazione in soggetti pubblici”.
“Un minimo comune denominatore l’abbiamo trovato – ha detto Massimiliano Pescini (Pd) – e dobbiamo lavorare come regione per utilizzare al meglio Fidi Toscana come strumento di aiuto e sostegno alle imprese”. “Occorre studiare attraverso il lavoro di un advisor quali sono le strade, avendo in testa alcune direzioni. Non si tratta di creare un’ulteriore banca in Toscana”, ma “dobbiamo trovare una serie di strumenti da far dialogare con le opportunità offerte dal sistema creditizio pubblico nazionale per dare una mission precisa che dia chiare risposte a settori precisi”.
La risoluzione Pd
Collegati alla comunicazione dell’assessore Leonardo Marras su Fidi Toscana spa, il consiglio regionale ha messo al voto tre proposte di risoluzione e un ordine del giorno. Approvato a maggioranza (20 voti favorevoli e 16 voti contrari) la risoluzione a firma del capogruppo Pd, Vincenzo Ceccarelli (accolti due emendamenti a firma Stefano Scaramelli, Italia Viva, e Diego Petrucci, Fdi). La risoluzione condivide i contenuti e le finalità della comunicazione e impegna la giunta regionale “a continuare con decisione nel percorso avviato mediante il supporto di una consulenza specialistica volto a valutare le migliori soluzioni che possono essere intraprese riguardo alla natura e alle prospettive di Fidi Toscana”, con la finalità di “dotare il sistema economico toscano di uno strumento operativo maggiormente efficace nel facilitare l’accesso al credito e il sostegno, l’emergere e la crescita delle imprese toscane mediante strumenti finanziari innovativi”. Un percorso da svolgere “mediante necessario confronto con tutti gli attori economici, sociali, creditizi e istituzionali presenti a livello regionale”. Il Consiglio regionale dovrà essere informato “costantemente” degli sviluppi, “affinché, non appena chiari gli elementi valutativi attualmente oggetto di approfondimento, si possa procedere all’individuazione di indirizzi basati su un’analisi compiuta e funzionale e all’effettuazione di una scelta che si configura come strategica per la ripresa economica della Toscana”.
Respinti gli altri atti collegati. La proposta di risoluzione di Fratelli d’Italia, primo firmatario Diego Petrucci, chiedeva tra l’altro di avviare un percorso per “creare e sostenere un soggetto di credito che abbia interesse e forza per dialogare con il mondo imprenditoriale regionale, con i cittadini toscani e con gli enti locali della regione”. Un soggetto “che possa essere competitivo in maniera sostenibile nel tempo”, anche grazie all’individuazione di un “istituto che possa fare da polo aggregante”, capace di dare corpo a “un progetto più ambizioso”, come ha spiegato Petrucci in Aula. “La Toscana ha bisogno di una banca regionale forte, pensiamo al modello delle Landesbanken, che in Austria, Svizzera, Germania hanno saputo sostenere l’economia del proprio territorio”.
Respinta anche la proposta di risoluzione della Lega, prima firmataria Elisa Tozzi, sulla “necessità di una nuova politica regionale strategica per lo sviluppo e la competitività del tessuto economico toscano”, con una nuova “visione strategica e una nuova impostazione che sappia tenere conto del mutato contesto socio-economico”, ha dichiarato la consigliera, che ha chiesto anche “una seduta straordinaria del Consiglio regionale sulle questioni economiche”. Respinto, sempre a maggioranza, anche un ordine del giorno della Lega, prima firmataria Elena Meini, con il quale si chiedeva il “ritiro del decreto 5299, ‘Analisi del piano strategico 2020-2024 di Fidi Toscana’, ai fini della valutazione della linea di intervento prospettata, consistente nella trasformazione in società in house a Regione Toscana” e una successiva valutazione “terza ed imparziale” sulla eventuale trasformazione societaria di Fidi Toscana. “Si dovrebbero fare due gare distinte – ha dichiarato in aula la consigliera –, non possiamo permettere che lo stesso advisor accompagni sia la valutazione di studio che quella successiva sul futuro di Fidi Toscana”.