Detenuto omicida aggredisce gli agenti: uno rischia di perdere un occhio

Nel tentativo di impossessarsi le chiavi del reparto è riuscito a scagliare un pezzo di ceramica divelto dal bagno
“Un detenuto omicida, ristretto nel carcere di Firenze Sollicciano, dopo essersi reso protagonista poco dopo l’ora di pranzo di due aggressioni con calci e pugni ai poliziotti penitenziari in servizio nel tentativo di impossessarsi le chiavi del reparto è riuscito a scagliare un pezzo di ceramica divelto dal bagno che ha colpito al volto uno degli agenti intervenuti per calmarlo. L’oggetto ha causato una profonda ferita vicinissimo all’occhio destro del collega che è stato portato al pronto soccorso per le cure e i punti di sutura”.
Lo comunicano Donato Nolè e Giulio Riccio, rispettivamente coordinatore e vice coordinatore regionale del sindacato Fp Cgil Polizia Penitenziaria regione Toscana.
“Il detenuto che ha aggredito gli agenti è lo stesso che aveva ucciso il suo compagno di cella brasiliano nel carcere di Velletri l’estate scorsa ed è noto per le sue continue violente aggressioni – spiegano i due sindacalisti -. Era finito in carcere per reati commessi sotto l’effetto di alcol e droghe e aveva anche ferito gli agenti della polizia di Stato durante l’arresto danneggiando alcune auto di servizio”:
Il carcere di Sollicciano ospita circa 540 detenuto sui 500 previsti, con 350 stranieri (65% dei detenuti presenti). Ma è il personale della Penitenziaria a presentare una carenze nell’organico tra le più critiche in Italia: 420 Poliziotti in servizio sui 566 previsti (75%) che devono lavorare in un carcere progettato in modo tale che servirebbero molti Poliziotti in più rispetto a quelli previsti, con poco più della metà degli Ispettori in servizio e il 20% dei Sovrintendenti in servizio”.
Mirko Manna, coordinatore nazionale della Fp Cgil Polizia Penitenziaria: “Facciamo gli auguri di pronta guarigione al collega che stavolta ha rischiato di perdere un occhio. Anche i migliori propositi sanciti dalla nostra Costituzione, non servono a nulla senza un adeguato numero di personale di Polizia Penitenziaria con adeguata preparazione e con indirizzi di intervento chiari e certi. Con queste lacune, è impossibile sia garantire una condizione detentiva utile e dignitosa, ma soprattutto è diventato impossibile anche lavorare in sicurezza. Nessun altro dipendente pubblico, nemmeno gli appartenenti alle altre Forze di Polizia, subisce lo stress di questo continuo stato emotivo come quello di ogni donna e ogni uomo della Polizia Penitenziaria che si reca al lavoro ogni giorno. Serve un piano di assunzioni nella Polizia Penitenziaria reale e concreto, non come quello in atto che non è sufficiente nemmeno a sostituire il personale che va in pensione ogni anno”.