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Cronaca
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Si spara a un piede ma la colpa è dell’arma di servizio difettosa: condannato il Viminale

21 maggio 2023 | 10:45
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Si spara a un piede ma la colpa è dell’arma di servizio difettosa: condannato il Viminale

Il tribunale di Lucca gli ha riconosciuto lo status di vittima del dovere con tutti i benefici economici previsti

Si spara a un piede e resta ferito ma per colpa di un’arma di servizio difettosa, il tribunale di Lucca gli riconosce lo status di vittima del dovere con tutti i benefici economici previsti.

L’ex militare ed ex ufficiale dei carabinieri in congedo assoluto, della provincia di Lucca, anni fa durante un servizio si era ferito ad un piede, il colpo gli aveva trapassato l’arto ma gli aveva lasciati postumi a vita. Da quel giorno, anche dopo la guarigione della ferita, aveva cambiato postura e modo di camminare e questo gli aveva provocato anche un sindrome dolorosa alla schiena con la quale convive tuttora. La colpa durante le indagini sull’episodio venne fuori era imputabile all’arma in dotazione che già in passato aveva dato segnali di difetti e anomalie.

Nel 2017 aveva quindi richiesto all’amministrazione militare il riconoscimento dello status di vittima del dovere ma nel 2019 il ministero dell’interno (competente per materia) aveva respinto la sua richiesta. A quel punto per l’ex ufficiale dei carabinieri si è rivolto al tribunale cittadino chiamando in causa il Viminale e impugnando il diniego opposto alle sue richieste. Il 18 maggio scorso il giudice del tribunale di Lucca, Alfonsina Manfredini, ha pubblicato la sentenza con la quale ha accolto il ricorso dell’ex ufficiale concedendogli lo status di vittima del dovere e tutti i benefici di legge che consistono: in una speciale elargizione da 200mila euro, un assegno vitalizio da 500 euro a decorrere dal primo gennaio 2006, un assegno vitalizio speciale da 1000 euro a decorrere dal primo gennaio 2008, oltre interessi legali e rivalutazione monetaria dalla data di decorrenza di ciascun rateo sino al dì dell’effettivo saldo.

Il tribunale ha anche condannato il ministero a circa 4600 euro di spese di lite e di giudizio. Tali cifre come previsto dalla normativa e dalla giurisprudenza di merito sono esenti da Irpef e cumulabili con la presenza di eventuale pensione ordinaria. Si legge in sentenza: “In applicazione dei principi richiamati al caso di specie, si ritiene che dalla documentazione in atti risulti provato che l’infortunio di cui è rimasto vittima il ricorrente  sia avvenuto in condizioni operative particolari, al di fuori dello svolgimento ordinario dei compiti, condizioni tali da esporre l’uomo a un rischio maggiore rispetto alla normalità” di quel determinato compito. Pertanto, si ritiene accertato il diritto del ricorrente al riconoscimento dello status di vittima del dovere e al percepimento dei ratei dei benefici assistenziali connessi a partire dal primo gennaio 2008, data riportata nelle conclusioni del ricorrente”.

Queste le decisioni di primo grado che sono comunque provvisoriamente esecutive e se non sarà presentato appello diventeranno definitive. Si vedrà.