Firenze, Siena e Pistoia regine dell’export a tavola: vino e olio i prodotti più richiesti

A dirlo è Coldiretti Toscana che ha stilato la classifica delle regioni a maggiore vocazione 'straniera' sulla base dell’analisi dei dati Istat del 2023

Firenze (900 milioni), Siena (667 milioni) e Pistoia (584 milioni) regine dell’export a tavola. Sono queste le tre regioni sul podio regionale che contribuiscono da sole al 60% del valore di tutte le esportazioni agroalimentari. Il loro è stato un apporto fondamentale allo storico record di prodotti all’estero che nel 2023 hanno sfiorato i 3,5 miliardi di euro di valore con un balzo del 5% rispetto all’anno prima. Ai piedi del podio si posizionano al quarto posto Lucca (358 milioni) mentre al quinto troviamo Arezzo (282 milioni). Poi tutte le altre: Livorno (246 milioni), Grosseto (230 milioni), Pisa (169 milioni), Prato (27 milioni) e Massa Carrara (3,5 milioni).

A dirlo è Coldiretti Toscana che ha stilato la classifica delle regioni a maggiore vocazione esportativa sulla base dell’analisi dei dati Istat del 2023. “L’agroalimentare è una locomotiva sempre più importante dell’economia toscana, un settore strategico dal punto di vista dell’occupazione tra addetti diretti ed indiretti. – sentenzia Letizia Cesani, presidente Coldiretti Toscana – La crescita delle esportazioni è diffusa e costante sul territorio a conferma della straordinaria richiesta dei prodotti made in Tuscany sui mercati internazionali che sono associati dai consumatori di tutto il mondo alla qualità, alla sicurezza alimentare, alla tracciabilità e alla trasparenza. Valori che sugli scaffali permettono alle aziende di avere indietro, in termini economi, un giusto compenso senza il quale non potrebbero sopravvivere. Questa crescita va però sostenuta rafforzando l’agricoltura e difendendo i cittadini consumatori dall’inganno. Il rischio senza un’adeguata trasparenza è di portare sulle tavole prodotti “italianizzati” ma non italiani perché realizzati dalle lavorazioni di materie prime straniere. Ecco perché nel mirino è finito il codice doganale che con l’ultima lavorazione consente al prodotto di ottenere la carta di identità italiana. Proprio per superare questa anomalia è partita la raccolta di firme in Italia e in sette Stati europei con l’obiettivo di ottenere oltre un milione di adesioni. Ma vanno anche potenziati i controlli nei confronti dei prodotti che arrivano dai paesi extra Ue spesso realizzati sfruttando la manodopera o utilizzando tecniche di produzione e fitosanitari da noi vietati che fanno crollare i prezzi dei prodotti agricoli nazionali”.

Malgrado la prolungata instabilità geopolitica che influisce sui mercati e l’inflazione strisciante che continua a farsi sentire sui conti delle famiglie l’agroalimentare Made in Tuscany ha continuato a marciare spedito abbattendo un primato dopo l’altro. Nell’anno appena concluso il valore di vino, olio, piante, ortaggi, frutta, pasta e di tutti gli altri prodotti del paniere è cresciuto ulteriormente. Il vino è il prodotto regionale più richiesto con quasi 1,2 miliardi di euro (-4%) insieme all’olio e derivati con 996 milioni di euro (+16,6%) e al settore del vivaismo con 375 milioni di euro (-0,5%).

Il primato del made in Tuscany all’estero è trainato da un’agricoltura tra le più green d’Europa con – evidenzia Coldiretti Toscana – con il 34% delle superfici biologiche e quasi 10 mila operatori impegnati, 467 specialità alimentari tradizionali e 90 filiere del cibo e del vino Dop e Igp sostenute dal progetto di Campagna Amica, la dalla più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori.

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