Falsi certificati a marittimi, cinque sanitari nei guai

Accuse di truffa e corruzione per tre infermieri e due medici
Corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, truffa, aggravata ai danni di enti pubblici, falsità in atti e false attestazioni o certificazioni: sono queste le accuse contestate dalla Procura di Livorno, dopo l’indagine della Squadra Mobile della Questura labronica, diretta dal dottor Giuseppe Lodeserto, a tre medici e due infermieri della Sanità marittima della città portuale, organo sanitario dell’Ufficio di assistenza sanitaria al personale navigante, marittimo e di frontiera (Usmaf). Nei loro confronti la polizia ha eseguito cinque misure cautelari al termine di un’articolata attività investigativa.
In particolare un infermiere è finito agli arresti domiciliari e interdetto dal lavoro per 12 mesi: secondo la tesi accusatoria, avrebbe ricevuto da marittimi, somme di denaro tra i 50 ed i 100 euro, o altre utilità, per compiere atti contrari ai doveri d’ufficio, redigendo false certificazioni mediche, che non poteva rilasciare in quanto infermiere, utilizzando le credenziali di medici del Sasn e falsificandone la firma. Solo da novembre 2022 a gennaio 2023 sono contestati 27 episodi.
Per i suoi due suoi colleghi è stato invece disposto l’obbligo di firma, così come per i due medici a cui si aggiunge anche la sospensione per sei mesi dall’attività professionale. Anche un medico è gravemente indiziato di alcuni episodi di corruzione: per l’accusa avrebbe ricevuto somme di denaro e altri doni per rilasciare certificazioni mediche per malattie non accertate; da dicembre 2022 a gennaio 2023 sono contestati cinque episodi da parte di tre marittimi.
Il reato di truffa, secondo la Polizia che ha svolto le indagini, è ipotizzato anche con riferimento a vari episodi di assenteismo, riguardanti alcuni medici e alcuni infermieri che avrebbero inserito manualmente nel portale di rilevamento della presenza un orario di entrata e di uscita diverso da quello effettivo o, ancora, consegnato il proprio badge a colleghi per far risultare falsamente in servizio persone che invece erano assenti. Nell’indagine, partita l’estate scorsa, risulterebbero coinvolti altri operatori sanitari e numerosi marittimi.