“Atto di natura scismatica”: parroco scomunicato e sospeso a divinis

Durante la Santa Messa ha rifiutato la sottomissione al Papa
Don scomunicato dal Vescovo. E’ successo a Livorno, dopo la predica del prete durante la Santa Messa della notte dello scorso 31 dicembre, San Silvestro.
“Un atto di natura scismatica”, con questa motivazione monsignor Simone Giusti ha scomunicato uno dei parroci della diocesi, don Ramon Guidetti.
Il decreto di scomunica è stato pubblicato sul sito della diocesi di Livorno: “Durante la celebrazione eucaristica, ha pubblicamente compiuto un atto di natura scismatica, rifiutando la sottomissione al Sommo Pontefice e la comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti”.
La scomunica è scattata ieri, 1 gennaio, secondo le norme del diritto canonico:“Don Ramon Guidetti è incorso ipso facto nella scomunica latae sententiae ed è sospeso a divinis e rimosso dall’ufficio di parroco”.
“Si ammoniscono i sacerdoti e i fedeli – si legge nell’atto, siglato dal cancelliere don Matteo Giavazzi- a non partecipare a eventuali sue celebrazioni o ad altre pratiche di culto, perché essi incorrerebbero ipso facto nella gravissima pena della scomunica”.
“Cari confratelli, cari fedeli, – si legge nell’atto – si comunica che Don Ramon Guidetti, Presbitero della Diocesi di Livorno e Parroco della Parrocchia di San Ranieri in Guasticce, in data 31 dicembre 2023, durante la Celebrazione eucaristica, ha pubblicamente compiuto un atto di natura scismatica, rifiutando la sottomissione al Sommo Pontefice e la comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti. Mons. Simone Giusti, Vescovo della Diocesi di Livorno, in data odierna, ha emesso un Decreto con il quale, a norma del can. 1364 § 1 del Codex Iuris Canonici, dichiara che Don Ramon Guidetti è incorso ipso facto nella scomunica latae sententiae. Il suddetto sacerdote è, dalla data odierna, sospeso a divinis e rimosso dall’ufficio di Parroco della Parrocchia di San Ranieri in Guasticce, a norma dei cann. 1333 § 1 e 1336 § 1 del Codex Iuris Canonici. Si ammoniscono i sacerdoti e i fedeli a non partecipare a eventuali sue celebrazioni o ad altre pratiche di culto, perché essi incorrerebbero ipso facto nella gravissima pena della scomunica”.
Immediata la replica del don scomunicato: