Piazza due telecamere e un pergolato nella corte comune: condannata dopo le liti con i vicini

La donna aveva fatto loro causa sostenendo di essere stata molestata e di aver dovuto abbandonare l'immobile di sua proprietà ma il giudice non le ha dato ragione

La convivenza tra alcuni residenti in una corte e la proprietaria di un immobile nel complesso immobiliare in Lucchesia era diventata molto difficile, al punto che i continui litigi intercorsi tra la donna e altri 4 condomini avevano inizialmente spunto la donna a lasciare la sua casa per trasferirsi altrove. Questo è almeno quanto ha sostenuto la signora, che dopo aver lasciato l’immobile di sua proprietà ha deciso di fare causa ai 4 vicini di casa ma le si è rivoltato tutto contro. Perché il giudice del tribunale di Lucca ha dato ragione alle controparti, condannando la proprietaria a pagare loro le spese legali per una cifra complessiva di poco più di 29 mila euro.

La donna sosteneva, infatti, di aver subito molestie dai vicini che l’avevano spinta a lasciare la casa di corte dove risiedeva. Per questo ha chiesto anche un risarcimento dei danni conseguenti, che però le è stato negato. In udienza, infatti, i vicini di corte sono passati al contrattacco e, attraverso i loro legali, hanno negato di ogni tipo di molestie nei confronti della donna, affermando al contrario di essere loro le “vittime”.

Motivo dell’ostilità alcune opere realizzate dalla proprietaria nella corte a comune. Anzitutto, la collocazione di un pergolato sull’area riservata alla sosta delle auto che, secondo i vicini trascinati in tribunale, la donna avrebbe installato, causando problemi di parcheggio. Nel mirino sono finite anche due webcam collocate ancora nell’area comune con le case che si affacciano alla corte. Aspetti che sì hanno portato a qualche discussione, con la richiesta alla proprietaria di rimuovere le telecamere e il pergolato.

Il giudice, respingendo la richiesta di risarcimento avanzata dalla donna, l’ha condannata a rimuovere il pergolato e a riposizionare le due telecamere in questione in modo che riprendano solo un angolo visuale limitato agli spazi di pertinenza esclusiva e che rispettino, in ogni caso, i dettati in materia privacy e civilistica.

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