Maxisequestro all’ex sovrintendente Pereira

Contestato il rimborso di spese personali. Intanto i sindacati annunciano azioni legali
126mia euro e spiccioli. Questa la somma sequestrata ieri dalla Guardia di finanza di Firenze all’ex sovrintendente della Fondazione Teatro del Maggio Alexander Pereira, indagato per peculato.
Secondo quanto riferito dalla procura, si sarebbe appropriato di soldi della Fondazione, avendo la disponibilità di denaro dell’ente, per il rimborso di spese personali e utilizzando la carta di credito per pagamenti non inerenti la sua funzione, come pernottamenti in alberghi, voli aerei o in elicottero. All’ex sovrintendente è poi contestato il pagamento diretto, da parte di due fondazioni estere, dell’affitto della sua abitazione a San Casciano Val di Pesa canone elargito anche per la sponsorizzazione del Maggio musicale. I legali hanno annunciato ricorso in Cassazione.
Nel frattempo il futuro del Teatro è sempre più buio e i sindacati hanno annunciato di aver dato mandato ai legali di “valutare le condizioni per procedere ad una azione di responsabilità e di richiesta di risarcimento del danno che i lavoratori dovessero subire”, fanno sapere Slc Cgil e Fistel Cisl.
“Una cosa certa della crisi del Maggio Musicale Fiorentino è che il tempo sta trascorrendo e ancora non è dato sapere se le Istituzioni preposte agiranno davvero perché si scongiuri la chiusura del nostro Teatro e la cassa integrazione per i suoi dipendenti – scrivono in una nota – Da mesi abbiamo richiesto e auspicato cooperazione tra ministero della Cultura, Regione Toscana e Comune di Firenze. E da mesi, tutti noi, abbiamo potuto apprezzare le innumerevoli dichiarazioni volte alla tutela dei lavoratori del Maggio, alla necessità e alla volontà di non fare pagare a questi gli effetti di un disastro economico, causato da una gestione più che discutibile delle risorse. I pronunciamenti positivi non sono mancati. Ma oggi, subito perché non c’è tempo, occorre capire se al centro delll’azione si sta onestamente ponendo la sopravvivenza di una importante istituzione culturale, di un bene comune e di chi in questa lavora oppure se il vero protagonista é lo scontro politico/istituzionale con annessa la guerra e il rimpallo delle responsabilità. Non vogliamo credere che non si trovi una soluzione chiaramente possibile per ragioni altre. Al momento, però, l’unica cosa certa è che l’annunciato tavolo istituzionale, necessario per il salvataggio del Teatro, non pare essere stato nemmeno convocato”.