Compra casa di pregio e terreni ma gli eredi dell’anziana proprietaria la trascinano in tribunale

La battaglia su una proprietà a Barga si trascina da 17 anni nei palazzi di giustizia: i parenti contestano la vendita. La Cassazione rinvia gli atti alla Corte d'appello per un quarto processo

La casa, dotata di annesso terreno, l’ha acquistata formalmente ormai 17 anni fa. Ma da quella data non può ancora dirsi proprietaria a tutti gli effetti. Perché gli eredi di chi le aveva venduto l’immobile hanno trascinato la trattativa in tribunale.

E’ il singolare caso in cui si trova invischiata una lucchese per l’acquisto effettuato nel comune di Barga. La compravendita di un immobile, che dovrebbe essere un momento lieto sia che chi vende sia per chi compra, a volte si può trasformare in un vero e proprio incubo ad occhi aperti per tutte le parti in causa, e nel caso in questione sicuramente un calvario per l’acquirente. Non sono, infatti bastati tre processi per definire la questione e nei giorni scorsi la suprema corte di Cassazione accogliendo in parte le tesi dell’acquirente ha rinviato gli atti alla corte d’Appello di Firenze per un nuovo processo, il quarto, con indicazioni precise su come procedere.

Nell’ottobre del 2006, ben 17 anni fa, una donna di Lucca aveva acquistato una casa e un terreno a Barga, di un certo pregio e valore, da un’anziana signora del Comune della media valle del Serchio, con regolare atto notarile. Sembrava tutto a posto ma dopo la morte della venditrice i due eredi le hanno fatto causa chiedendo la nullità dell’atto di vendita e con motivazioni molto forti e decisamente inquietanti, invocando l’incapacità naturale al momento del rogito della donna. In diritto civile si intende per incapacità naturale la condizione in cui si trova una persona che, sebbene non interdetta, si provi essere stata per qualsiasi causa, anche transitoria, incapace d’intendere o di volere al momento di compiere un atto.

Il tribunale di Lucca durante il primo grado di giudizio però dà torto agli eredi e ragione all’acquirente che tira un sospiro di sollievo ma che si dimostrerà effimero. Nel 2019, infatti, la corte d’Appello di Firenze ribalta il verdetto di primo grado, accoglie le tesi degli eredi e condanna l’acquirente al rilascio immediato degli immobili, oltre che alla rifusione delle spese del doppio grado di giudizio. Una doccia gelata per la donna che a quel punto con i suoi legali decide di andare fino in fondo proponendo ricorso per Cassazione. E nei giorni scorsi gli ermellini hanno accolto parzialmente le sue istanze cassando la sentenza di secondo grado e rinviando gli atti del processo a un’altra sezione della corte d’Appello fiorentina per un nuovo, e si spera ultimo, processo.

Per la Cassazione infatti non basta invocare o anche dimostrare l’incapacità naturale della donna al momento del rogito ma anche la malafede di chi stava acquistando e poteva benissimo non sapere nulla né aver compreso o sospettato nulla sui motivi che in quel periodo rendevano la donna che le stava vendendo casa e terreno incapace di intendere e volere, cioè non nel pieno delle sue facoltà.

Si legge chiaramente in sentenza: “L’annullamento dei contratti non può essere pronunziato se non quando, per il pregiudizio che sia derivato o possa derivare alla persona incapace d’intendere o di volere o per la qualità del contratto o altrimenti, risulti la malafede dell’altro contraente”. E infine: “Ciò posto, dalla lettura della sentenza d’appello impugnata si evince che i giudici di secondo grado di Firenze non hanno compiuto alcun accertamento circa la malafede dell’acquirente, essendosi limitati ad argomentare esclusivamente in ordine all’incapacità d’intendere o di volere dell’alienante al momento della stipula del contratto”. Ora dopo 17 anni la donna che ha acquistato l’immobile a Barga potrebbe nei prossimi mesi vedere la fine del tunnel giudiziario. Si vedrà.