Studente livornese confessa l’omicidio brutale del clochard a Udine

Il giovane ha anche consegnato il coltello da sub con cui ha massacrato la vittima
Clamorosa svolta nell’indagine dell’omicidio di un clochard a Udine: arrestato dalla polizia un ex studente di Livorno, che si era trasferito in Friuli.

Il giovane, Bruno Macchi, un 28enne di origine brasiliana, ma cresciuto in Toscana, ha confessato di aver ucciso il senza tetto 58enne nel fine settimana scorso, consegnando agli inquirenti il coltello da sub usato per uccidere l’uomo, dopo che gli inquirenti sono risaliti a lui, tramite indagini in cui si sono rivelati determinanti i contributi forniti dalle immagini riprese dagli impianti di videosorveglianza.
L’assassino, è stato spiegato dal procuratore udinese dottor Massimo Lia, si è accanito sulla vittima, Luca Tisi, per ben 4 minuti, ma nonè stato in grado di fornire un movente convincente.
Un massacro feroce, brutale, al punto che la procura, probabilmente, all’accusa di omicidio aggiungerà le aggravanti dei futili motivi, della crudeltà e della minorata difesa.
“La persona sospettata dell’omicidio — ha precisato il procuratore — è stata molto collaborativa, e ha ammesso l’addebito, il movente che ha fornito è molto labile, per non dire quasi del tutto inesistente. Per questo motivo l’attività indagine prosegue in maniera incessante”
Il 28enne è vissuto a Livorno per 11 anni, e a raccontare una parte della sua vita nella città labronica è la Onlus Amici di Zizzi, fondata e presieduta da Riccardo Ripoli, che lo accolse quando aveva poco più di 10 anni. “Bruno, un figlio, uno dei più bravi di 58 che il Signore ci ha inviato – si legge nel post -. Stravagante, scavezzacollo, la fisicità prima dello studio. Restato con noi fino a 21 anni, andato via perché senza il suo amico/fratello Liyone non poteva stare, e lui aveva scelto la sua strada pochi mesi prima per raggiungere la madre a Udine e lì imbastire la sua vita di uomo, oggi bravissimo Pagherà il prezzo che dovrà pagare, ma non me la sento di abbandonarlo. Bruno, ci dicono, non è cresciuto, è rimasto anche a 28 anni l’eterno ragazzino che vive alla giornata, che ama divertirsi, che non sa fare un passo verso la maturità perché è più facile restare Bambino che crescere, guardarsi dentro, prendere delle responsabilità. Il suo passato è costellato di abbandoni e violenze, ma poi ha trovato noi. Undici anni di amore, di dialogo, di insegnamenti, con un percorso psicologico, amici a iosa, gente che gli ha voluto bene, che lo ha sempre accolto ed aiutato, ed è rimasto in contatto con tanti dei nostri volontari sparsi in tutta Italia. Tutto si può dire, ma seppur serve a capire, non può servire a scusare un gesto tanto efferato. Decine di coltellate. Ad un senzatetto inerme. Senza un motivo, forse solo per fare una bravata. Pagherà il prezzo che dovrà pagare, ma non me la sento di abbandonarlo, anche se in tutti questi anni mai una telefonata o un messaggio, ma è mio figlio pur non essendolo, e come il buon Dio non mi ha mai abbandonato, anche io non posso e non voglio abbandonarlo. Non tanto per tirarlo fuori di prigione, cosa ovviamente impossibile, ma per fargli capire l’errore del suo gesto e che l’amore va oltre i chilometri che ci separano ed è l’unica arma vincente. Pregate per lui”.