Nell’auto con oltre 100 chili di hashish: barista di 23 anni finisce in carcere



Altri 10 chili di droga trovati durante le perquisizioni nel locale e a casa del giovane incensurato e insospettabile
Un giovane imprenditore insospettabile, sconosciuto alle forze dell’ordine e senza alcun precedente. Una copertura perfetta, secondo i carabinieri che ieri pomeriggio (6 settembre) hanno fatto scattare le manette ai polsi del titolare di un noto locale in una frazione di Altopascio, un 23enne trovato con un quantitativo di hashish da capogiro: ben 105 chili stipati nel bagagliaio dell’auto alla guida della quale è stato fermato dai militari. Altri 10 sarebbero stati sequestrati poco dopo nel corso delle perquisizioni scattate a casa e nel locale pubblico di cui è gestore.
Un sequestro di droga che, per quantità, non ha precedenti in provincia di Lucca è quello eseguito ieri pomeriggio dai carabinieri di Altopascio insieme ad una squadra di intervento operativo del sesto Battaglione della Toscana, nel corso dei servizi di controllo intensificati ad Altopascio. I carabinieri hanno fermato il 23enne residente ad Altopascio ad un posto di controllo a Spianate e si sono subito insospettiti per il suo atteggiamento nervoso, soprattutto quando hanno chiesto di aprire il bagagliaio. Ed è qui che è arrivata l’incredibile sorpresa: nel baule dell’auto c’erano buste ed involucri contenenti hashish. Enorme il quantitativo, scovato dopo un’accurata perquisizione dell’auto portata alla caserma: circa 105 chili di droga. A quel punto i militari hanno voluto andare a fondo della questione e hanno fatto scattare la perquisizione dell’abitazione e del bar di cui il 23enne è titolare: in campo anche il cane Tami, unità antidroga del nucleo cinofili di Firenze.
Nel corso della perquisizione sono stati trovati altri 10 chili di hashish, una scatola con 40 cartucce calibro 9×21 e quattro orologi Rolex che secondo i carabinieri sarebbero di dubbia provenienza. Per il giovane, arrestato in flagrante, si sono aperte le porte del carcere San Giorgio di Lucca.