Il bimbo morto e la madre in carcere, Alfano: “Temo ci sia stata sottovalutazione”

Non ci si spiega come sia stato possibile dare un figlio a una persona definita "malata"

Il drammatico caso del piccolo Marcus, morto a Livorno, e la madre in carcere con l’accusa di omicidio premeditato, ha suscitato impressione e perplessità tra i lettori.

Qui la notizia:

Il bimbo non è morto per la caduta dallo scivolo, è stato ucciso: in carcere la mamma

Come è stato possibile che il bimbo, in affidamento esclusivo al padre, sia andato in vacanza da solo con la mamma?

La donna era stata definita pericolosa e con disturbi della personalità dai giudice civile di Torino.

Sulla vicenda abbiamo chiesto il parere del legale fiorentino avvocato Mattia Alfano.

Da chi e come è stato autorizzato che la donna partisse da sola col figlio? 

“Trattandosi di separazione con affidamento esclusivo in favore del padre immagino che ci sia stato un accordo tra i coniugi o sia stato deciso da un giudice. In ogni caso, trattandosi del benessere di figli minori, a prescindere da eventuali accordi, resta comunque la figura di un giudice a monitorare la situazione. Preciso che la possibilità di trascorrere del tempo esclusivo con entrambi i genitori costituisce una opportunità di crescita sana per un figlio. Nel caso specifico andrebbe però capito come si sia arrivati ad una decisione così drastica, perché l’affidamento esclusivo specie a favore di un padre costituisce un qualcosa di veramente molto raro: temo ci sia stata una sottovalutazione della vicenda”.

Come si ricorderà la donna nel cuore della notte aveva dichiarato al 118 che il bimbo, il giorno precedente, era caduto dallo scivolo di un parco giochi a Tirrenia. Ma la sua versione è stata smontata dalla Polizia, anche grazie agli esiti dell’autopsia (gravi e numerose lesioni compatibili da una caduta dall’alto). Da quanto emerso gli spostamenti della donna nel giorno della tragedia che sarebbe stata vista entrare nel pomeriggio in un condominio in zona Borgo Cappuccini, uscendone con il bambino in braccio probabilmente già morto, dopo oltre 11 ore. Ora afferma di non ricordare cosa sia successo.

“Purtroppo accade spesso che quando il carnefice si identifica nella figura del genitore un gesto estremo sia cancellato dalla memoria. È un gesto contrario ad ogni istinto e quindi la mente protegge il soggetto cancellando il ricordo di quanto drammatico si è fatto. Sul punto decine di periti si sono dilungati sui meccanismi mentali che si verificano parlando del presunto gap di memoria nella vicenda di Anna Maria Franzoni”

Le è mai capitato durante una separazione un caso simile? 

“Non mi è successo in termini così drammatici ma sto seguendo un padre che ha avuto l’affidamento esclusivo del figlio, vittima di abusi sessuali da parte della madre e che, contrariamente ad ogni logica, è stata autorizzata a trascorrere un periodo estivo col figlio. Da allora son passati quasi 2 anni e il padre non riesce ancora a mettersi in contatto con il bambino perché la mamma è fuggita all’estero con lui”.