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Autista di scuolabus minacciato di morte: “Un genitore mi ha aggredito e mi ha detto: da qui non esci vivo”

23 settembre 2023 | 13:15
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Autista di scuolabus minacciato di morte: “Un genitore mi ha aggredito e mi ha detto: da qui non esci vivo”

Il conducente ha accusato un malore non appena ripreso il servizio: “Il padre del 12enne voleva picchiarmi perché non avevo lasciato scendere il figlio da solo alla fermata ma non avevo l’autorizzazione”. Scattata la querela

“Da qui non esci vivo”. Sono le parole che un genitore ha gridato all’autista dello scuolabus che aveva appena riaccompagnato il figlio di 12 anni a casa, in una frazione del comune di Borgo a Mozzano, dopo l’uscita dalle medie del capoluogo, nel primo pomeriggio di ieri (22 settembre). Il conducente del mezzo della società di trasporti Club, 62 anni di Capannori, ha raccontato ai carabinieri di essere stato aggredito verbalmente e minacciato di morte dal padre del ragazzo che lo accusava di non averlo lasciato da solo alla fermata del bus. Dopo un alterco andato avanti per quasi dieci minuti, durante il quale l’autista ha spiegato di aver tenuto a bordo il dodicenne perché sprovvisto dell’autorizzazione alla discesa senza accompagnatore, il conducente dello scuolabus è riuscito a chiudere le porte del mezzo su cui il genitore tentava di salire con l’intenzione di aggredirlo. Dopo pochi chilometri, però, è stato costretto a fermarsi colto da un malore. E’ stato soccorso da alcuni volontari della vicina Misericordia di Borgo a Mozzano che, valutati i parametri, lo hanno accompagnato in ambulanza al pronto soccorso del San Luca. Questa mattina (23 settembre) il 62enne che lavora anche come autista di linea per Autolinee Toscane si è recato alla caserma dei carabinieri di Borgo a Mozzano, presentando querela.

L’episodio che ha ricostruito di fronte ai carabinieri è avvenuto attorno alle 14,30 di ieri. L’autista si era presentato alle 14 con lo scuolabus davanti alle scuole medie di Borgo a Mozzano e aveva iniziato il servizio, dopo il suono dell’ultima campanella. Alla fine del giro ha accompagnato a casa anche l’ultimo alunno rimasto: “Quando sono arrivato alla fermata – racconta l’autista -, non c’era nessun familiare ad attenderlo. Per i bambini fino alla prima media è necessaria una autorizzazione dei genitori per farli scendere da soli dal mezzo, autorizzazione che per quel ragazzo non avevo. Quindi, senza problemi, ho fermato il mezzo e ho atteso. Dopo pochi minuti è comparso un uomo che ha detto di essere il padre del ragazzo e ha protestato sostenendo che avrei dovuto lasciare scendere da solo il figlio. Ho tentato invano di spiegargli che non mi era stata trasmessa dall’azienda la autorizzazione, ma lui sosteneva di essere stato già in Comune e che avrei dovuto lasciare alla fermata il figlio”. Il genitore, racconta il dipendente dell’azienda di trasporti, non ha sentito ragioni, nemmeno quando l’autista ha spiegato che per l’ok alla discesa senza accompagnatori la procedura è fatta di più passaggi. Il Comune trasmette, infatti, all’azienda affidataria del servizio le autorizzazioni e poi la ditta le recapita via mail all’autista. Ma quella per il 12enne non c’era.

“Non mi è stato neanche a sentire – racconta l’autista -: mi ha minacciato di morte e ha detto che me le avrebbe date di santa ragione. Ha anche tentato di salire a bordo con l’intenzione di picchiarmi e mi ha detto: ‘da qui oggi tu non esci vivo’. Io sono rimasto seduto al posto di guida perché volevo evitare problemi: in 30 anni di lavoro non mi è mai accaduta una cosa del genere. Ma l’altro insisteva a minacciarmi e a offendermi e allora mi sono alzato e gli ho detto che doveva allontanarsi. Alla fine sono riuscito a chiudere gli sportelli dello scuolabus e a ripartire ma fatti due chilometri mi sono dovuto fermare. Sono stato colto da un malore a causa della tensione, essendomi trovato di fronte ad una situazione che non mi sarei mai aspettato: credo di aver fatto il mio dovere a non lasciare scendere da solo quel ragazzo. Cosa sarebbe potuto succedere se gli fosse accaduto qualcosa? L’autorizzazione non mi era stata ancora trasmessa”.

L’autista è stato soccorso dalla Misericordia, la cui sede è vicina al luogo dove è stato costretto a fermarsi. Il suo malessere non è sfuggito ai volontari che gli hanno misurato la pressione: “Avevo la massima a 190”, dice l’autista. Così è scattata la corsa al pronto soccorso del San Luca, da cui è stato dimesso con un referto di due giorni per attacco di panico dovuto ad un forte stress. Con quel referto e il suo racconto questa mattina ha formalizzato la querela in caserma: “Cose del genere non dovrebbero accadere – ha commentato -, ed è per questo che ho deciso di non lasciar correre. Siamo responsabili di questi minori e cerchiamo soltanto di tutelare loro e le loro famiglie”.