L'intervista |
Cronaca
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Un carcere modello: a Massa i detenuti lavorano nel lanificio e nella sartoria

22 agosto 2024 | 11:45
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Un carcere modello: a Massa i detenuti lavorano nel lanificio e nella sartoria

La direttrice Venturi: “Lavoro come deterrente al vuoto, e alla solitudine, dietro alla sbarre, e per la propria dignità”. Per gli incontri con figli e nipoti uno spazio nel giardino con ludoteca

Un carcere che fa notizia, quello di Massa, dove, al contrario di altri, non esistono problemi:nessuna sommossa, da parte dei detenuti, nessun suicidio, tra detenuti e personale della Penitenziaria, e nessun atto di autolesionismo, come invece, in altre realtà toscane, purtroppo, e di recente, di fatti del genere si sono riempite pagine di cronaca sulla stampa.

Una casa di reclusione modello, come Gorgona e Volterra, alla guida di una giovanissima direttrice, la dottoressa Antonella Venturi, che ci ha accolti per spiegarci come “funziona”.

La capienza è di 180 i detenuti, anche se al momento sono 220, le celle ospitano, ciascuna, due ristretti, che possono salire a tre, in caso di sovraffollamento, con letti a castello, e, cosa importante, tutte la stanze sono dotate di un bagno con doccia e sono in buono stato: “Sicuramente – precisa la direttrice – qualcosa è migliorabile”.  Oltre al fatto che nella cella si può cucinare i cibi in autonomia-

Il fiore all’occhiello del carcere apuano è che tutti i detenuti lavorano, oltre a quelli in regime di articolo 21, col permesso di uscire, e lavorare all’esterno. All’interno ci sono due laboratori: il lanificio e la sartoria per confezionare coperte, copriletto, lenzuola e federe, che non vengono venduti al pubblico ma servono a rifornire altri istituti penitenziari. Uno spazio a livello quasi industriale, dove i carcerati vengono stipendiati,  con salari mensili, pagati dal Ministero di Giustizia, che superano i 500 euro al mese, sfiorando i 600. “Soldi – spiega la direttrice – che non servono solo a farsi la spesa e comprare, magari, le sigarette, ma, e soprattutto, vengono mandati alla famiglia, rimasta senza fonti di reddito”. 

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Per chi non lavora al lanificio e alla sartoria, ci sono le pulizie, la cucina: due detenuti lavorano per il Cup, in base ad una convenzione con l’Asl Toscana nord ovest, rispondendo alle chiamate degli utenti per prenotare prestazioni sanitarie, visite ed esami.

“Lavoro come deterrente al vuoto, e alla solitudine, dietro alla sbarre – aggiunge la dottoressa Venturi, spiegando che in quello di Massa vengono reclusi coloro che devono scontare pene medio lunghe – per riempire il tempo delle giornate, e per la propria dignità”.

Poi ci sono i corsi professionali, per imparare un mestiere, per ottenere l’hccp, di scrittura creativa, di chitarra e di teatro, di meditazione e da settembre prossimo partiranno anche le lezioni con gli insegnanti dell’Alberghiero.

La sala comune è dotata di tv, dedicata alla sezione A, trattamento intensificato, attrezzata con tavoli dove poter dialogare o, magari, giocare a carte e pranzare o cenare tutti insieme in occasioni particolari, come il Natale. L’ora d’aria, nei passeggi, è ovviamente garantita.

Le visite dei parenti sono previste due volte a settimana, e per i detenuti che hanno figli o nipoti piccoli, gli incontri non sono nella sala comune ma nel parco giochi, immerso nel verde, che ha anche una ludoteca, in legno, realizzata grazie a Telefono Azzurro. 

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Per gli incontri “intimi”, tanto richiesti per chi ha una moglie, una compagna o una fidanzata, ancora si devono attrezzare con una stanza ad hoc, ma la “questione” è allo studio dell’apposito gruppo istituito presso il dipartimento per adeguarsi alla recente sentenza della Consulta.