Detenuto con una corda al collo ancorata alla finestra: i “secondini” lo salvano dal gesto estremo

Il sindacato Uilpa: “Il carcere elbano non ha strumenti per monitorare i carcerati con problemi psichiatrici”
“Due agenti della Penitenziaria hanno salvato la vita a un detenuto di origini maghrebine, che aveva deciso di farla finita nel carcere di Porto Azzurro: si tratta della stessa persona che, nei giorni addietro aveva messo a dura prova l’ordine e la sicurezza del penitenziario con l’allagamento di un reparto, un procurato incendio nella stanza in cui pernottava e l’aggressione ai poliziotti”.
A darne notizia è il sindacato UilPa.
“A uno dei due colleghi che vigilavano il reparto – si spiega in una nota . non è sfuggito lo stato d’animo del ristretto da poco rientrato da un colloquio con i familiari e ha allertato l’altro poliziotto affinchè prestasse particolare attenzione. Da lì a poco c’è stato l’allarme. Sono stati attimi di concitazione, eccesso di adrenalina dovuta alla percezione di un evento nefasto che stava per consumarsi. Il detenuto era penzoloni con una corda legata al collo e ancorata all’inferriata della finestra,i due colleghi senza alcuna esitazione hanno fatto irruzione nella stanza e slegato il malcapitato e, una volta accertatisi che avesse ripreso il respiro, lo hanno assicurato alle cure sanitarie eventualmente necessarie”.
“E’ la storia che si ripete. Gli eventi che si stanno intensificando nel carcere elbano hanno bisogno di attenzione, quella vera. Non può essere più rinviato un monitoraggio dei trasferimenti di persone detenute con problemi psichiatrici fatto concretamente, perché la casa di reclusione insulare non è idonea a gestirli. – prosegue il sindacato -. Non ha gli strumenti essenziali alla cura di questa tipologia di persone private della libertà e, di conseguenza, non riesce neanche più a garantire al personale di svolgere appieno il mandato istituzionale che un Corpo di Polizia dello Stato è chiamato ad assolvere”.
“Pensiamo – conclude la Uilpa – che l’Amministrazione penitenziaria non può più continuare ad affidarsi al buon senso, all’onestà, alla lealtà, all’abnegazione degli operatori del penitenziario elbano, a cui va tutto il nostro compiacimento per il successo dell’attività, perché, nonostante tutto, dimostrare quotidianamente di essere un pezzo fondamentale, ma non di lunga durata, di un ingranaggio che rischia di bloccarsi irreparabilmente”.