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Spari verso la casa dopo la lite: confermata la condanna per tentato omicidio

10 marzo 2024 | 10:15
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Spari verso la casa dopo la lite: confermata la condanna per tentato omicidio

La Cassazione ratifica la decisione della Corte d’Appello di Firenze per un 35enne lombardo: l’intenzione era di uccidere

Era arrivato ad Altopascio, da un suo lontano parente, e, una volta ricevuto, al culmine dell’ennesima lite ha sparato alcuni colpi, con l’obiettivo, secondo due diverse condanne, di uccidere un uomo di 30 anni. I fatti risalgono al 2020.

Mirko Braidich, 35enne lombardo, è stato riconosciuto responsabile anche dalla Corte di Cassazione del reato di tentato omicidio nei confronti di uno dei due occupanti della casa. In appello, dopo la condanna davanti al gup Riccardo Nerucci in primo grado anche per questo episodio, era stato invece assolto dalla stessa accusa nei confronti della cugina della presunta ‘vittima’ designata.

Il gup aveva riconosciuto Braidich, marito di una cugina degli occupanti dell’abitazione di Altopascio dove si era recato da Bergamo nella tarda serata del 17 maggio del 2020, colpevole di duplice tentato omicidio. Secondo le ricostruzione si era presentato alla casa e aveva sparato contoro l’uomo alcuni colpi di arma da fuoco rimanendo fuori dal cancello. La corte d’appello, tutto valutato, ha ribadito la sussistenza della prova sufficiente per la condanna di tentato omicidio soltanto nei confronti di una delle due persone presenti in casa. I colpi, infatti, sarebbero stati sparati in serie dopo che questi era uscito di casa, chiamato dall’imputato proprio per farlo avvicinare il cancello.

Il ricorso di Braicich è stata fondata sul vizio di motivazione sulla qualificazione giuridica del fatto e sul vizio di motivazione per la mancata applicazione delle attenuanti generiche.

Con motivazioni giuridiche entrambi i motivi di ricorso, sostenuti da due avvocati del foro di Bergamo, sono stati respinti. Confermata, dunque, la condanna in appello a quattro anni e dieci mesi di reclusione con condanna al risarcimento della parte civile. Il ricorrente è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali.