In volo dalla Calabria al Meyer di Firenze: Andrea, 11 anni, non c’è la fatta

Il bimbo non è riuscito a vincere la battaglia contro un male, incurabile, molto aggressivo. Il trattamento salvavita, purtroppo, non ha avuto l’esito sperato
Andrea non ce l’ha fatta: è morto nonostante le cure prestate dal personale medico dell’ospedale Meyer.
Il piccolo era stato portato dalla Calabria con un’aereo militare all’ospedale pediatrico fiorentino:
Una tragedia immane quella che ha colpito la famiglia: il bimbo, 11 anni, non è riuscito a vincere la battaglia contro un male, raro, incurabile e molto aggressivo. Il trattamento salvavita, purtroppo, non ha avuto l’esito sperato.
Ieri l’ultimo saluto nel suo paese, Decollatura, mentre nella chiesa, gremita, lo zio Corrado ha letto una lettera, pubblicata anche sui social: “Andrea, lo so cosa stai pensando in questo momento e cosa hai pensato in questi ultimi giorni, ascoltando le parole che sono state dette su di te: “il piccolo Andrea”, “il piccolo angelo”. Lo so cosa stai pensando, perché una volta me l’hai detto: “io non sono piccolo, non lo sono più. Ho 11 anni!” Me l’avevi detto, però anche io ci sono cascato, anche io in questi giorni ho detto “il piccolo… il piccolo… il piccolo…”. E lo so! Non ci posso, non ci possiamo fare niente: per noi, uno che ha 11 anni è piccolo, per definizione. Ma te lo diciamo solo per una questione anagrafica, di età. Per il resto invece… Aspetta che lo chiedo a chi ci sta ascoltando. Secondo voi è piccolo un ragazzo che fa parte dei Nrs e dorme da solo la notte, in tenda, e che interviene per risolvere le emergenze nel territorio? È piccolo un ragazzo che vuole esplorare il mondo, che è curioso di tutto, dalle cose più semplici, come guardare le nuvole e scoprire forme strane, fino ai grandi misteri della vita? È piccolo un ragazzo che guida la macchina e che riesce a spuntare senza farla spegnere? È piccolo un ragazzo che fa motocross e salta le montagne senza avere paura? E allora basta con questo “piccolo”. Diciamolo tutti: Andrea è grande, grande, grande! Sì, è vero. Tu sei grande Andrea. Tu sei grande. Te lo diciamo ora. Sei veramente, incredibilmente grande. Sei grande come un gigante. Sei grande come un colosso. Sei grande come la cosa più grande che esiste sulla Terra. Sei grande come il cielo sopra la Terra. Anzi, se proprio lo vuoi sapere, ti dico che sei grande ancora di più. Come? Mi stai dicendo che non è possibile essere più grandi delle cose che ho detto prima? Invece permettimi di dirti che ti stai sbagliando. Ci sono cose molto più grandi. Le vuoi sapere? Che fai? Ridi? Ti vedo mentre ridi, come ridi quando ci riuniamo per stare tutti insieme nel giardino di casa a Tomaini. Ma cosa mi vuoi dire? Che le conosci già queste cose ancora più grandi? E allora dimmele, vediamo se coincidono con le mie. Dai! Anzi, dettami le parole, le leggerò per te. Ti ascolto. Ti ascoltiamo. Eccole, te le dico subito. Tu scrivi. Voi ascoltate. Sono grande come Giovanni, la mia guida, il mio sostegno, il mio idolo. Sono grande come mamma Ileana e come papà Carmelo, che hanno lottato insieme a me come leoni, che non mi hanno lasciato un attimo, che hanno sperato con forza e dignità, che non si sono mai arresi, neanche ora. Perché una mamma, un papà, un fratello non si arrendono mai, sono i miei supereroi. Sono grande come Valentina, che mi ha aspettato, che mi ha accolto, che mi è stata vicino e mi ha stretto la mano lì, su quel letto. Sono grande come nonna Mimma, nonna Rosa e nonno Rosalbino, loro sì i più grandi di tutti, che mi hanno coccolato con baci, abbracci, carezze e… regali. Sono grande come nonno Giovanni, che mi sta aspettando. Sono grande come zia Angela, zia Iolanda, zio Antonio, zia Adele e come te, che stai parlando di me… si sono grande come voi che mi avete dato la forza di resistere. Sono grande come Davide, Lorenzo, Maria, perché i ragazzi sono come voi e io ho voluto essere un ragazzo come voi. Sono grande come Lorenzo e Luca, che sono più piccoli di me ma anche loro da oggi più grandi. Ecco. Ho finito. Sì, hai ragione Andrea, tu sei grande. Basta con questo “piccolo”. Sei grande perché sei un ragazzo speciale, una forza della natura, uno di quelle poche persone che riescono a far sembrare il mondo più bello, più semplice, più luminoso. Sei grande perché, senza saperlo, con il tuo modo di essere, ci hai mostrato quanto sia importante vivere ogni momento, apprezzare le piccole cose e non dare nulla per scontato. Ci hai insegnato a essere gentili, a guardare il mondo con occhi curiosi e a non aver paura di mostrare chi siamo veramente. Sei grande perché sei riuscito a riunire una intera comunità che si è stretta intorno alla tua famiglia, che ha fatto il tifo per te, che ti ha sostenuto, ti ha abbracciato, ti ha coccolato e si è riconosciuta in te. Sei grande Andrea, perché hai fatto emergere il lato migliore di noi tutti e per questo ti vogliamo bene. Per questo te ne vorremo per sempre. Sì, per sempre. Perché i grandi, non nel senso dell’età, ma le grandi persone come te, non muoiono mai, rimangono sempre, rimangono con noi, e ci dicono cosa fare per essere migliori. Ciao Andrea! Il nostro è solo un saluto, ma non ti lasciamo. E ricordati che il tuo posto a tavola a Gesariello, quello vicino a me e a papà Carmelo, ci sarà sempre. La famiglia di Andrea ringrazia il Generale Battistini, ringrazia Don Fabio che è venuto da Firenze, l’Arma dei Carabinieri, i medici e gli infermieri che hanno assistito Andrea, le associazioni, le scuole, la pro loco, il Sindaco e il Consiglio Comunale di Decollatura, le intere comunità di Decollatura e di Soveria Mannelli, i gruppi di preghiera che si sono riuniti in tutta la Calabria e scusateci se dimentichiamo qualcuno. Ci siete stati vicini, abbiamo sentito il vostro calore, siamo andati avanti grazie alla forza e all’energia che è venuta dalle vostre preghiere, dai vostri abbracci, dalle vostre lacrime. Abbiamo visto quanto c’è di bello in questo posto, abbiamo toccato con mano cosa significa la parola solidarietà. Andrea è diventato il figlio dell’intera comunità. Grazie a tutte e a tutti, grazie a Decollatura, grazie a Soveria Mannelli. Perdonateci se non vi salutiamo uno per uno, come meritate. Dopo due mesi di lotte e di sofferenze, siamo sfiniti. Ileana, Carmelo e Giovanni sono distrutti”.
Alla famiglia di Andrea, che ha deciso di destinare le donazioni alla Fondazione Tommasino Bacciotti e alla Fondazione Ospedale Meyer per progetti di ricerca, giunga l’abbraccio della nostra redazione: anche noi, come loro, e come tutti, avevamo sperato in un lieto fine.