Tumore all’ultimo stadio scambiato per un’infezione all’unghia: il risarcimento arriva dopo 32 anni

La Corte d'Appello condanna il dermatologo a pagare 10mila euro di indennizzo per il figlio della vittima

Tumore all’ultimo stadio scambiato per un’infezione all’unghia del piede, a 32 anni dalla morte della donna la sentenza di merito definitiva da parte della corte d’Appello di Firenze, dopo numerosi ed estenuanti rinvii della suprema corte di Cassazione.

I giudici fiorentini hanno condannato il dermatologo che ha sbagliato la diagnosi iniziale a risarcire il figlio in qualità di erede. Definire lunga e complessa questa causa giudiziaria terminata nei giorni scorsi con la sentenza della corte d’Appello regionale sarebbe decisamente un eufemismo ma dopo oltre 30 anni è arrivata la parola fine al contenzioso anche se non per i motivi ipotizzati prima dalla stessa donna e poi dal suo erede.

Sì perché di particolare questa incredibile vicenda giudiziaria ha non solo la lungaggine ma anche il motivo del risarcimento. Tutto inizia nel lontano 1991 quando la donna muore per un melanoma all’alluce. Tre anni prima un dermatologo le aveva invece diagnosticato una banale infezione all’unghia del piede e consigliato le cure del caso, sbagliando completamente tutto quello che era possibile sbagliare.

L’anno successivo, il 1989, le fu correttamente diagnosticato dall’Istituto nazionale tumori di Milano un melanoma maligno ultimo stadio e la donna, come detto, due anni dopo moriva. Ma prima di morire aveva denunciato al tribunale di Lucca il medico, causa poi riassunta dal figlio ed unico erede. A quel punto inizia un iter giudiziario difficile da inquadrare e spiegare. In primo e secondo grado, in poche parole, i giudici affermano che seppur sbagliata la diagnosi del dermatologo non era la causa del decesso della donna che sarebbe morta comunque anche se il medico avesse scoperto il tumore alla prima visita, per la natura particolarmente aggressiva del melanoma che era ormai in stato avanzato.

Questo emergeva nei processi di primo e secondo grado attraverso due differenti perizie medico legali disposte dai vari giudici. Dopodiché la causa arriva in Cassazione che rinvia più volte gli atti alla corte d’Appello di Firenze per diverse motivazioni. Alla fine di questo cammino giudiziario infinito si è arrivati alla sentenza dei merito definitiva che ha condannato il medico al pagamento di circa 10mila euro di risarcimento danni al figlio della donna. L’unico danno provato in tribunale è stato quello relativo all’anno in cui la donna pensava di avere una infezione all’unghia del piede e non un tumore mortale purtroppo. In questo anno è stato violato il suo diritto ad autodeterminarsi, ad organizzare le proprie cose, e per questo i giudici hanno riconosciuto un danno in via equitativa di circa 10mila euro come emerge nella sentenza della corte d’appello di Firenze a firma dei giudici Dania Mori, Giulia Conte e Paola Caporali.

Si legge infatti in sentenza: “Sulla base di tali considerazioni si addiviene alla quantificazione di un danno da lesione del diritto di autodeterminarsi limitatamente all’anno circa di ritardo della corretta diagnosi, tenendo conto che la donna ha avuto, successivamente alla corretta diagnosi, ulteriori due anni per poter impostare il tempo che le rimaneva nella prospettiva della fine: su tali presupposti si ritiene congruo l’importo di complessive euro 10.000 omnia”. Questo è l’unico danno risarcibile perché l’errata diagnosi del medico durante la prima visita non ha causato la morte della donna che secondo i giudici sarebbe purtroppo deceduta in ogni caso. Ora a meno di un ulteriore passaggio in Cassazione ma solo sull’entità del danno liquidato, circa 10mila euro, questa singolare causa emersa da una terribile vicenda e da un errore medico davvero incomprensibile, nel merito può considerarsi conclusa.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Toscana in Diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.