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Cronaca
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Uccide a coltellate il rivale dopo una lite in discoteca, 24enne condannato a 23 anni e 6 mesi di carcere

29 ottobre 2023 | 11:45
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Uccide a coltellate il rivale dopo una lite in discoteca, 24enne condannato a 23 anni e 6 mesi di carcere

Il giovane per una vicenda analoga di due anni prima è stato condannato in via definitiva a 6 anni e 8 mesi per tentato omicidio

Gioventù violenta, capace di azioni senza senso le cui conseguenze purtroppo spesso terminano in tragedia.

Un 24enne di Pietrasanta, A. P. M., è stato condannato in primavera dalla corte d’assise di Palermo a 23 anni di reclusione per omicidio e nei giorni scorsi a 6 anni e 8 mesi dalla Cassazione per tentato omicidio che però ha rinviato gli atti ai giudici di secondo grado per il ricalcolo della pena solo su alcune aggravanti contestate.

Al termine dei due iter giudiziari sarà il giudice dell’esecuzione a stabilire la condanna definitiva che dovrà scontare. Il giovane versiliese ha un cugino che vive in provincia di Palermo e nel settembre del 2019 su una spiaggia era nata una discussione con un 19enne per via di una ragazza. In questo diverbio il ragazzo versiliese ha tirato fuori il coltello e ha colpito all’addome il rivale in amore di suo cugino. Entrambi sono poi finiti sotto processo e condannati e ora manca solo il calcolo di pena sulle aggravanti per chiudere questo iter giudiziario. Il ragazzo ferito sulla spiaggia si era poi ripreso e aveva raccontato tutto alle forze dell’ordine anche se all’inizio al pronto soccorso forse per paura di ritorsioni aveva parlato di un incidente.

Ma nella primavera del 2021, due anni dopo, il 24enne di Pietrasanta, sempre nella città dove vive il cugino, durante una lite in una discoteca aveva colpito sempre con un coltello un suo coetaneo che stavolta però moriva poco dopo in ospedale per le ferite riportate. A quel puto l’arresto e la condanna in primo grado davanti al gup a 16 anni di reclusione per omicidio che nei mesi scorsi i giudici della corte d’Appello palermitana hanno portato a 23 anni e 6 mesi dopo il ricorso degli inquirenti contro le decisioni in sede di abbreviato.

Per il cugino, presente anche alla rissa in cui si era poi consumata la tragedia, il giudice aveva disposto che la procura indagasse per concorso in omicidio e non per la rissa aggravata e dunque si era ripartiti da zero. A luglio scorso il cugino siciliano era stato poi condannato in primo grado solo per la rissa a 2 anni di reclusione. Ma la procura ha già proposto appello. Sempre nel processo per omicidio era stato coinvolto anche una terza persona, presente quella notte nella discoteca, prima di essere assolto perché dall’analisi di alcuni filmati non si riusciva a desumere il suo grado di coinvolgimento nella lite.

Per il giovane versiliese i giudici di secondo grado hanno riconosciuto anche l’aggravante per futili motivi dato che anche in questo caso, come nel ferimento di due anni prima, la lite sarebbe scoppiata per via di una donna. Ma stavolta c’era scappato il morto. Vite bruciate e vite interrotte da una violenza cieca e barbara che troppo spesso vede coinvolti giovani poco più che maggiorenni. Tante le domande senza risposta in casi del genere, alle quali non è compito dei giudici rispondere. Ma a tutti noi.