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Giovane detenuto trovato senza vita in cella: primo suicidio dell’anno a Sollicciano

4 gennaio 2025 | 08:00
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Giovane detenuto trovato senza vita in cella: primo suicidio dell’anno a Sollicciano

Il sindacato UilPa: “Il 2025 inizia all’insegna della conta dei decessi, così come si era concluso il 2024, annus horribilis”

Primo suicidio dell’anno nel carcere fiorentino di Sollicciano, dove un giovane detenuto, 25 anni, si è tolto la vita. 

Il ragazzo, che avrebbe finito di scontare la pena nell’aprile 2027, e che era sotto osservazione per alcuni precedenti autolesionistici, è stato trovato senza vita nella sua cella dal personale della Penitenziaria.
“Ha deciso di farla finita –  spiega il sindacato UilPa —. Il 2025, dunque, nel carcere ricomincia all’insegna della conta dei decessi, così come si era concluso il 2024, annus horribilis in cui si sono raggiunti 89 suicidi fra i detenuti, sette fra la polizia penitenziaria, e 245 decessi totali fra i reclusi”.

Sono anni che dico che va chiuso perché è inumano e indecoroso – le parole di Giuseppe Fanfani, garante dei diritti dei detenuti per la Regione Toscana -.  E’ l’opposto di tutto quello che la Costituzione dice e impone alle coscienze sulla pena, che andrebbe eseguita con senso di umanità. Mi sento profondamente umiliato nel ruolo ogni volta che accadono queste cose. Più vado avanti – e più mi chiedo se il carcere come lo intendiamo noi sia qualcosa di utile, serva a qualcosa”.

Ancora un evento critico nelle carceri toscane.
“Dopo il suicidio di un detenuto nell’Istituto di Prato a fine anno 2024, a togliersi la vita ieri sera verso le 18.00 di ieri è stato un detenuto del carcere fiorentino di Sollicciano – commenta Francesco Oliviero, segretario per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria –  Il ristretto era di origini egiziane di soli 25 anni e già in passato aveva posto in essere gesti autolesionistici. Pertanto, era stato allocato nel reparto Centro Clinico dell’Istituto. Purtroppo, la situazione degli Istituti penitenziari Toscani è al collasso. Soprattutto nell’Istituto fiorentino da anni non vi sono progetti rieducativi veri ed efficaci, affinché si possa dare una vera possibilità a chi entra in carcere”. Il sindacalista rimarca che “da tempo chiediamo interventi risolutivi all’Amministrazione Penitenziaria a livello locale e nazionale per quanto concerne i lavori di adeguamento della struttura, incremento del personale di Polizia Penitenziaria, fondi per il pagamento dello straordinario e missioni ma soprattutto progetti e percorsi rieducativi con il coinvolgimento dei grandi Brand che possono investire in progetti lavorativi all’interno delle strutture Penitenziaria. Purtroppo, ad oggi dobbiamo constatare che le nostre richieste cadono nel vuoto”, conclude Oliviero.
“Questo ulteriore suicidio avvenuto nel carcere di Sollicciano, a Firenze, deve far riflettere sulla condizione in cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare il personale di Polizia Penitenziaria”, commenta Donato Capece, segretario generale del Sappe -. Questi drammatici eventi, oltre a costituire una sconfitta per lo Stato, segnano profondamente i nostri Agenti che devono intervenire. Si tratta spesso di agenti giovani, lasciati da soli nelle sezioni detentive, per la mancanza di personale. Il suicidio rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Servirebbero anche più psicologi e psichiatri, vista l’alta presenza di malati con disagio psichiatrico. Spesso, anche i detenuti, nel corso della detenzione, ricevono notizie che riguardano situazioni personali che possono indurli a gesti estremi”. Capece richiama il discorso di fine anno dal Capo dello Stato Sergio Mattarella e le sue indicazioni per superare l’emergenza penitenziaria: “È vero: sono inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale di Polizia penitenziaria, impegnato “H24” nelle sezioni detentive e i cui appartenenti sono sempre più vittime di aggressioni e atti violenti dalla parte minoritaria della popolazione detenuta più refrattaria a rispettare l’ordine e la sicurezza anche durante la carcerazione. Ma nei nostri istituti di pena, anche per minori, si può e si deve “potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine”. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo”. La proposta operativa del Sappe è “prevedere un sistema penitenziario basato su tre “gradini”: il primo, per i reati meno gravi con una condanna non superiore ai 3 anni, caratterizzato da pene alternative al carcere, quale l’istituto della “messa alla prova”; il secondo riguarda le pene superiori ai 3 anni, che inevitabilmente dovranno essere espiate in carcere, ma in istituti molto meno affollati per lo sgravio conseguente all’operatività del primo livello e per una notevole riduzione dell’utilizzo della custodia cautelare; il terzo livello, infine, è quello della massima sicurezza, in cui il contenimento in carcere è l’obiettivo prioritario”.