La fine di un incubo, il capitano Rosa Sciarrone è innocente: assoluzione confermata in Appello

"La mia fiducia nella giustizia è stata ripagata, sapevo che la verità sarebbe venuta a galla, come infatti è accaduto nel primo grado, e confermata oggi a Genova"

Assoluzione confermata, questa mattina alla Corte d’Appello di Genova, per il capitano dell’Arma Rosa Sciarrone, all’epoca dei fatti comandante del  Nucleo Operativo e Radiomobile dei carabinieri di Massa.  A chiedere l’assoluzione è stato lo stesso procuratore generale.

L’allora tenente, assolta anche in primo grado con formula piena dal tribunale apuano, era finita sul banco degli imputati con l’accusa di peculato, falso e calunnia,  nonostante il pm avesse chiesto una condanna a 6 anni e 7 mesi, ritenendola responsabile  di tutti i reati..

Già in primo grado la difesa, affidata all’avvocato Stefano Gomiero, del Foro di Verona, aveva espresso incredulità sulle accuse mosse, difronte ad un’indagine totalmente indiziariaù.
“E’ la fine di un incubo – le parole della capitano, che mai è stata assente a un’udienza durante il processo in primo grado e, oggi, in Appello -. La mia fiducia nella giustizia è stata ripagata, sapevo che la verità sarebbe venuta a galla, come infatti è accaduto nel primo grado, e confermata oggi a Genova”. 
Il fatto
Secondo la Procura l’ufficiale dell’Arma si era appropriata di gioielli e somme di denaro, poco meno di 5mila euro,  cui aveva disponibilità, essendo oggetti sottoposti a sequestro penale. Numerosi i Compro Oro che durante le indagini erano stati passati al setaccio, tra cui anche uno a pochi passi dalla caserma Plava, dove l’ufficiale dell’Arma ha prestato servizio per molti anni, conducendo e portando a termine con successo numerose operazioni.  Era stato lo stesso legale, in un’udienza, a sollevare il “dubbio”: “Ve lo immaginate – aveva affermato in aula – un tenente dei carabinieri che comanda il nucleo operativo e radiomobile di Massa che sequestra i gioielli ai ricettatori del posto e poi va a venderli al Compro oro, davanti alla caserma dove è stata per sette anni, per intascarsi i soldi e fare la bella vita tra auto di lusso e vestiti firmati”. 
Una lista testi, in primo grado, quella della difesa, che ha visto testimoniare un centinaio di persone, tra cui, oltre i titolari dei vari Compro oro, anche alti ufficiali dell’Arma che, nel tempo, si erano succeduti al comando provinciale di Massa.

La giovane tenente, quando era in servizio nel capoluogo apuano,  aveva lei stessa denunciato la sparizione di tre monili. Poi, come evidenziato dalla difesa, ” non solo lei aveva accesso alla cassaforte dove venivano depositati gli oggetti sequestrati, quando andava in licenza o in malattia redigeva il verbale dei corpi di reato e li lasciava in consegna”.

Le motivazioni della Corte d’Appello di Genova sono attese tra 60 giorni.

 

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