Restituiti dai carabinieri di Firenze alla Turchia 10 reperti archeologici





Facevano parte di una collezione di un privato ora deceduto
Il comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Firenze ha restituito 10 reperti archeologici all’Ambasciatore della Repubblica della Turchia nella sede della rappresentanza diplomatica di Roma.
L’attività investigativa del personale del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze è nata in seguito a una segnalazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e per le Province di Pistoia e Prato, e ha permesso di sequestrare con decreto emesso dall’autorità giudiziaria 242 beni archeologici, poiché privi di documentazione attestante la lecita provenienza. Tra i tanti, alcuni risultavano essere di origini estere, in particolare, 10 provenienti dalla Turchia.
I beni facevano parte di una collezione appartenente a un privato cittadino deceduto.
In dettaglio si tratta di depas integro di produzione medio-orientale (Anatolia occidentale, III millennio avanti Cristo), brocchetta in ceramica Yortan reintegrata di produzione medio-orientale (Anatolia occidentale, III millennio avanti Cristo), olpe lacunosa in corrispondenza di collo e ventre, ricomposta, di età protostorica, oinochoe integra di età del ferro (II-I millennio avanti Cristo) e 6 vasi miniaturistici acromi.
Tali oggetti, grazie alla cooperazione fornita dalla rappresentanza diplomatica della Turchia presso lo Stato Italiano, sono stati riconosciuti dalle utorità culturali di quel paese come appartenenti al proprio patrimonio nazionale.
La restituzione odierna testimonia l’importanza dei rapporti internazionali consolidatisi nel tempo tra le forze di polizia, nonché tra i rispettivi Ministeri della Cultura, la cui collaborazione ha permesso di addivenire all’eccellente risultato odierno, ovvero il ritorno in patria di beni che erano stati sottratti al patrimonio culturale del paese interessato.
Fondamentale per il buon esito delle indagini il lavoro di catalogazione e censimento delle immagini fotografiche dei beni culturali da ricercare che confluiscono quotidianamente nella “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti” del Ministero della cultura, gestita dai Carabinieri dell’Arte: il database più grande al mondo nel suo genere, con oltre 1.3 milioni di files relativi a opere da ricercare.