Ucciso in Darsena: fermo non convalidato, Cinzia Dal Pino ai domiciliari col braccialetto elettronico

La donna: "Ho agito per paura"

Domiciliari e braccialetto elettronico: non convalidato il fermo. 

Il legale ha chiesto che alla donna non fosse applicata nessuna misura cautelare e, in subordine, che gli fossero accordati i domiciliari. Il gip del tribunale di Lucca, dottor Alessandro Trinci, dopo essersi ritirato, ha sciolto la riserva.

“Ho agito per paura: nella borsa avevo anche le chiavi di casa, temevo nuovi agguati“.

Non si è avvalsa della facoltà di rispondere Cinzia Dal Pino, la 65enne difesa dall’avvocato Enrico Marzaduri, titolare di uno stabilimento balneare in Passeggiata a Viareggio, accusata di omicidio volontario di Said Malkoun, 47 anni, travolto  in via Coppino, in Darsena, con la sua auto dopo una rapina, all’udienza che si è tenuta questa mattina nel carcere Don Bosco di Pisa, dove la donna era stata tradotta dopo il fermo.

Delitto che è avvenuto nella notte tra l’8 e il 9 settembre. A inchiodare la donna sono state le immagini della telecamera di video sorveglianza del negozio di nautica: un filmato di poco più che un minuto, dove si vede Said che cammina sul marciapiede, la vettura che sterza, lo centra in pieno, schiacciandolo contro la vetrage, andata in frantumi, poi fa retromarcia, e lo investe almeno altre due volte, scendere dalla vettura, riprendersi la borsa, risalire e ripartire, senza nemmeno contattare il 112.

Il corpo esanime di Said viene notato da una coppia, e sul posto arrivano i soccorsi: portato in fin di vita al pronto soccorso dell’ospedale Versilia, muore poco dopo per le gravi lesioni riportate.

E’ stato grazie al numero di targa, estrapolato dal video, che gli uomini dell’Anticrimine del Commissariato di Polizia di Viareggio, con il supporto dei colleghi della Squadra Mobile della Questura di Lucca, sono risaliti a Cinzia Dal Pino, portarla negli uffici e sottoporla a fermo di pg, traducendola nella sezione femminile dell’istituto penitenziario pisano.

La presunta omicida – vale il principio della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva – ha riferito agli inquirenti che l’uomo l’avrebbe minacciata con un coltello, ma l’arma, nonostante la zona sia stata passata al setaccio, non è stata ritrovata.