Tentata corruzione, assolto con formula piena l’ex ad di Sistema Ambiente, Giuseppe Caronna

Oggi l’udienza preliminare davanti al Gup Antonia Aracri: nessuna responsabilità in capo all’imprenditore bergamasco
Assolto perché il fatto non sussiste. Formula piena per l’ingegner Giuseppe Caronna, ex amministratore delegato ed ex consigliere di amministrazione di Sistema Ambiente, che in sede di udienza preliminare davanti al gup Antonia Aracri, è stato riconosciuto non colpevole dei reati di tentata corruzione, turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
Le accuse erano state formulate dal pubblico ministero Enrico Corucci, titolare dell’indagine che era nata da alcuni controlli del Guardia di Finanza di Lucca per fatti risalenti al 2021, quando alla presidenza della società di igiene ambientale c’era Matteo Romani (del tutto estraneo ai fatti di indagine). Caronna era l’amministatore delegato della società e rappresentante della parte privata, la Daneco Impianti, dichiarata fallita nel giugno del 2021.
Secondo l’accusa, non asseverata dalla sentenza di oggi (19 febbraio) l’amministratore delegato di Sistema Ambiente si sarebbe accordato con il legale rappresentante di una Spa di Firenze per favorire l’assegnazione di una gara di fornitura di beni per un valore di oltre 6 milioni di euro. Per l’ipotesi di tentata corruzione era stata anche quantificata una cifra, di 115mila euro, che l’azienda fiorentina avrebbe corrisposto a gara aggiudicata all’imprenditore bergamasco. Tutte ipotesi investigative che non sono state riconosciute a carico dell’ex ad di Sistema Ambiente.
“Le intercettazioni ambientali e le indagini hanno portato – commenta Giuseppe Caronna, assistito in aula dall’avvocato Luca Giuliante del foro di Milano – a una interpretazione quantomeno sui generis delle prove, probabilmente tesa a supportare una certa tesi accusatoria. Il fatto che in sede di udienza preliminare questa cosa si sia risolta nel merito con una assoluzione con formula piena ci soddisfa non poco e dimostra che l’impianto accusatorio non era corretto”.