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Gli violentano la figlia 13enne e viene licenziato perché manda in ritardo il certificato: operaio risarcito

9 febbraio 2024 | 10:00
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Gli violentano la figlia 13enne e viene licenziato perché manda in ritardo il certificato: operaio risarcito

La Corte d’appello ribalta la sentenza di primo grado: “Provvedimento illegittimo”. Il lavoratore non sarà reintegrato ma l’azienda dovrà pagare una indennità

Era stato licenziato in tronco nell’ottobre del 2020 per non aver mandato all’azienda per la quale lavorava il certificato medico entro i 3 giorni previsti dalla legge. Ma l’operaio lucchese in questione aveva all’epoca ben altre preoccupazioni: aveva appreso che la figlia, appena 13enne, era stata violentata. Quel licenziamento era illegittimo secondo i giudici della Corte d’appello di Firenze a cui il lavoratore ha fatto ricorso per impugnare la sentenza del tribunale di Lucca che gli dava torto.

Per la Corte che ieri (8 febbraio) ha emesso la sentenza l’operaio, difeso dall’avvocato Gianluca Esposito, non può essere reintegrato sul posto di lavoro, come chiedeva, ma i giudici hanno comunque condannato l’azienda al pagamento di una indennità, pari a sei mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del Tfr con interessi e rivalutazione come per lite. La ditta di ponteggio è stata anche condannata al pagamento dei due terzi delle spese di lite.

L’uomo tramite uno dei legali del sindacato Cgil aveva impugnato il provvedimento della ditta che opera in campo edile ma in primo grado il giudice del tribunale di Lucca gli aveva dato torto confermando la legittimità del licenziamento. In punta di diritto l’uomo aveva inviato il secondo certificato medico di rinnovo del periodo di malattia all’azienda lucchese per la quale lavorava con 3 giorni di ritardo, rispetto a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale, ma in quei terrificanti giorni era successo quello che non dovrebbe mai succedere: la figlia 13enne aveva subito abusi sessuali.

Il 30 settembre del 2020, cioè il giorno prima della scadenza del primo certificato medico. Forze dell’ordine e magistratura avevano individuato il presunto responsabile accusato di violenza sessuale aggravata su minori e hanno deciso di ascoltare la giovane vittima in sede di incidente probatorio proprio per cristallizzare le prove e le testimonianze. Inoltre nei giorni successivi la ragazzina si era sentita male tanto da dove ricorrere alle cure dei sanitari dell’ospedale per un breve ricovero. Quale genitore normale al mondo in quei giorni assurdi non avrebbe pensato solo ed esclusivamente alla figlia dimenticando ovviamente di inviare certificati medici all’azienda? E comunque il 7 ottobre dopo aver mandato alcuni messaggi ai suoi superiori ha fatto pervenire il certificato medico di rinnovo del periodo di malattia fino al 2 novembre, nonostante e malgrado uno stato d’animo veramente difficile da non comprendere umanamente. Eppure niente da fare. La ditta lo aveva licenziato e l’uomo aveva perso anche la causa civile dove chiedeva di essere reintegrato. L’uomo era stato operato a una spalla e si stava curando e fino al 1 ottobre del 2020 era coperto dal primo certificato inviato.

Il secondo lo aveva inviato il 7 ottobre, e non entro il 4 ottobre come previsto dal contratto collettivo nazionale, e nonostante le spiegazioni la ditta aveva provveduto ugualmente a licenziarlo per assenza non giustificata. Vero è che il contratto prevede l’invio del nuovo certificato medico entro 3 giorni dalla scadenza del precedente . La Corte d’Appello ha dichiarato illegittimo quel licenziamento ma non ha accolto la richiesta di reintegro da parte del lavoratore.