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Troppa fretta del medico durante il parto provoca gravi lesioni a una donna: Asl condannata al risarcimento

19 luglio 2023 | 20:45
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Troppa fretta del medico durante il parto provoca gravi lesioni a una donna: Asl condannata al risarcimento

Lacerazioni importanti per l’utilizzo della ventosa ostetrica: oltre ai 25mila euro l’azienda pagherà anche le spese legali

Medico dell’ospedale di Lucca agisce con “troppa fretta”, secondo i giudici, durante un parto indotto con ventosa e devasta la partoriente provocandole lacerazioni vaginali e rettali, l’Asl Toscana nord ovest perde anche la causa d’appello per il risarcimento e ora dovrà pagare circa 25mila euro alla donna e 5700 euro di spese di lite e di giudizio.

I giudici del distretto fiorentino Covini, Conte e Cecchi hanno infatti rigettato i motivi di appello dell’azienda sanitaria giudicandoli manifestamente infondati. Anche sulle spese legali l’Asl ha provato a dare battaglia in aula per via del 60 per cento di responsabilità medica ma la Corte d’appello di Firenze sul punto ha chiarito che “non si può penalizzare infine la parte che è incolpevole delle proprie congenite e latenti aree malaciche (mancante di tessuti nervosi), concorrenti passive delle lacerazioni provocate dal sanitario”.

Il parto era avvenuto esattamente 10 anni fa e nel 2018 già il tribunale di Lucca aveva condannato l’Asl per mal pratica sanitaria ritenendo la manovra effettuata dal medico “troppo frettolosa” rispetto ai tempi minimi previsti per questi complessi interventi e stabilito il 60% di colpa medica contro un 40% dovuto alla partoriente che aveva circa 40 anni e “presentava una area malacica impossibile da diagnosticare prima del travaglio e del parto , tale da rendere il setto vaginale della paziente “costituzionalmente dotato di uno spessore insufficiente ad assorbire l’energia in eccesso”, stando al resoconto processuale.

Il medico lucchese anche secondo i giudici della corte d’Appello di Firenze durante il parto indotto aveva utilizzato la ventosa per la fuoriuscita del bambino dal ventre materno ma non rispettando la giusta tempistica consigliata per queste manovre che rischiano di provocare lacerazioni sia alla vagina sia al retto della donna se messe in atto con eccessiva rapidità. Si legge infatti molto chiaramente in sentenza: “Con tutta probabilità l’applicazione della ventosa e la successiva trazione sull’occipite non ha favorito una flessione completa della testa per un errore di valutazione da parte dell’operatore sanitario che, evidentemente preoccupato della salute fetale, ha deciso di estrarre prima possibile il feto e questo spiegherebbe la rapidità del periodo espulsivo durato “meno di 10 minuti, verosimilmente 7-8 minuti, tenendo conto dei 2-3 minuti minimamente necessari per l’applicazione rapida della ventosa quando mediamente l’estrazione completa del feto con ventosa richiede non meno di 15 minuti, talvolta fino a 30. L’imprudente esecuzione della procedura può quindi dirsi causa delle lacerazioni riportate da parte attrice (la donna)”.

Esiste un report della Aogoi (associazione dei ginecologi italiani) intitolato Raccomandazioni per il parto operativo vaginale mediante ventosa ostetrica, proprio per informare i medici sui rischi e sulle accortezze da operare in casi del genere.

L’Asl aveva provato in subordine anche a contestare l’entità del risarcimento ritenuto eccessivo anche perché le lacerazioni erano state immediatamente curate. Hanno così risposto lapidari i giudici fiorentini sul punto: “Componente del pregiudizio complessivo non patrimoniale è pure la sofferenza psichica dell’interessata (danno morale non da sofferenza fisica), nella specie nel ritrovarsi menomata nelle parti intime, aver dovuto affrontare un’esperienza traumatica invece che felice, che le ha compromesso il primo periodo della prima maternità, segnandolo in modo indimenticabile… ed inoltre impostandole l’atteggiamento di non voler avere altri figli, per il timore per la propria salute, nonché sovvertito la sua vita sessuale, divenuta fastidiosa quando non dolorosa, con netta perdita di autostima con riflessi sul rapporto con il coniuge”.

Il delicato caso giudiziario nella sua fase di merito è concluso.