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Mafie, in Toscana “una holding occulta di grande spessore”

14 settembre 2023 | 10:00
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Mafie, in Toscana “una holding occulta di grande spessore”

Le nuove strategie di infiltrazione della criminalità organizzata nella relazione conclusiva della Dia per il 2022

La criminalità organizzata (transnazionale) mina la pace e la sicurezza, viola i diritti umani e compromette, a livello mondiale, lo sviluppo economico, sociale, politico e civile. I gruppi criminali organizzati, di matrice italiana ormai sono strutture che operano costantemente oltre i confini nazionali, determinando “fenomeni e dinamiche criminali complessi, sempre più proiettati su scala transnazionale e perciò bisognosi di un’intensa azione di cooperazione internazionale”. È indispensabile quindi una conoscenza approfondita e condivisa del fenomeno criminale che sostenga le attività di contrasto, valorizzando le sinergie e le best practices, almeno a livello europeo, coinvolgendo tutti gli attori della cooperazione internazionale di polizia e giudiziaria. Questo l’incipit duro e inquietante della relazione al parlamento della Dia, relativa al secondo semestre dello scorso anno, che chiude l’analisi sul 2022 dei fenomeni mafiosi italiani. E nel settore degli stupefacenti, che resta il business principale delle mafie, le cosche di ‘ndrangheta hanno comprovato la loro peculiare capacità di stringere rapporti funzionali con le altre organizzazioni italiane (cosa nostra e camorra) e straniere (in primis albanesi) ponendosi come “coordinatori” dell’intero sistema.

Un fenomeno sempre in evoluzione e al passo coi tempi

Violenza solo se indispensabile e si pensa soprattutto agli affari per evitare le reazioni dello Stato degli anni passati dopo le stragi. Gli elementi investigativi finora raccolti confermano che le organizzazioni criminali di tipo mafioso, nel loro incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti, hanno implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive e intimidatorie. Oggi, le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando della disponibilità di ingenti capitali accumulati con le tradizionali attività illecite.

A caccia di fondi

Si tratta di modi operandi dove si cerca sia di rafforzare i vincoli associativi mediante il perseguimento del profitto e la ricerca del consenso approfittando della forte sofferenza economica che caratterizza alcune aree, sia di stare al passo con le più avanzate strategie di investimento, riuscendo a cogliere anche le opportunità offerte dai fondi pubblici nazionali e comunitari (Recovery Fund e Pnrr). Bisogna inoltre evidenziare che la soglia di vigilanza sugli appalti ed erogazioni pubbliche va massimizzata, non sarà sufficiente la sola azione di contrasto della neonata procura europea. È necessario cioè un approccio adeguato ai tempi se non vogliamo concedere altro vantaggio alla criminalità organizzata. Occorre necessariamente superare l’idea che la criminalità organizzata rilevi solo in termini di ordine pubblico o sia confinata entro ristretti limiti nazionali; è un’idea questa che si ripercuote negativamente sull’efficacia delle misure di contrasto stabilite nei vari ordinamenti nazionali.

Toscana

Nel semestre in riferimento, il territorio toscano ha confermato come le consorterie criminali italiane (in particolare quelle di origine calabrese e campana ben più radicate e penetranti rispetto a quelle di origine siciliana) e quelle straniere continuino la loro operatività investendo i proventi illeciti nel settore turistico-alberghiero, in quello dello smaltimento di rifiuti, e in generale negli appalti pubblici. Le consorterie criminali, infatti, tendono in maniera sempre più raffinata ad infiltrarsi nel tessuto socio-economico della Regione, utilizzando non solo imprenditori compiacenti o in difficoltà economiche, ma avvalendosi anche della collaborazione di professionisti e cercando, inoltre, appoggi o agevolazioni da parte di funzionari pubblici infedeli. L’interesse principale delle organizzazioni criminali autoctone è peraltro sempre quello della gestione del traffico di stupefacenti, spesso gestito in collaborazione con la criminalità straniera, utilizzando il porto di Livorno quale “centro” per l’ingresso in Toscana, e più in generale in Italia, della cocaina proveniente da oltreoceano. In particolare, significativo è il rinvenimento, con relativo sequestro di un carico di oltre 200 chili di cocaina, arrivato in Italia all’interno di un container frigo partito un mese prima da uno scalo portuale ecuadoriano, effettuato il 27 luglio 2022 da parte della Guardia di finanza. La criminalità di matrice straniera, oltre al traffico di droga, è dedita anche ai reati estorsivi e predatori, in particolar modo da parte di sodalizi albanesi, romeni, cinesi, magrebini e nordafricani in genere.

La frase più inquietante per la regione

“In particolare, per quanto riguarda cosa nostra, il centro operativo Dia di Firenze ha disvelato, nel semestre in esame, l’esistenza di una holding occulta con importanti interessi in ambito economico, sia in Toscana, sia in altre regioni, da cui si evince una capacità criminale finanziaria di rilevante spessore”. La criminalità di tipo ’ndranghetista continua a dimostrarsi presente e attiva in Toscana con attività criminali legate al traffico di droga, alle estorsioni ed usura nonché al traffico e allo smaltimento illecito di rifiuti.

Anche Lucca al centro di interessi mafiosi ancora da comprendere e svelare appieno

Il 20 settembre 2022 il personale del centro operativo Dia di Firenze e l’Arma dei carabinieri, coordinati dalla Dda di Firenze, hanno eseguito nelle città di Milano, Catania, Bologna, Viareggio, Bergamo, Salerno e Pistoia un provvedimento emesso dal Gip di Firenze che ha disposto il sequestro, finalizzato alla confisca, di beni mobili e immobili per un valore di oltre 1 milione e 100 mila euro nei confronti di 7 persone e di 4 società. Al momento dell’esecuzione sono stati individuati e posti sotto sequestro 6 immobili, dislocati tra Viareggio, Catania e Massa Carrara, 2 auto di lusso, 1 barca e diverse disponibilità finanziarie, quali prodotto o profitto dei reati, per un valore complessivo di 574642 euro.

Le indagini, avviate nel 2017, hanno riguardato alcuni soggetti di origini siciliane, da tempo residenti in Toscana, operanti nella provincia di Lucca ed in particolare a Viareggio, indagati per numerosi delitti contro il patrimonio, quali riciclaggio di proventi delittuosi di terzi, reimpiego di proventi da delitto commesso da terzi, intestazione fittizia di beni a prestanome per sottrarsi alle misure di prevenzione o per riciclaggio o reimpiego, appropriazioni indebite del patrimonio delle società controllate, frode fiscale con emissione di fatture per operazioni inesistenti, nonché correlate condotte di autoriciclaggio e di favoreggiamento della organizzazione mafiosa denominata cosa nostra. Dagli esiti investigativi, è emerso che due degli indagati sarebbero risultati promotori e vertici, in momenti storici diversi, dell’associazione criminale di tipo mafioso. Uno dei due sarebbe stato vicino ai clan, attivi nel catanese, mentre l’altro avrebbe agito in contiguità all’organizzazione dei corleonesi. Costoro avrebbero messo a disposizione delle organizzazioni criminali la propria compagine societaria, ramificata in complesse articolazioni e strutturata funzionalmente per procedere ad investimenti ed acquisizioni di attività imprenditoriali da far gestire direttamente da cosa nostra. Gli altri indagati, invece, sarebbero risultati concorrenti esterni all’associazione mafiosa, coinvolti in specifiche operazioni illecite funzionali al perseguimento degli scopi e causalmente legate al mantenimento in vita dell’associazione. L’associazione criminosa operava come se fosse un gruppo societario unitario non dichiarato. Di fatto, ha dato luogo ad una vera e propria holding occulta, riconducibile ad uno degli indagati promotori dell’associazione, che operava a Viareggio, prevalentemente nel settore nautico, mentre in Sicilia era attiva nell’ambito dei rifiuti e in tali settori economici faceva confluire le disponibilità finanziarie del sodalizio.

Conclusioni

Questo gruppo economico occulto serviva, inoltre, da struttura di supporto e consulenza anche agli investimenti illeciti degli ambienti contigui alle organizzazioni mafiose, anche in Toscana e in Lucchesia, e quindi si mostrava sempre aperto ad offrire nuove soluzioni per il reimpiego di capitali e per gestire gli illeciti flussi finanziari. “In relazione alle altre attività di contrasto a cosa nostra in corso, non vi sono, allo stato, altre informazioni ostensibili”. Cioè tutto il materiale è coperto dal segreto istruttorio al momento. Evidentemente ci sono indagini in corso, delicate e complesse, e potenzialmente deflagranti. Si vedrà.