Morì carbonizzato nell’Ape, centauro assolto: non c’entrava niente

La difesa ha dimostrato che l’anziano aveva fatto una manovra improvvisa a U
Assolto con formula piena, perchè il fatto non costituisce reato: è stata la decisione del tribunale di Pisa, nelle cui auleun centauro era finito alla sbarra dopo il drammatico incidente avvenuto a Vecchiano, dove morì carbonizzato un uomo che era alla guida di una Apecar.
Una fine atroce, quella della vittima, un pensionato 83enne bruciato vivo nel settembre 2016. e un lungo processo per stabilire se per il motociclista ci fosse stata responsabilità.
Nell’urto tra la moto e l’Ape una scintilla di fuoco sprigionata dallo schianto innescò un incendio che imprigionò l’anziano nell’abitacolo, bruciandolo vivo.
Ma anche il centauro rimase ferito e ustionato: a salvarlo furono degli automobilisti di passaggio che lo gettarono in un fosso pieno d’acqua, dal momento che le fiamme avvolsero anche lui, tanto da essere ricoverato in ospedale per giorni e giorni. Ritenuto, poi, invalido di oltre il 40% ha ottenuto, dall’assicurazione, diverse centinaia di migliaia di euro come risarcimento.
Dopo aver sentito i vari testimoni, tra cui gli agenti della Municipale che eseguirono i rilievi, la difesa, affidata agli avvocati Antonio Olmi e Letizia Bertolucci del Foro di Firenze, ha dimostrato che con la manovra improvvisa, e a U, fatta dall’anziano alla guida dell’Ape, l’impatto era impossibile da evitare e che l’incidente era avvenuto solo ed esclusivamente per colpa dell’anziano.