Fitofarmaci in agricoltura, controlli a tappeto dei Forestali di Pistoia

I militari: “Risultati preoccupanti”
Con l’approssimarsi della primavera, sono ripartiti i controlli dei Forestali di Pistoia,sul corretto impiego, in agricoltura, dei fitofarmaci, ovvero di tutti quei prodotti utilizzati per il controllo degli organismi nocivi alle piante coltivate (insetti, funghi), ma anche per l’eliminazione delle erbe.
La verifica che l’impiego di dette sostanze avvenga secondo stabiliti principi di sicurezza, si rivela di particolare importanza, sia per la protezione dell’ambiente che per, e soprattutto, la salute umana: i prodotti utilizzati per i trattamenti, infatti, inevitabilmente, finiscono nella catena alimentare. La campagna di monitoraggio ha evidenziato che una attività su quattro, tra quelle che fanno uso di fitofarmaci e dunque di pesticidi, di diserbanti e di fungicidi, sia in pieno campo che per la produzione di ortaggi destinati ad essere immessi nel circuito della grande distribuzione, non è in regola con quanto la normativa vigente prevede. In particolare, sono state riscontrate mancanze, di conseguenza sanzionate, per quanto riguarda il rispetto delle distanze dai corsi d’acqua e/o dalle abitazioni e nel possesso del cosiddetto “patentino”, necessario per chi fa uso di sostanze pericolose, quali sono appunto i fitofarmaci.
“Un risultato che desta preoccupazione”, sostengono i Carabinieri Forestale invitando gli operatori del settore ad adeguarsi, richiamando le ricadute negative che un impiego non corretto può determinare sulla salute dell’uomo e sulla salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità.
In controlli sono stati rivolti anche alla verifica della lecita detenzione e stoccaggio dei prodotti, nonché alla corretta tenuta dei registri aziendali dei trattamenti effettuati e dei rifiuti che ne derivano.
L’azione dei Carabinieri Forestali, pertanto, mira a promuovere corrette pratiche agricole e a reprimere quelle in danno delle specie note come “specie sentinella”, la cui presenza e diffusione è da considerarsi quale indicatore biologico della qualità dell’ambiente in cui viviamo.