Assolda i sicari per vendicare la morte del fratello, 5 in carcere
L’omicidio a Castelnuovo Val di Cecina: indagine dei Carabinieri con l’Interpol
Assolda un gruppo di sicari per vendicare la morte del fratello secondo il codice del “Kanun”: arrestate 5 persone tra Italia e Albania per l’omicidio di Sasso Pisano.
Alle prime luci dell’alba di oggi, in provincia di Pisa (nel comune di Castelnuovo Val di Cecina), Napoli, Casoria, Pescara e in Albania, i Carabinieri del comando provinciale della città della Torre, in collaborazione con i colleghi dell’Arma competenti sul territorio, e attraverso il canale di cooperazione internazionale Eurojust e con il magistrato italiano di collegamento in Albania per l’arresto in quello stato estero – reso possibile in virtù della sinergica azione di coordinamento con la Polizia di Stato albanese, assicurata dall’Ufficio dell’esperto per la sicurezza in Albania e della 2a Divisione Interpol del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia – in esecuzione di un’ordinanza cautelare in carcere emessa, su richiesta della Procura di Pisa, dal gip del tribunale pisano, hanno arrestato 5 persone– di cui 3 di nazionalità italiana e 2 albanese – ritenute responsabili, a vario titolo, di omicidio premeditato in concorso – vittima un cittadino albanese, commesso il 18 agosto 2022, a Castelnuovo Val di Cecina – porto abusivo di armi e contraffazione di targhe -, quando Elson Kalaveri, 36 anni, fu ucciso a colpi di arma da fuoco.
L’odierna operazione, denominata “Kanun” è il frutto di un intenso lavoro di investigazione, condotto sin dall’agosto 2022 dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Pisa e coordinato dalla Procura della Repubblica di Pisa, che ha permesso di far luce su un efferato omicidio, premeditato da uno degli indagati, di nazionalità albanese – che per vendicare la morte del fratello (secondo un rito del codice consuetudinario albanese – il “Kanun” – di dover vendicare l’uccisione di familiari consanguinei) ha materialmente “assoldato”, in area campana, un gruppo di fuoco (di nazionalità italiana), per uccidere la vittima – mediante una vera e propria esecuzione – attirata nel piccolo borgo della provincia di Pisa con una trappola ordita anche grazie ad un “basista”, connazionale del mandante.
L’investigazione, complessa e articolata, si è avvalsa di una consistente attività di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali su decine di soggetti, supportate da accertamenti tradizionali svolti sull’intero territorio nazionale (in ragione della estrema mobilità degli indagati) e da riscontri investigativi tecnici particolarmente accurati e gravosi (analitica georicostruzione, attraverso i sistemi di videotelecamere, del percorso seguito dagli indagati da e per il luogo del delitto) integrate dal prezioso ausilio fornito dall’esito delle analisi tecnico-scientifiche condotte dai Ris di Roma e Parma.
Le indagini
In una prima fase il fratello del deceduto, desideroso di vendicarlo, nel mese di giugno 2022 contattava, preliminarmente, il basista (residente nella provincia di Pisa) e, successivamente, un componente del gruppo di fuoco in area napoletana, tentando di intraprendere un primo contatto “indiretto” con la vittima, non riuscendovi; nel mese di luglio 2022 riprendeva, successivamente, il contatto con il basista assoldando “un gruppo di fuoco” composto da 3 sicari (il soggetto precedentemente contattato e altri due sodali, tutti residenti nella provincia di Napoli e Caserta).
In una seconda fase veniva organizzato il 18 agosto 2022 un vero e proprio agguato nel comune di Castelnuovo Val di Cecina, laddove il sodalizio riusciva ad attirare in una trappola il citato Kalaveri – con la scusa della restituzione di una somma di denaro vantata dalla vittima nei confronti del basista – nella piazza principale del borgo di Sasso Pisano (frazione del comune di Castelnuovo Val di Cecina), laddove il gruppo di fuoco, mediante l’utilizzo di 2 pistole semi-automatiche di diverso calibro, esplodendo complessivamente 16 colpi, alcuni dei quali attingevano mortalmente la vittima, che decedeva sul posto.Successivamente, i sicari abbandonavano repentinamente il luogo dell’agguato mortalecon 2 autovetture, avvalendosi di targhe contraffate per eludere l’identificazione di uno dei due mezzi utilizzati per la fuga.
L’esito dell’attività investigativa – condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Pisa dall’agosto 2022 sino alla data odierna – ha consentito di raccogliere una serie di plurimi elementi di responsabilità a carico degli odierni indagati accertando l’aggravante della “premeditazione”, riscontrata nell’opera di pianificazione dell’omicidio da parte del mandante che, per vendicare la morte del fratello (secondo il richiamato rito del codice consuetudinario albanese – il “Kanun” – che impone di vendicare l’uccisione di familiari consanguinei), ha materialmente “assoldato”, in area campana, un gruppo di fuoco (di nazionalità italiana), per uccidere la vittima – mediante una vera e propria esecuzione – attirata nel piccolo borgo della provincia di Pisa, con una trappola ordita grazie anche ad un “basista”, anche egli di origini albanesi.
Il mandante, fratello del cittadino albanese deceduto nel 2019, ha voluto sostanzialmente vendicare il fratello, venuto a mancare a seguito di complicazioni gravi provocategli dal Kalaveri nel 2014 e tale interesse ha incontrato quello convergente del connazionale basista, seppure fondato su diverse ragioni, da ricondurre a tensioni sviluppatesi in epoca prossima al delitto per divergenze di natura economica, presumibilmente da ricollegare ad attività connesse con il settore degli stupefacenti; da una conversazione tra i due – mandante e basista – si delinea chiaramente l’idea di tendere una trappola alla vittima, attirandola in un posto prestabilito. Poi, viene accertato l’acquisto e l’attivazione di schede telefoniche con identica intestazione fittizia, consegnate ad un componente del gruppo di fuoco ed al basista, le trasferte in Toscana dei componenti del gruppo di fuoco per effettuare sopralluoghi preliminari e per portare l’auto – poco meno di due mesi prima dell’evento – che i sicari utilizzeranno per commettere l’omicidio.
Il giorno dell’omicidio, la vittima arriva a Sasso Pisano verso le 17 e si sofferma a scambiare qualche parola con il basista, per poi dirigersi verso un bar dove viene raggiunto dal basista. Dopo circa 50 minuti giunge nel comune di Castelnuovo Val di Cecina, frazione Sasso Pisano, la vettura utilizzata per l’agguato (Lancia Y) – verosimilmente con due
individui all’interno vestiti di scuro – e dopo circa mezz’ora, unitamente ad una seconda autovettura (Fiat 500) a brevissima distanza, fa ingresso nell’abitato di Sasso Pisano; nella prima vi è solo il conducente, nella seconda oltre al guidatore, anche il passeggero. L’ingresso in paese è stato definito un “pattugliamento” della zona da parte dei due veicoli, con numerosi passaggi e scambi ripetuti di occupanti. All’uscita della vittima e del basista dal bar, viene rilevato il transito della Fiat
proveniente dal centro abitato di Sasso Pisano, con il solo conducente, che si allontana dalla frazione per poi ricongiungersi, dopo l’agguato, sulla via del ritorno in area campana.
Nel frattempo, la Lancia Y viene rilevata mentre va verso la via Cavour di Sasso Pisano e torna indietro con due persone a bordo e si va a posizionare sul luogo dell’agguato, dove la vittima giunge a bordo di una Mercedes con un’altra persona e viene attinta con più colpi di arma da fuoco calibro 9×21 mm e 45 ACP; la Mercedes viene ripresa dalle telecamere di sorveglianza dell’ufficio postale, mentre tenta una fuga a retromarcia, seguita, dopo 26 secondi, dalla Lancia il cui conducente è palesemente armato di pistola. Dopo la fuga, la Lancia Y e la Fiat 500 vengono riprese una prima volta, in transito veloce, dalle telecamere di videosorveglianza del Comune di Monterotondo (appaiate l’una all’altra) ed una seconda volta, lungo il tragitto per Napoli, nell’area di servizio “Casilina Ovest”, dove i veicoli si riuniscono e mentre la Fiat riprende la marcia, uno degli indagati ferma la Lancia per rifornirla.
Infine, le due auto imboccano l’uscita per Villa Literno, dove risulta dimorare il mandante quando si trova in Italia.