Colpo di scena: un Dna sconosciuto riapre il caso del mostro di Firenze

Isolato su un proiettile dell'omicidio della coppia francese, Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili

Un vero e proprio colpo di scena sulla vicenda del “mostro di Firenze” e le coppiette uccise: a distanza di decenni il dna sarebbe rimasto su alcuni proiettili, ed è stata richiesta la riesumazione dei resti di una delle vittime.
 
“Un Dna sconosciuto  è stato isolato su un proiettile dell’omicidio della coppia francese, Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili”, ha spiegato l‘avvocato Vieri Adriani, che tutela i familiari di alcune vittime.

Omicidio, questo, ultimo del serial killer, dove i due furono uccisi mentre si trovavano nella loro tenda, al contrario di tutti gli altri, avvenuti in auto

Saranno quindi la scienza, e le analisi genetiche a risolvere il “caso” a distanza di 40 anni?

Era il 21 agosto del 1968 quando Antonino Lo Bianco e Barbara Locci vennero uccisi, mentre si erano appartati nella campagna, vicino al cimitero di Signa. Il figlio della donna, Natalino, che era addormentato sul sedile posteriore della vettura. fu risparmiato dall’assassino. In questo delitto, il primo, fu usata una Beretta calibro 222, la stessa che il Mostro di Firenze usò, poi, gli altri 7 duplici omicidi, avvenuti a cavallo tra il 1974 e il 1985. Arma, questa, che mai fu ritrovata, al contrario di un proiettile che fu, invece, trovato nel giardino di “Cicci”, al secolo Pietro Pacciani, e usato come prova.

E proprio nel proiettile ritrovato in un cuscino all’interno della tenda dei due ragazzi francesi, denominato “V3”, già esaminato nel 2018, che fu isolato un Dna mescolato a un altro, al momento sconosciuto, ma non compatibile con quello della coppia, tantomeno di chi aveva “toccato” il reparto nè dei sospettati.

Un mistero, per dirla all’americana un “cold case”, quello del Mostro di Firenze, che potrebbe arrivare ad una svolta, dopo le 8 coppiette uccise, 16 ragazzi, i cui familiari, ad oggi, attendono risposte, e giustizia. 

“Ho richiesto tutte le comparazioni possibili con i reperti a disposizione e con il profilo delle persone che sono state indagate nel corso del tempo – ha affermato il legale -.  Se ci daranno l’autorizzazione i parenti chiederemo alla procura la riesumazione del corpo di Stefania Pettini. Sappiamo dalla consulenza del medico legale che potrebbe aver lottato con l’assassino, non è impossibile pensare che dei campioni biologici siano rimasti per esempio sotto le unghie”.

L’assoluzione in Appello di Pietro Pacciani, fu annullata dalla Cassazione, che dispose un nuovo processo ma proprio alla vigilia dell’appello bis, “Cicci” fu trovato senza vita nel suo casolare. I “compagni di merende”, Mario Vanni e Giancarlo Lotti furono condannati, rispettivamente, all’ergastolo e a 26 anni. 

(foto di Piero Pacciani da Wikipedia)

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