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Torna in cella dopo il lavoro e si impicca: dramma al Don Bosco

14 febbraio 2024 | 12:45
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Torna in cella dopo il lavoro e si impicca: dramma al Don Bosco

Lo rende noto il sindacato Sappe. Vani i soccorsi

Dramma al carcere Don Bosco di Pisa, dove un detenuto si è tolto la vita.

A darne notizia è il sindacato della Penitenziaria Sappe. 

“Siamo costernati ed affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea”, le parole di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

Francesco Oliviero, segretario regionale per la Toscana del SAPPE, spiega che “un detenuto italiano ha deciso di togliersi la vita nel carcere di Pisa. Era un ristretto sottoposto al regime di semilibertà, ossia aveva la possibilità di trascorrere parte del giorno fuori dall’Istituto per poter espletare l’attività lavorativa. Era rientrato in istituto ieri nel primo pomeriggio adducendo che non si sentiva bene. Il reparto dove sono ristretti i “semiliberi” , che è all’interno dell’istituto,  è staccato dalle sezioni detentive e considerato il regime detentivo non vi è una presenza stabile del personale di Polizia. Verso le 17 il personale si è recato nel reparto per accompagnarlo alla visita dal medico e lo ha trovato impiccato con un lenzuolo nel cortile dei passeggi. Sono stati inutili i tentativi di soccorso da parte del personale di polizia penitenziaria e dei sanitari. Un detenuto che decide di togliersi la vita è sicuramente una sconfitta per le 9stituzioni e non sono chiare le motivazioni di tale gesto considerato sia il regime meno afflittivo della semilibertà a cui era sottoposto nonché il fine pena al 25 febbraio 2027″.

“Si continua a parlare se ci sono azioni da intraprendere per poter evitare tale gesto estremo –  evidenzia il sindacalista –. Il suicidio è sicuramente un evento imprevedibile, pertanto se una persona decide di suicidarsi prima o poi troverà il modo di farlo. Il problema è preventivo, non successivo.  Con il passaggio della sanità penitenziaria alle Regioni, la situazione è purtroppo estremamente peggiorata. La carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione. A nostro avviso servono concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare esclusivamente alle carceri toscane”, conclude Oliviero.

Per Capece “chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica ed istituzionale – penso in primis ai Sottosegretari alla Giustizia Delmastro e Ostellari, ognuno per quanto di competenza per delega ministeriale – dovrebbe andare in carcere a Pisa a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del Sappe e di tutto il Corpo ma dell’intera Nazione. L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono: è il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli – e sono sempre di più – che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione. E se a tutto questo si aggiunga la gravissima carenza di poliziotti penitenziari. Come si fa a lavorare così?”