
Fu una notte spaventosa
23, 50 del 29 giugno di 14 anni fa. Un boato, poi altri colpi.
In camicia da notte aprii la porta, mi affacciai e vidi il cielo arancione. Mi precipitai a vestirmi, presi cellulare e macchina fotografica, scesi, presi l’auto e appena fatti 200 metri, difronte alla caserma dei pompieri, vidi le lingue di fuoco più alte dei palazzi a Largo Risorgimento. Imboccata la via Aurelia, vidi l’inferno: le case della vicina via Ponchielli, che costeggia la ferrovia, dilaniate dalle fiamme e persone che fuggivano, corpi anneriti, alcuni ormai morti adagiati sull’asfalto.
Chiamai il giornale, sembravo impazzita: “E’ una ecatombe”, dissi, pensando sul momento a un attentato alla Stazione di Viareggio, apprendendo poi col passare dei minuti che un treno merci carico di gpl era deragliato dai binari, e aveva fatto esplodere un intero quartiere, oltre alla sede della Croce Verde, dove andarono distrutte tutte le ambulanze.
I pompieri, gli angeli del fuoco, furono i primi ad arrivare, non solo dal distaccamento viareggino ma da tutta la Toscana. Sfidando il fuoco, salvarono molti innocenti.
Ma fu una notte di strazio, con i primi morti, tra cui 3 bimbi, Lorenzo e Luca Piagentini (2 e 5 anni) e Iman Ayad (3 anni) e tantissimi feriti (molti dei quali morirono tra sofferenze atroci nei giorni a seguire per le ustioni riportate).
Scrissi piangendo, con l’odore di bruciato nel cuore e con le grida disperate dei sopravvissuti nelle orecchie.
A distanza di 14 anni un commosso ricordo di 32 vittime, e la vicinanza a chi in quella notte tragica perse chi amava.