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L’autonomia differenziata devasterà il sistema sanitario? Pezzati “contro” Dattolo

22 maggio 2024 | 14:00
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L’autonomia differenziata devasterà il sistema sanitario? Pezzati “contro” Dattolo

Il responsabile della Sanità di FdI in Regione, e chirurgo di Cisanello: “Dal 2011 tagli per oltre 37 miliardi e 70mila posti letto in meno, come mai prima non si è lamentato nessuno?”

I medici sono davvero contro l’autonomia differenziata?

Sul tema, questa mattina, era intervenuto il presidente dell’Ordine, Pietro Dattolo. 

I medici contro l’autonomia differenziata: “Chi non ha soldi rinuncerà a curarsi”

In una sorta di “botta e risposta”, ora, interviene il dottor Daniele Pezzati, stimato chirurgo di Cisanello, e responsabile della Sanità, in Regione, per Fratelli d’Italia. 

“Ho letto con interesse quanto affermato da Dattolo sull’argomento e credo sia necessario fare un po’ di chiarezza”.

Parliamo di organizzazione o di privatizzazione? Parliamo di fondi o di gestione?

Mi sembra tutto troppo mischiato e poco preciso. Dall’insediamento del Governo Meloni leggo purtroppo continui attacchi alla gestione della sanità che hanno il comune denominatore di essere molto confusionari. Le questioni andrebbero secondo me affrontate in modo più sistematico e dettagliato. È molto facile gridare al collasso della sanità, alla sua privatizzazione, alla sua demolizione. Questo però genera un caos nel cittadinoche sente ripetere continuamente informazioni che spesso sono false”.

Esiste un divario Nord-Centro-Sud in sanità?

“Esiste eccome ed è sempre esistito.Nel 2013 lavoravo in Puglia e, quando risalivo in Toscana in aereo la metà dei passeggeri del volo della mattina andava a Pisa ad operarsi alla tiroide o fare dei controlli. Questo perché a Pisa esiste uno dei migliori centri al mondo per la tiroide. Stessa cosa succedeva per altre patologie. Mi chiedo come mai fino ad oggi nessuno abbia mai gridato allo scandalo per questo. Esistono regioni del Sud che rimborsavano ai pazienti non solo il viaggio ma anche le spese di pernottamento ed il cibo”.

Questo cosa significa?

“A mio avviso significa una cosa ben precisa: che una Regione preferisce pagare per far curare i propri cittadini altrove piuttosto che creare e mantenere servizi efficienti. Diventa poi troppo facile tirare fuori l’argomento solo quando si deve far campagna elettorale. Se una Regione vuole creare un servizio sanitario specifico deve fare una programmazione. Vuol dire individuare un ospedale specifico, assumere medici con grosse competenze in un certo settore e fornirgli gli strumenti necessari per operare”.

Crede che questo sia possibile?

Certamente.Esistono molti esempi al Sud di eccellenze che sono state create e mantenute negli anni. Se non lo si è fatto in modo sistematico le responsabilità sono solamente di chi la sanità regionale la gestisce”.

Quali sono i dati al riguardo?

Se si va a vedere i flussi del cosiddetto turismo sanitario si vede chiaramente che alcune regioni viaggiano a livelli più elevati ed il motivo è che nel tempo sono state capaci di creare buoni sistemi organizzativi e attrarre professionisti di livello che garantiscono una attrattività. Se si guarda alle differenze tra le Regioni nei servizi erogati queste non possono essere spiegate con una differenza di spesa pro capite di 100 euro. È come se due persone facessero la spesa allo stesso momento, una con 100 euro e l’altra con 95. Se alla fine quella con 100 euro esce con il carrello pieno e l’altra con il carrello mezzo vuoto con cose immangiabili è ovvio che il problema non sono i 5 euro di differenza”.

L’autonomia differenziata devasterà davvero il nostro sistema sanitario?

“Ogni riforma va letta e ne vanno analizzati i risultati nel tempo. La legge prevede l’introduzione dei Lep che sono un elenco di prestazioni, tra cui le sanitarie, che devono essere garantite anche in rispetto alla costituzione. Nessuno vuole chiudere gli ospedali del Sud e non garantire neppure il Pronto Soccorso. È però necessario che le Regioni che non hanno mai prodotto sanità di livello e che hanno forti flussi verso le altre Regioni comincino a dotarsi di una organizzazione più efficiente. Questo dovrebbe essere una spinta a fare meglio e di più”.

E per il finanziamento?

“Anche qui entriamo nel solito equivoco demagogico. Il Governo Meloni nel 2024 ha finanziato il sistema sanitario nazionale con una cifra record mai raggiunta di oltre 135 miliardi.Dal 2011 in poi si è solo assistito a tagli che sono quantificati in oltre 37 miliardi di euro ed alla perdita di oltre 70.000 posti letto. Perché non si è mai lamentato nessuno fino ad oggi?Dodici anni di governi di sinistra ma nessuno ha alzato un dito. Un caso?”

E la Toscana?

Anche qui devo dissentire con il dottor Pietro Dattolo. La Toscana non è un sistema interamente pubblico. L’attività di chirurgia ortopedica protesica ad esempio è eseguita per oltre il 70% da privati convenzionati. Se il privato convenzionato ed il volontariato sociale in Toscana chiudessero domani, il giorno dopo gli ospedali collasserebbero. Recentemente sono state chiuse le convenzioni con i laboratori di analisi convenzionati da parte dell’Asl Nord Ovest. Questo vuol dire che un paziente, per fare le stesse analisi nello stesso posto che fino ad ieri era pagato dalla Regione, deve frugarsi in tasca e provvedere da solo. L’unico posto dove fare le analisi con il solo ticket sono gli ospedali che però non sono in grado di garantire un numero così elevato di prestazioni.Perché nessuno ha detto una parola su questo? Le liste di attesa chiuse che in Toscana sono state denunciate dalla Corte dei Conti fanno sì che i cittadini debbano pagare l’intramoenia o il privato per curarsi ma anche in questo caso nessuno ha sollevato il problema se non i partiti del centrodestra in Regione Toscana”.

La ricetta per il futuro?

“Meno demagogia e più numeri”.