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Paralizzato dopo uno scontro di gioco: maxirisarcimento da 1,7 milioni di euro

18 aprile 2023 | 17:30
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Paralizzato dopo uno scontro di gioco: maxirisarcimento da 1,7 milioni di euro

Mancavano i materassini di protezione dietro al canestro. Ritenuti responsabili dal giudice di primo grado Fip, società ospitante e Comune

Durante una gara regionale di basket (serie C) quando all’epoca aveva solo 24 anni, a seguito di uno scontro fortuito con un avversario era finito in coma e al suo risveglio (dopo oltre un mese) era rimasto paralizzato per sempre.

Questo accadeva nel novembre del 2014 quando il ragazzo, figlio di madre lucchese e padre piemontese, stava giocando una partita ufficiale di campionato in un Comune del Piemonte. Nel corso di un’azione di gioco finiva al di fuori del perimetro del campo e andava a sbattere in modo violentissimo col capo sul muro situato su uno dei lati corti dello stesso, proprio dietro al canestro. A seguito di ciò riportava una grave lesione al cranio con emorragia cerebrale che gli comportava perdita di coscienza e l’immediato ricovero all’ospedale di Alessandria dove veniva sottoposto a intervento chirurgico.

Ne seguiva un lunghissimo e doloroso iter terapeutico, con necessità di sottoporsi a vari interventi chirurgici, complicanze di vario tipo, lunghi ricoveri e infine riabilitazione neurologica. All’esito dell’iter medico purtroppo al giovane veniva diagnosticata una grave forma di tetraparesi spastica che lo avrebbe costretto sulla sedia a rotelle per tuta la vita. L’assicurazione in sede stragiudiziale lo aveva inizialmente risarcito con circa 265mila euro ma ora il tribunale di Alessandria ha stabilito al termine del procedimento giudiziario i complessivi risarcimenti che dovranno essere pagati dall’assicurazione della federazione (Fip) e dalla società, in solido, sia a lui sia ai suoi genitori.

Si legge nella sentenza, ora esecutiva, a firma del giudice Antonella Dragotto del tribunale piemontese: “Al giovane dovranno essere corrisposti 522137 euro a titolo di danno non patrimoniale, 294212 euro per spese mediche e 211703 a titolo di danno patrimoniale, per un totale di oltre 1 milione di euro; alla madre andranno 26.200 euro, a titolo di danno non patrimoniale da lesione del rapporto parentale e 10822 euro, a titolo di danno non patrimoniale personale, più 104507, a titolo di danno patrimoniale per perdita redditi da lavoro e 27892 per spese vive, per un totale di 410mila euro; al padre andranno 269200 euro a titolo di danno non patrimoniale da lesione del rapporto parentale; somme da versare più interessi e rivalutazione a partire da novembre del 2014”.

Il totale risarcito ammonta a circa 1,7 milioni di euro.

La mancanza dei materassini di protezione che successivamente al tragico incidente del 2014 sono stati poi installati, violava, a detta dei giudici piemontesi, certamente il regolamento della federazione relativo all’impiantistica sportiva. Si legge infatti molto chiaramente in sentenza: “Insomma una situazione di totale disattenzione e disinteresse da parte degli arbitri di Fip per un problema di sicurezza grave, che di lì a poco si sarebbe rivelato fatale per il ragazzo, facilmente percepibile per personale tecnico munito della formazione e attenzione allo stesso richiedibile. In conclusione ritiene il tribunale che sia la società sia la federazione abbiano concorso, in eguale misura, a cagionare il sinistro de quo, con le condotte colpevoli sopra evidenziate”.

E a giudizio del tribunale anche il Comune, proprietario del palazzetto in cui si trovava il campo da gioco irregolare su cui è accaduto il sinistro, deve essere ritenuto responsabile dello stesso, “in quanto anch’egli, era custode e responsabile dell’impianto sportivo in oggetto”. Per il giudice, infine, l’assicurazione della federazione e quella della società dovranno mantenere indenne il Comune dalla quote da pagare; in sostanza dovranno tirar fuori loro i soldi stabiliti in sentenza come risarcimento. Queste le decisioni del tribunale al termine del primo grado di giudizio e immediatamente esecutive.

Niente e nessuno potrà ridare al giovane quello che gli è stato tolto, ovviamente, e la giustizia può solo contribuire con queste decisioni a rendere un po’ meno difficile la vita, almeno da un punto di vista economico, a lui e ai suoi familiari. La sicurezza degli impianti sportivi non è mai “abbastanza” proprio perché può sempre succedere, purtroppo, qualcosa di imprevisto e terribile, come in questo caso.