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Il dittico di Salvador Dalì rientrerà in Italia: lieto fine per i dipinti realizzati fra Lucca e Cortina

30 agosto 2023 | 19:30
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Il dittico di Salvador Dalì rientrerà in Italia: lieto fine per i dipinti realizzati fra Lucca e Cortina

Il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar, blocca una vendita da 8 milioni di euro e ordina l’immediato ritorno delle opere nella penisola

Due quadri di Salvador Dalì sono stati dipinti in Italia, tra Lucca e Cortina d’Ampezzo. Il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar, blocca la vendita e ordina l’immediato rientro dell’opera sul suolo italiano a disposizione del ministero della cultura. I quadri stavano per essere battuti all’asta a 8 milioni di euro.

C’era una volta a Lucca la contessa Anna Letizia Pecci Blunt, detta Mimì, nobildonna, mecenate e collezionista d’arte nonché nipote di Papa Leone XIII, attiva in ambito culturale, aprendo numerosi salotti, gallerie e teatri. Una fra le donne più importanti dell’epoca in Italia e in Europa con amicizie in tutto il mondo. Mimì, che era nata a Roma nel 1885, come è noto morì a Marlia, nella Reggia che aveva acquistato nel 1923 e aveva fatto restaurare, nel 1971.

Un’antica storia piena di fascino e suggestione da sembrare quasi una fiaba. Sì perché l’artista surrealista spagnolo tra il 1936 e il 1937 è stato ospite della contessa Pecci Blunt a Lucca e il ministero della cultura ha rivendicato l’interesse nazionale per queste 2 opere ritenendo che fossero state realizzate proprio in quel periodo nel quale Dalì andava e veniva da Parigi a Lucca, con tappe anche a Roma e Cortina D’Ampezzo. Ma proprio per quell’amicizia così forte con Mimì Pecci Blunt e visto il suo notorio interesse per il mondo dell’arte, dal ministero hanno sostenuto che esiste, si legge in sentenza “un’elevata probabilità della realizzazione delle due opere in Italia. Si tratta di una coppia di dipinti di Salvador Dalì denominati Couple aux tetes pleines de nuages. Deporrebbero a favore di questa ricostruzione, i soggiorni di Dalì nel territorio nazionale e, precisamente, nel settembre 1936 a Lucca presso la contessa Pecci Blunt, pur alternati da rientri presso la propria abitazione di Parigi, Roma e Cortina”.

Da questa cronologia, assunta dal testo Cronologia di Dalì in Italia di Rosa Maria Maurell e Lucia Moni, l’amministrazione ha desunto la probabile realizzazione dell’opera in Italia e forse a Lucca, e dunque dell’esistenza dell’interesse culturale per lo Stato, “trattandosi dell’opera di uno dei maggiori esponenti della pittura surrealistica, probabilmente realizzata in Italia e tenuta in collocazione preminente dal compositore di musica altrettanto surrealistica, come Giacinto Scelsi”. Il ministero è così convinto delle sue tesi che blocca la vendita in corso nell’ottobre del 2020 all’arcinota casa d’aste Sotheby’s di Londra. I quadri fanno parte del patrimonio della Fondazione Scelsi di Roma e il 15 ottobre del 2020, ovvero a distanza di 3 ore e 15 minuti dall’inizio dell’asta, fissata presso la sede di Londra della Sotheby’s , il ministero dei beni culturali, notificava alla Fondazione il decreto di annullamento in via di autotutela dell’attestato di libera circolazione del 2020 per l’opera di Salvador Dalì, il dittico, con contestuale avvio d’ufficio del procedimento di verifica dell’interesse culturale, il dipinto veniva comunque battuto all’asta al prezzo di base d’asta di  7 milioni e 800mila euro, sia pure con vendita sospensivamente condizionata, in considerazione della notizia dell’intervenuto annullamento dell’attestato.

Il Tar del Lazio aveva sbloccato l’operazione di vendita dando torto al ministero ma ora i giudici di Palazzo Spada hanno scritto la parola fine sulla suggestiva vicenda. Si legge infatti nella sentenza del Consiglio di Stato pubblicata oggi (30 agosto): “In definitiva, deve accogliere il ricorso in appello del ministero della cultura e, in riforma della sentenza di primo grado, devono respingersi i ricorsi della Fondazione Scelsi e della Società Bonhams 1793 Ltd proposti dinanzi al Tar del Lazio. Alla luce delle considerazioni sin qui svolte deve, quindi, ritenersi legittimo il provvedimento di vincolo emanato dal Ministero. La legittimità del provvedimento di annullamento in autotutela dell’attestato di libera circolazione e del provvedimento di vincolo impongono di decretare (in assenza della riproposizione di motivi relativi a vizi propri di tale atto) la legittimità della nota del 2021 con la quale è stato richiesto il rientro immediato in Italia dell’opera di Salvador Dalì denominata Couple aux tetes pleines de nuages, di proprietà della Fondazione Isabella Scelsi, non oggetto di motivi di invalidità propria rimessi alla cognizione di questo Giudice”.

Non sapremo mai, forse, dove Salvador Dalì abbia realizzato con certezza storica questi 2 quadri. Per i giudici basta la cosa più probabile, la verità la conoscono solo lui e Mimì Pecci Blunt. Amen.