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Ambiente, da Arpat ancora dati choc: mercurio e Pfas oltre la soglia in tutti i pesci analizzati

18 maggio 2023 | 11:30
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Ambiente, da Arpat ancora dati choc: mercurio e Pfas oltre la soglia in tutti i pesci analizzati

Secondo le analisi le foci dei cinque principali corsi d’acqua hanno uno “scadente stato chimico”

Acque superficiali in Toscana, situazione ancora critica seppure in lieve miglioramento.

Ancora troppe sostanze tossiche vengono ritrovate da Arpat nei fiumi, nei laghi e in tutti i pesci di acqua dolce, anche se con varie concentrazioni. Proprio stamattina il Corriere della Sera ha pubblicato l’anteprima di uno studio effettuato da Greenpeace sull’acqua ad uso potabile della Lombardia e in  molti casi sono state riscontrate tracce di Pfas a varie concentrazione in diverse zone.

E sempre oggi (18 maggio) è stato pubblicato da Arpat l’ennesimo dossier che fa il punto sull’ambiente e anche in questo caso l’agenzia ha trovato Pfas, come sempre in ogni verifica che effettua in Toscana, e da anni ormai. Stavolta si tratta del Monitoraggio ambientale corpi idrici superficiali: fiumi, laghi, acque di transizione, ma l’agenzia regionale, avanguardia italiana in controlli, sottolinea che si tratta solo di una parte di tutta una serie di analisi, verifiche e controlli che sono iniziati lo scorso anno e termineranno l’anno prossimo (triennio 2022/24).

“Con il 2022 inizia il nuovo ciclo triennale di monitoraggio su acque superficiali interne. La programmazione delle attività e il set di parametri da ricercare sulle stazioni di monitoraggio seguono i criteri dettati dalla direttiva europea, dal decreto di recepimento, il e successivi decreti nazionali e delibere regionali di attuazione, e tengono conto delle linee guida del Sistema nazionale delle agenzie di protezione ambientale, Snpa”. Viene monitorata la matrice acqua, alla quale si aggiungono i sedimenti nelle acque di transizione e il biota, ovvero la ricerca di sostanze pericolose in organismi che occupano l’apice della catena alimentare in ecosistemi fluviali. Il monitoraggio sulle circa 250 stazioni dislocate in fiumi, torrenti, laghi e foci, viene dunque suddiviso in tre anni, all’interno dei quali si cerca di distribuire uniformemente sia i punti da controllare sul territorio sia il set di parametri da ricercare nel rispetto dei criteri, sufficientemente stringenti, dettati dalla linea guida Snpa per l’individuazione di pressioni e impatti sugli ecosistemi fluviali, lacustri e di transizione. Scrive dunque Arpat: “Il quadro definitivo della qualità ecologica e chimica della toscana si otterrà a fine 2024, quando verrà elaborato il set completo di dati che ammonterà a varie decine di migliaia di analisi, sia chimiche che biologiche”.

Alcuni dati generali del dossier

Il report di Arpat inizia con i dati relativi ai pesci analizzati nei vari fiumi della Toscana (biota). La frase del dossier non ha bisogno di commenti: “Tutti i campioni di biota fluviali risultano classificati non buono, a causa del superamento della concentrazione ammessa dalla normativa ambientale vigente, di mercurio e difenileteri (fenili bromurati utilizzati dalle industrie per rendere ignifughi tessuti e prodotti vari, detti anche ritardanti di fiamma). Si precisa che al momento non è stato normalizzato il dato restituito dal laboratorio, ovvero non è stato corretto secondo lo stato trofico per pesce”. I dati come detto sono imparziali e saranno completi solo nel 2024. Per i pesci dei laghi “si evidenzia una situazione abbastanza buona per quanto riguarda la qualità chimica, con scadimento a Massaciuccoli e Falchereto, mentre lo stato trofico risulta in qualità sufficiente pressoché su tutti i corpi idrici lacustri”.

Per quanto riguarda i fiumi invece lo studio di Arpat dimostra che: “La distribuzione risulta quasi equivalente (59 stazioni vs 46) con il 56% di punti in stato chimico buono contro il 44 % non buono. Le sostanze che determinano lo scadimento chimico sono: Pfos (della famiglia dei Pfas, o acido perfluottansolfonico, benzo [a] pirene, mercurio, nichel, piombo ma anche tributilstagno, cibutrina, fluorantene, con concentrazioni medie superiori ai valori limiti in una sola stazione di monitoraggio”. Ma sono evidenti tracce di sostanze che non dovrebbero trovarsi nei fiumi e che finiscono nelle acque fluviali e nei pesci d’acqua dolce, a varie concentrazioni, solo perché utilizzate dalle industrie, di tutta Italia.

Così le foci dei 4 principali corsi d’acqua monitorati e cioè Arno, Serchio, Ombrone, Cornia e San Rocco, per Arpat: “Lo Stato chimico è scadente su tutti i corpi idrici di transizione controllati, soprattutto sulla matrice acqua, e in alcuni casi anche per i controlli sui sedimenti. Per la presenza, come detto, di Pfos, nichel, mercurio e piombo. Insomma una situazione in live miglioramento rispetto al triennio precedente perché almeno nel dossier pubblicato oggi (18 maggio) o sono assenti le due classi estreme di giudizio, elevato e cattivo, ma è evidente che con certe costanze chimiche non è lecito “scherzare” perché ne va della salute degli esseri umani e viventi e della natura in generale, e se si pensa che l’inquinamento proviene chiaramente della industrie la domanda che da anni ci si pone resta invariata: perché anche a costi maggiori l’industria italiana non propone prodotti privi di sostanze chimiche pericolosissime come i pfas, il mercurio, il bromurati ecc.? La politica regionale fino a quando potrà continuare a tacere su questi temi? Si vedrà. L’argomento è destinato a far discutere sempre più.

Le conclusioni di Arpat

“Il 2022 ha aperto il nuovo ciclo di monitoraggio, solo in parte effettuato con criteri nuovi, intendendo con ciò quelli mutuati dall’aggiornamento dell’analisi di pressioni e impatti su ogni corpo idrico. Il resto dei criteri, a partire dalla posizione dei punti di monitoraggio, è rimasto invariato. I risultati del 2022 che potrebbero sembrare migliori a prima vista rispetto al triennio precedente, soprattutto quelli riguardanti lo stato ecologico, in cui sono assenti le due classi estreme, non devono trarre in inganno: da una parte, infatti, i dati sono parziali, relativi cioè a circa un terzo delle attività che l’Agenzia svolgerà entro il 2024 e, dall’altra parte, è opportuna una riflessione sulle condizioni ambientali generali dei corsi d’acqua della Toscana, non sempre esattamente restituite da bioindicatori e parametri chimici previsti dalla normativa di settore. Tali corsi sono infatti sempre più sottoposti a pressioni antropiche, a derivazioni di vario tipo, a regimazioni anche in funzione della difesa idraulica; molti soffrono anche di mancanza di acqua per diversi mesi l’anno, conseguenza inevitabile del cambiamento climatico”.

Nei prossimi giorni saranno pubblicati altri dossier da Arpat che prosegue a dimostrarsi tra le più efficienti agenzie regionali.