Kata, smentita la pista peruviana. Lo zio resta in carcere

I legali escludono una telefonata con il nonno

Udienza di convalida e interrogatorio davanti al gip: lo zio materno di Kata, arrestato lo scorso 5 agosto dalla Squadra Mobile della Questura di Firenze per il racket degli affitti all’interno dell’ex hotel Astor, resta in carcere. Ravvisato dal giudice il pericolo di reiterazione del reato. Le accuse mosse all’uomo, sono anche di tentata estorsione e rapina, tentato omicidio e lesioni gravi, per l’episodio del 28 maggio quando, durante un raid punitivo, un uomo si gettò dalla finestra al secondo piano per sfuggire all’aggressione.

Stessa sorte per altri due peruviani che restano in cella, mentre a un terzo sono stati concessi i domiciliari.   

avvocati Sharon Matteoni e Filippo Zanasi

Intanto gli avvocati Sharon Matteoni e Filippo Zanasi, legali dei genitori della piccola scomparsa, smentiscono la notizia di una telefonata del nonno di Kata con il padre della bimba durante la quale sarebbe stato riferito che Kata era in Perù: “Circolano notizie difformi dalla realtà – spiegano – non esiste alcuna telefonata tra i genitori di Kataleya e il nonno relativa ai fatti accaduti a giugno”.

Quindi nessuna pista peruviana, per ritrovare la piccola

“Kata è viva”, una nuova pista porta in Perù

Le ricerche di Kata  – aggiungono – non si sono fermate neppure nei giorni di festa. Vogliamo che la piccola ritorni sana e salva tra le braccia dei genitori, questo è il nostro scopo. Sono trascorsi due mesi dalla scomparsa, ma non vogliamo credere a una fine tragica”.

 

 

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